Dagon
DAGON di Valentino Sergi e Salvatore Conte (2024) Natale 2017
1
Dopo un confronto rapido e impari, il vascello viene
considerato una legittima preda e l’equipaggio catturato. La Grande Guerra è
molto cruenta in terra d'Europa, ma sul mare la Germania rispetta ancora i trattati internazionali;
così vieni condotto in una cella insieme ai soldati, ma a dispetto della vostra
condizione, ricevete un trattamento di estrema correttezza in qualità di
prigionieri di guerra. Vai all’8.
L’odore di caffè caldo ti desta dal sonno, apri gli occhi e sul vecchio comodino osservi il torbido liquido fumante attraverso la patina unta degli inconfondibili bicchieri delle sudicie taverne di Kingsport. Layla dorme ancora, accanto a te. Ai piedi del letto, un uomo distinto dalla chioma corvina e il vestito elegante ti saluta con un sorriso. Dopo qualche istante, sei definitivamente sveglio e riconosci in quella figura St. John, il tuo vecchio compagno di stanza all’Università. Lo abbracci con trasporto, dichiarandoti sorpreso, ma rasserenato da quel fortuito incontro. La sera prima eri troppo stanco per salutarlo come meritava. «Hai fatto un bel colpo, stavolta...», scherza il tuo amico, alludendo a Layla, che dorme ancora beata, o che forse gioca a fare la bella addormentata e intanto ascolta tutto. «È un bel pezzo...», confermi con malcelato orgoglio.
Durante la colazione, l’uomo rivela mortificato di aver
assistito al vostro ingresso in città la sera precedente, ma di non avervi potuto
raggiungere subito, perché impegnato in un’importante ricerca.
E in tali occasioni eravate entrati in
contatto con forze occulte. Inoltre sei geloso di Layla, non ti piace come la guarda. E non ti fidi abbastanza di lei, che appare fin troppo scaltra.
D'altra parte, tornare da quegli strani vecchi o rimanere in
questa stamberga non ti alletta affatto.
Quando sembra fatta, un sussurro alle tue spalle ti gela; un sussurro femminile... «Ehi... se pensi di andare via, voglio venire anch'io: non fare storie o mi metto a urlare...».
La riconosci subito: è Layla Boyle, l'ispettrice assicurativa di una grossa Compagnia che quantifica i danni di guerra subiti dalla Marina americana. Non sembri avere alternative, probabilmente sarebbe stato più facile smarcarsi da una guardia tedesca; d'altra parte, non è un imprevisto così sgradevole: benché matura, è ancora un bel pezzo di donna. Annuisci con un lieve cenno del capo, facendole capire che bisogna muoversi con la massima circospezione. Vai al 12.
St. John è convinto tu non sia stato
trascinato per caso dalle correnti lì a Kingsport; nelle ultime ventiquattr’ore
quel villaggio di pescatori semi-disabitato si è andato popolando di una
moltitudine di stranieri attirati dal richiamo dello stesso primitivo e tetro
retaggio. Il potere di quell’amuleto è descritto nel Necronomicon.
St. John ti porge una borsa, al cui interno trovi alcuni oggetti che ti saranno utili ad affrontare i prossimi pericoli. Vai al 77.
Sei finalmente libero e al largo, e in buona compagnia... ma ti rendi conto di non avere la minima idea di dove ti trovi. «È vero che sei molto malata?», le chiedi. «Guarda... ti faccio vedere com'ero prima...», la donna tira fuori una foto e te la mostra.
«Quella è mia nipote, io sono divorziata senza figli». Notando il tuo imbarazzo, la donna prosegue: «Ho un tumore negli intestini, molto aggressivo: per tenerlo a bada e continuare a lavorare, mi sono gonfiata di medicine, con i risultati che vedi». «Però sei viva, è questo ciò che conta, no?». «Mi hanno dato tre mesi di vita...». «Mi dispiace molto, ma io non mi arrenderei, se fossi in te». «Non ho molto da scegliere, provo a tirare avanti, ma non so per quanto». «Strano, però, che i crucchi non ti abbiano marcato stretto», replichi. «È un complimento?». «Sei una donna imponente, Layla». La donna si allenta un paio di bottoncini lungo la scollatura del camicione scuro. «Se è così, possiamo intenderci, Sal...». È massiccia come una bestia, ha un seno da vacca, ed è anche una bella troia. Ormai le hai messo gli occhi addosso e hai intenzione di tenertela; a tutti i costi... Dev'essere tua, non puoi perderla per nessuna ragione. Ha diversi anni più di te, ma sembra in grado di invecchiare bene. Non è finita, può essere ancora spremuta; la porterai da un buon dottore e le farai guadagnare tempo; se ha retto fino ad adesso con un tumore mortale in pancia, continuerà a reggere; l'importante, in questi casi, è evitare le complicazioni fulminanti. «Vuoi suggerirmi la rotta, Layla?».
