La Cagna, il Brutto e la Zozza

LA Cagna, Il BRUTTO E LA ZOZZA

di Salvatore Conte (2024)

«Guarda avanti o finiremo in un pozzo».

La tentazione, d'altra parte, è forte. I pezzi dietro sono unici, benché i vari tubicini ricoprano le zinne di Anna come amanti gelosi.

Per quanto potente e decisa a non mollare, un tumore aggressivo al colon l'ha ridotta in fin di vita.

E adesso, arrivato al pancreas, le ha dato il colpo di grazia.

Logoranti, ripetute emorragie interne la stanno uccidendo, ma lei si danna l'anima per tirare avanti a tutti i costi.

Riesce ancora a gestirsi con la forza della disperazione, sebbene il suo tempo sia ormai agli sgoccioli.

E non ha rinunciato all'ultimo viaggio: niente agonia in uno squallido ospedale.

Ha lavorato fino all'ultimo presso le più prestigiose residenze.

Era dedita alle pulizie, ma era soprattutto una zozza, la cameriera sempre sbottonata e a disposizione del cliente, specie se imballato di soldi.

Passava più tempo a farsi scopare, che non a fare il contrario.

Caricata sul pianale di una vecchia Volvo station wagon, attaccata a una palizzata di flebo, sogna di vedere il tempio segreto prima di crepare e di finirci seppellita dentro.

Sarebbe un bel salto in avanti per una donna delle pulizie.

È assistita con tanta pazienza dal resto del terzetto, dai soci che provano a tenerla in vita per qualche giorno, con un cocktail di schifezze al braccio.

Anna Frazer è la Zozza.

A bordo c’è anche la Cagna, la potente Kelly Madison, quarantottenne esplosiva e prorompente, pezzo forte dei migliori night-club, ma anche esperta miliziana, praticante della guerriglia sportiva e non.

    

Si masturba spesso, specie davanti ad Anna, che non si rassegna a perdere.

Anche adesso si trova accanto alla sua amica, sul pianale della Volvo, e le tampona la fronte e il collo, con un fazzolettino; e naturalmente le zinne, con le mani.

Ogni momento può essere quello buono, ormai.

Da quando il cancro è arrivato al pancreas, la fine si è fatta imminente.

Alla guida c’è il Brutto, un certo Tuco, uno sporco messicano.

Le due hanno molto in comune tra loro, i tre praticamente nulla.

L'idea è nata da un dialogo rubato dalla Frazer, mentre spolverava mobili a casa di uno studioso eccentrico, appassionato di camicioni sbottonati portati con classe.

Una tribù primitiva nascosta nello Yucatan che custodisce un antico tempio segreto, con tanto oro dentro.

La palla è passata a Tuco, che da contrabbandiere ha cercato riscontri.

Qualcosa è venuto fuori.

Il pretesto di cercare una sepoltura speciale per un'amica malata di cancro, giunta in fin di vita, appassionata di antichi miti, si è rivelato troppo ghiotto per non essere sfruttato.

Un violento spasmo della Zozza, un affanno disperato.

La Cagna è pronta a darle ossigeno, se serve; sulla Volvo c'è tutto.

Il Brutto si agita, è un'opportunista, ma anche un romantico a modo suo. E dalla sorte di Anna, un po' tinta ultimamente, dipende la buona riuscita della caccia al tesoro.

«Ehi... Bionda... ma che muori? Non morire... io sono amico tuo, no? E non morire, adesso...! Non morire... è vero che non muori, eh bionda? Vuoi qualcosa? Kelly ti dà qualcosa, non morire...

Dai, bionda! Vedrai che diventiamo ricchi! Ricchi...! Non è vero, bionda?», il Brutto prova a trasmettere un po' di entusiasmo alla Zozza, anche se il suo ghigno sghembo certo non gli dona e non migliora le cose.

Ma per fortuna di Anna, lei non può vederlo: è distesa sul pianale con le gambe verso il retro dell'auto; d'altronde in passato è stata anche un'ambulanza e un carro da morto.

  

«Si può sapere che ti prende? Sembra la prima volta che vedi Anna in queste condizioni», obietta la Cagna.

«Io sono un impulsivo, un generoso... sono affezionato alla ragazza... che ci posso fare?».