«Certo, su queste zinne...».
L’uomo vi introduce in una stanza bassa, illuminata dalle candele, con travi massicce ben visibili e mobili neri e frugali del XVII secolo. Noti un immenso camino e un filatoio al quale si adopera una donna curva.
Non tutto quello che vedi ti piace e provi di
nuovo un senso di paura. Poi ti indica una sedia, un tavolo e un vecchio libro di pelle verdastra, e si allontana. Ti consulti sottovoce con Layla. «Mi dispiace, ma non sapevo che questi lontani parenti fossero così strani... Forse possiamo cercarci una locanda, che ne dici?».
«Ormai siamo qui. Tanto vale
adattarci», gli occhi della donna brillano di una luce maligna. «Forse è il
destino che mi ha condotto in questa città...», aggiunge sinistramente.
Il vecchio ti si avvicina
accompagnato da due di quelle spaventose figure. L’uomo dal volto di cera ti incita a montargli in groppa. È sottinteso che l'altro sia per la tua compagna. Scambi un'occhiata con Layla.
Sembra difficile dire di no, giunti a questo punto.
Se accetti, affidandoti ciecamente al potere
di Layla, vai al 25.
«Che si fa?», sussurri a Layla.
Se provi a lasciare il corteo, vai all’11.
Avvistate finalmente la costa di una vecchia città di pescatori distesa nel gelo dell’imbrunire e mentre remi verso il porticciolo riconosci con sollievo la terra dei tuoi avi: la nevosa Kingsport, costellata di vecchi comignoli, piccoli ponti e infiniti labirinti di stradine ripide e tortuose, sopra le quali si erge la Chiesa. Mucchi di case coloniali la circondano in tutte le direzioni, in più strati e livelli come le costruzioni disordinate di un bambino.
Se vuoi dirigerti al Vecchio Borgo della cittadina per rintracciare la Casa dei
tuoi avi, vai al 36.
Monti in sella alla creatura, ma quando questa accenna a muoversi, Layla - anche lei "a cavallo" - ha una reazione nervosa, si scuote, cerca improvvisamente di scendere, picchiando in testa alla creatura. Un brusco movimento della coda di quell'essere sposta la maschera di cera che avrebbe dovuto essere la testa dell’uomo, rivelando un volto informe, flaccido, sfregiato da profonde branchie verdastre e da occhi neri e senza vita che riflettono l’esplosione di luce emessa dal fuoco malato intorno a voi. La bestia alata ti disarciona e svanisce in una vampa buia, annebbiando il ricordo della sua stessa presenza. L’orrida figura di fronte a te emette un lamento disperato, prima di avventartisi contro con furia omicida. In quell'attimo, penetri il velo tra sogno e realtà, e intuisci che stavi entrando in quel mondo di orrori sotterranei ai quali fanno cenno le leggende e che è rischiarato unicamente dalla pallida fiamma della morte, dentro il quale ribollono l’aria infernale e le nebbie primordiali dei pozzi che si trovano nel cuore della Terra. In lontananza vette grigie e portentose si ergono spaventose e sinistre nel vuoto soprannaturale dell’oscurità e degli abissi eterni, più alte di quanto l’uomo possa misurare, dominando sconvolgenti vallate dove strisciano giganteschi vermi ripugnanti. La tua cavalcatura, d’improvviso, t'avrebbe gettato verso uno di questi colossi ciechi, che avrebbe spalancato le fauci, offrendoti l’onore del sacrificio riservato ai fedeli servitori di Dagon e di coloro che sussurrano nelle tenebre... Nello stesso destino sarebbe incappata anche Layla, che invece è accanto a te, pure lei a piedi. È stata il tuo talismano sin dall'inizio dell'avventura: soltanto adesso te ne rendi conto. L'attimo è finito: l'uomo senza maschera, se uomo può dirsi, ti è quasi addosso. Vai all'80.
Layla ti trascina verso una caverna appartata, dove noti un manipolo di incappucciati compiere alcune funzioni; sembrano adorare la colonna di fuoco gettando in acqua manciate di vegetazione vischiosa che riflette uno strano alone verdastro, mentre declamano formule a te incomprensibili.
Nel momento in cui li scruti, noti con la coda dell’occhio qualcosa di amorfo che sta acquattato a distanza di sicurezza dalla fonte di luce. La creatura è simile a un rospo umanoide e quando ti volti nella sua direzione inizia a soffiare nel flauto producendo rumori odiosi, come un frullar d’ali in quelle tenebre maleodoranti. Sei stordito e per un attimo ti senti mancare. Devi far ricorso a tutta la tua forza di volontà per riprenderti. Adesso puoi tornare indietro al 72, ma la curiosità di Layla sta diventando sempre più pericolosa.
Inorgoglito dalla compagnia della procace ispettrice, t’inoltri con il donnone al fianco nella neve appena caduta e imbocchi la strada che si dirige verso il Vecchio Borgo, che non hai mai visto, ma spesso sognato.
Percorri la strada che gira intorno alla collina e da qui scende verso il mare,
cercando di cogliere gli allegri rumori di un villaggio, ma non senti
nulla.
Ti avvicini al vecchio uscio consunto di quella casa che conoscevi solo dai racconti dei tuoi genitori.
Noti che l’interno è illuminato e le finestre
dai vetri a losanga dimostrano che l’edificio è conservato nel rispetto della
sua antichità. La parte superiore sporge sulla strada coperta d’erba e quasi
tocca l’abbaino dell’edificio di fronte; ti trovi in una specie di galleria
formata dalle due abitazioni. Ti fa capire a gesti di essere sordo, poi con uno stilo e una tavoletta di cera scrive un’antica formula di benvenuto. Vai al 17.
È una discesa silenziosa e paurosa.
Quello che più ti turba è il silenzio e la
mancanza di eco tra cui procede la
miriade di pellegrini. Dopo altri interminabili gradini, ti accorgi che nella
roccia si aprono corridoi laterali simili a tane: ignoti recessi di tenebra
si dipartono dal pozzo in cui ti trovi, avvolti nel buio e nel mistero.
Andate alla deriva. D'altra parte, non sai come orientarti, né ci sono isole o coste in vista.
Il tempo comunque si mantiene buono e per
molte ore continuate a galleggiare, aspettando di essere raccolti da qualche
nave di passaggio o di raggiungere la costa di qualche terra abitata.
Ti affretti lungo la neve fresca che copre l’unica arteria veramente pavimentata della città, e di qui verso il centro del villaggio imbiancato. Sei impaziente di bussare alla porta di questi lontani e sconosciuti parenti. Non c’è marciapiede e le porte delle case sono piuttosto alte, alcune di esse si raggiungono da una doppia rampa di scale con la ringhiera di ferro. Una soluzione piuttosto insolita, non avevi mai visto niente di simile. Mentre rifletti su quelle strane strutture, ti accorgi di non aver visto alcuna impronta nella neve o persona per le strade e non c’è finestra senza le tende chiuse. Ti stringi addosso Layla, approfittando del suo smarrimento: vieni a contatto con una massa di carne calda, rimanendone inebriato; sarà anche una malata terminale, avanti con gli anni, ma nello squallore in cui sei immerso è davvero un gran lusso, e infatti te la tieni letteralmente stretta. A un tratto, rischiarato dalla pallida luce lunare nell’oscurità di un vicolo, riconosci l’ingresso che faceva da sfondo alle foto d’infanzia di tua madre.
Se decidi di bussare alla porta della Casa dei
tuoi avi, vai al 38.
Layla
attende gli eventi al livello del terreno, torreggiando massiccia su entrambi. All’interno della Tomba giace la creatura che state cercando di derubare. Ma non è un mucchio di ossa placide e bianche come vorrebbero le leggi del tempo...
Vi appare macchiata di sangue, coperta di brandelli di carne e di
capelli che non le appartengono, e vi fissa compiaciuta dalle orbite vuote e
fosforescenti, con i lunghi denti insanguinati che ridono della vostra
inevitabile rovina. Benché sconvolto, riesci a darti precipitosamente alla fuga, portando via anche Layla. Sei stato fortunato. Non così St. John. Vai al 75.
Il tuo parente dal volto di cera sale verso un punto che si trova alle spalle della fiamma e si rivolge all’assemblea con una serie di rigidi gesti rituali.
A tratti la folla compie atto d’umiltà prostrandosi, specialmente quando il vecchio alza sulla testa l’aborrito Necronomicon che ha portato con sé. Anche tu sei costretto a prostrarti con gli altri, soggiogato da forze invisibili.
E lo stesso fa Layla.