«Lo sono più di te, lo sai bene. Adesso cerchiamo di non suggestionarla e farla stare tranquilla. Ha ancora birra, io so com'è fatta».

«Meno male! Meno male, bionda!».

«Idiota... è finita... forse... non supero... la notte...».

Può sentirlo, però.

«Non dire così, cara», la Madison le tampona la fronte e il collo (e il resto), l'accudisce come una suora, lei che è sana come un pesce e se ne frega dei tumori; però deve stare attenta alle pallottole, perché le farebbero scoppiare i boccioni.

Oggi, comunque, va peggio del solito; forse è davvero finita.

Sono le ultime ore della Zozza.

«Ora facciamo un po’ d’ossigeno, Anna...».

«Ehi, bionda! Domani ci prendiamo il caffè insieme... non è vero?», ancora Tuco!

«Smettila e pensa a guidare».

La Cagna si allunga e gli sposta lo specchietto.

Il Brutto soffoca un grugnito.

Quando la vedono, gli indios non possono minimamente sospettare un inganno: è una vera agonia allo stato estremo.

Potrebbe spirare nelle prossime ore, avverte la Madison.

Ma quelli l’hanno già capito.

Gli indigeni si affezionano subito alla povera Anna, scatta una gara tra stregoni per associarla a una dea del loro pantheon. I dischi del cielo - affermano unanimi - si sono offerti al suo sudario, forse con riferimento ai tanti bottoncini del suo camicione.

Le porte del villaggio si spalancano, comprese quelle del tempio segreto!

Il piano ha funzionato.

Tenuto nascosto a tutti, ma non certo alla superba incarnazione di una dea.

L’interno, poi, come si credeva, è pieno d’oro!

Per questi selvaggi ha un valore meramente decorativo.

«Va assistita costantemente, altrimenti domattina ce la ritroviamo cadavere», Kelly si raccomanda a Tuco. «Farle superare un’altra notte non sarà facile, ma ormai vale tanto oro quanto pesa...

Non deve addormentarsi troppo profondamente, al minimo segnale di cedimento le va dato ossigeno fresco, e se proprio non ce la fa, bisogna aumentarle il flusso della flebo; in punto di morte, gonfiarla di adrenalina, per pomparla fino all’ultimo».

La Madison ha paura: con il pancreas non si scherza; adesso il tumore è fulminante e Anna può rimanere uccisa già nelle prossime ore.

C’è attesa, ansia e paura da parte di tutti.

Il colpo lo devono fare prima che ci lasci la pelle, quando saranno tutti impegnati a vegliarla.

«Ci riposiamo un po’, Anna. Sia io che Tuco. Ma questi indios sono amichevoli, ti vogliono bene, sanno tutto su come aiutarti, e vi sono stregoni esperti tra loro, sono più svegli dei nostri medici.

Noi ci rivediamo fra un po’, va bene?», e la bacia sulla guancia.

Il colpo lo fanno di giorno, per fuggire attraverso la giungla.

«Mi dispiace lasciarla a questi selvaggi, Anna faceva ancora fumo…».

«Ma noi siamo ricchi… ricchi… non è vero, biondona?», e rimane fisso col ghigno obliquo, la sua specialità.

«Anna ha le ore contate, ma in quel momento farà il diavolo a 4.

Peccato non esserci...», la Cagna si mozzica il labbro, con occhi malati.

«Su... su... vedrai che domani la vecchia Anna si succhia un altro caffé... zozza...».

E continuano la marcia, zaini in spalla, aiutandosi con il machete.

Sembra andare tutto liscio.

Ma seguirli è facilissimo per gli indios.

ZIF

Tuco lancia un’imprecazione. Una freccia gli ha trapassato la gamba.

RAT-RAT-RAT

La reazione della Cagna è immediata.

Con una raffica panoramica della sua uzi dà una bella sfrondata al bosco.

«Forza… dobbiamo muoverci…», la Madison avanza decisa, a mitraglietta spianata, con l’ansia che le gonfia il gigantesco petto.

«Aspetta... fa un male cane...!».

Con Tuco claudicante è costretta ad andare piano.

«Muoviti, idiota... pensa se ti arrivava nella panciona...».

All’improvviso si apre una radura: un piccolo neo nella giungla compatta.