Nell’attraversare la soglia della Chiesa, stracolma e avvolta nell’oscurità, ti chiedi se almeno questa esperienza ti sarà utile per trovare una cura per Layla.
Forse in uno di questi arcani libri, potresti
trovare l'indicazione di un rimedio, di una pozione per fermare il tumore della
donna.
La chiesa è poco illuminata, perché la maggior parte dei pellegrini con le lanterne si sono incamminati lungo la navata, fino a raggiungere le botole che immettono alle cripte spalancate sotto il pulpito. Procedi passivamente nei sotterranei umidi e soffocanti, stringendoti a Layla, che - a differenza tua - sembra ingolosita dalla strana atmosfera delle catacombe; l'aver convissuto con le morte, negli ultimi mesi, deve averla suggestionata.
Noti che nel pavimento del sotterraneo si apre un’ulteriore
botola, da dove la processione si sta inabissando. In un attimo vi trovate tutti
a scendere una stretta scala a chiocciola rozzamente lavorata che odora di
umidità e di qualcosa di strano, e che si cala interminabile nelle viscere della
terra, fra monotone pareti di pietra.
In pochi minuti individuate sul marmo inciso di una lapide l’effigie di cui parla il demonologo arabo Abdul Alhazred nel Necronomicon: effigie, secondo quanto è scritto, che l’artista avrebbe copiato da oscure manifestazioni soprannaturali delle anime di coloro che violarono e divorarono i morti. Iniziate a scavare, ma al cozzare dei badili sulle assi marce del feretro, un Avvoltoio si precipita dal cielo gelido per beccare in volto il tuo amico. St. John, nel tentativo di proteggersi, scivola nella fossa. L’orrido pennuto si scaglia adesso su di te. BANG Per fortuna, nella borsa che ti ha consegnato il tuo amico c'era anche un revolver.
È con questo che ti salvi! Vai al 45.
Dalla tenebra che si stende oltre l’alone mefitico della fiamma verde, dal Tartaro che il fiume solca non visto, avanza al ritmo del flauto un’orda di ibridi alati, docili e addestrati, che l’occhio di un uomo sano non può del tutto recepire né la mente del tutto concepire. Non sono corvi giganti o titanici pipistrelli vampiro, ma sembrano giganteschi esseri umani dalle ali membranose e dal corpo sottile e decomposto. Guardarli a lungo potrebbe farti impazzire... Cerchi la mano di Layla e lei la tua. Insieme potete farcela, forse, a non cedere all'orrore... Vai al 20.
Tenendoti stretto a Layla, segui la folla silenziosa; non riesci a distinguere una sola faccia, non senti una parola. L’orrida colonna scivola su per il colle e ti rendi conto che i pellegrini di tutte le vie convergono verso un nodo di vicoli inestricabili in cima a un’altura al centro della città.
Lì sta appollaiata la Chiesa, la stessa che
avevi visto al tuo arrivo in città.
Non sai contraddirla, perciò rimani con lei in questa strana casa. Non hai mai visto il volume, ma quando ne leggi il titolo - Necronomicon - ricordi di averne sentito cose mostruose.
Mentre lo sfogli ti accompagna il cigolio delle insegne al vento e il debole fruscio del filatoio che la vecchietta ricurva continua, instancabile, ad azionare. T’inquieta l'aver scoperto di essere atteso per partecipare all’antica tradizione dei tuoi progenitori, ma presto vieni assorbito da qualcosa che trovi in quel grimorio demoniaco, un concetto o una leggenda troppo orribile per essere sopportata dalla mente senza perdere la ragione: È antica la tradizione secondo cui l’anima dei corrotti dal demonio viene trattenuta da potenti Talismani per non distaccarsi dalla creta del corpo, così ingrassa e istruisce i vermi stessi che glielo divorano; finché dalla corruzione nasce orrida vita e le bestie abominevoli che si nutrono di carogne si moltiplicano per vessare la terra e per diffondervi piaghe mostruose.
Prima di precipitare nell’abisso del libro
maledetto, vieni distratto da un rumore provvidenziale che giunge da una delle finestre, come se qualcuno l’avesse colpita con un sassolino dall’esterno.
Durante il cammino per il pendio innevato, St.
John si rivela essere l’amico eccentrico e affabile che ricordavi. Non esiti a
chiedergli maggiori delucidazioni sulla sua presenza nel villaggio di pescatori
dei tuoi avi e l’uomo ti confessa di essere alla ricerca di un potente artefatto
in grado di arrestare l’oscuro rituale di Yule, la ricorrenza che gli uomini
chiamano Natale, pur sapendo in cuor loro che è più antica di Betlemme e
Babilonia.