Il silenzio è assordante, ma la Cagna non se ne accorge in tempo.

SZOCK

RAT-RAT-RAT

«Male…detti…!».

RAT-RAT-RAT

Una devastante punta di ossidiana si è piantata nelle sue budella!

Il colpo è tremendo!

Ma la Cagna reagisce subito, sparando all’impazzata.

La lancia è spuntata fuori dal nulla, gli indios sono invisibili.

La Madison, seguita dal compagno, raggiunge un riparo al centro della radura, costituito da un paio di fusti d'albero.

«Te la tolgo…», dice il Brutto, che non si sente più tanto malconcio.

«No… rimarrei uccisa…», risponde ansante la Madison.

RAT-RAT-RAT

Ingobbita in avanti, sputa ancora fuoco e veleno.

«Si va avanti… per forza...».

E infatti - dopo aver raccolto le idee - riprende la marcia, decisa a salvarsi a ogni costo e a fuggire col bottino, nonostante una lancia conficcata nel ventre.

Ricarica e va avanti.

«Coprimi... le spalle...».

«Certo... nessuno ci fermerà... sei forte, biondona!», le urla dietro Tuco, per farsi coraggio.

Se la Madison cede, è fottuto anche lui, lo sa bene.

La Cagna avanza, grottescamente piegata in due, con una mano stretta intorno alla lancia indigena e l'altra al grilletto della uzi.

RAT-RAT-RAT

In certi momenti - tirandosi leggermente su per non spararsi in faccia - fa cantare la mitraglietta per tenere lontana l’invisibile minaccia.

Ma non ce la fa più.

Si ferma.

S’appoggia di fianco a un tronco e si lascia scivolare a terra.

«Dannazione, Kelly! Ma che fai!?», Tuco impreca e si lascia scivolare giù anche lui. «Su, bevi… su… biondona… non morire, eh!», la rifocilla con cicchetti di tequila e bacetti puzzolenti sul collo.

Ma la Madison stavolta non riparte.

«Tuco... mi è entrata in pancia... non voglio morire...».

Kelly si rende conto di aver trovato la morte.

«Ma no... pensa alle tue bocce, bionda! Le tue bocce...!», lo sbilenco ghigno del Brutto torna a colpire.

«Smettila… sto crepando… prima di Anna…».

Dalla macchia escono simultaneamente allo scoperto almeno dieci guerrieri indios, ben distanziati tra loro.

Il ghigno si spegne.

«Tuco... ammazzali...».

«Sei matta? Meglio arrenderci...».

Inutile cercare di resistere, la fuga è finita.

I due razziatori vengono riportati al villaggio.

Lui, estratta la freccia, legato mani e piedi a un trespolo, come un animale.

Lei, estratta la lancia, stesa su una rudimentale lettiga, con un braccio a penzoloni nel vuoto.

«Ehi, ragazzi… la bionda come sta? La dea non può essere morta... non può essere morta!», Tuco è curioso e smargiasso come al solito, ma sa benissimo che gli indigeni non usano telefoni cellulari. La sua è solo una provocazione.

Uno degli indios prende a tambureggiare.

E riceve subito risposta.

«Sudario Sbottonato fare in 4. Potente Stregone fare in 8».

«Bionda, non morire, eh!

Anche a me fa male la gamba, sai... ma non dico niente, non mi lamento... Tuco non si lamenta... queste donne bionde...

L’oro ci serviva per pagare un debito… sapete cos’è un debito?

Diglielo anche tu, Kelly... non morire anche tu, eh!

Non ci bollirete dentro un pentolone, vero…?».

«Tu brutto, tu non bollire bene.

Tu buono per coccodrilli».

Il ghigno si spegne.

«Noi più avanzati di voi, stupido.

Voi mangiare voi stessi.

Voi uccidere e distruggere.

Voi morire quando Sudario Sbottonato chiudere sudario per sempre; sepolti vivi con dea, nel tempio, vicino oro».

«Ehi, ragazzi… ma è davvero bravo questo vostro stregone…?

Gli do una mano io, se volete...».

Il ghigno sghembo riaffiora alla luce. Il Brutto e la Cagna si faranno in 4 per la Zozza. E il terzetto stesso si farà in 4, per spartire oro e bottoni.

Tutto il resto è sepolto nella giungla dello Yucatan.