Layla ascolta in silenzio; sembra abbastanza
indifferente a questi discorsi, ma tu giureresti che stia pensando a come
ricavarne qualcosa; in primis, un modo per salvarsi.
L'ispettrice delle assicurazioni ha un'anima nera e tu ti senti
sempre più attratto da lei.
Rabbrividisci al pensiero che i tuoi genitori fossero consapevoli di questo rito immemore e di non averne mai inteso parola nelle vostre discussioni. Man mano che i gradini e il corridoio si fanno più larghi, ti accorgi del debole e beffardo lamento di un piccolo flauto e contemporaneamente si spalanca ai tuoi occhi la sconfinata visione del mondo sotterraneo: una vasta spiaggia biancastra illuminata da un’imponente colonna di fuoco malato, verdognolo, entrambe lambite da un gran fiume oleoso che proviene da chissà quali abissi, per sfociare nei recessi più bui dell’antichissimo oceano.
Scambi un'occhiata con Layla: è sorpresa
quanto te, ma per nulla intimorita, anzi il riverbero verdastro che la colpisce
la rende ancora più imponente e sicura di sé.
Stai per assistere al rito di Yule, più antico dell’uomo e destinato a
sopravvivergli, l’antichissimo rito del solstizio d'inverno e della promessa di una nuova
primavera dopo la neve; il rito del fuoco e del rinverdimento, della luce e
della musica.
La vista di St. John assalito e fatto a pezzi ti ha sconvolto e ti precipiti fuori dal Cimitero, tirando con te Layla, senza quasi renderti conto di puntare verso la strana processione che si profila lungo la via principale di Kingsport. Forse senza la corpulenta donna al tuo fianco, e la sua rassicurante presenza, saresti già impazzito del tutto. «Ma che diavolo è successo?», ti chiede, appena rallenti un po'.
«Appunto!»,
ritrovi una sparuta vena di ironia, ma non hai alcuna intenzione di capirlo
davvero.
È ormai notte quando entrate nell’orribile Cimitero. Una pallida luna d’inverno proietta ombre distorte, gli alberi nudi si inchinano sull’erba gelata e le lapidi crepate, la Chiesa coperta d’edera punta al cielo un dito poco amichevole e il vento della notte soffia da paludi ghiacciate e mari freddi. In lontananza udite un misterioso abbaiare, sulla cui esistenza oggettiva non potete giurare.
Scambi un'occhiata d'intesa con Layla: lei
c'è. E tu?
Un corpo come il suo potrebbe nutrire generazioni di vermi, e non è detto che ciò non avvenga presto. Quando suonano le undici, il vecchio si dirige con passo misurato verso un gran baule per prendere due mantelli con il cappuccio: uno lo indossa e l’altro lo avvolge intorno alla figura della vecchietta, che ha interrotto il suo monotono filare. Entrambi poi si dirigono verso la porta, la vecchia con un passo strisciante da zoppa, il suo compagno con il cappuccio abbassato sulla faccia immobile, o maschera che sia, e sottobraccio il libro che avevi iniziato a leggere. Li segui, insieme a Layla, sentendoti strano, quasi incapace di controllare i tuoi movimenti.
Mentre camminate dietro di loro, si accosta
una carrozza e un uomo dal volto familiare ti fa cenno di salire a bordo.
BANG Dopo aver ucciso l’immondo assalitore, prendi per mano Layla e corri via da quel luogo da incubo, ripercorrendo a ritroso il folle labirinto di scale e gallerie.
Più volte temi di esserti smarrito, mentre
inquietanti sussurri accompagnano la vostra fuga, forse sono solo frutto
dell’immaginazione, provata allo stremo dai terribili eventi, o forse si tratta
di maledizioni lanciate dai tuoi avi, infuriati per l’interruzione del rituale
secolare. Hai intenzione di lasciare questa piccola città piagata dal male il prima possibile, anche se ancora non sai bene come. Mentre sei perso in queste elucubrazioni, Layla si avvicina a te, l'impermeabile nero completamente allentato e niente sotto... «Noi non andiamo da nessuna parte...», intuendo i tuoi piani. «Ho bisogno di cure e del tuo aiuto. Sarò io la Regina di Kingsport, sarò io la Prostituta di Dagon... Abiteremo nella Villa del tuo amico, a lui non serve più... Ed è lì che porteremo il Libro... lo studieremo insieme... ne avremo uno per ciascuno». Layla è riuscita a portarsi dietro il Necronomicon dell'essere immondo! E tu non te n'eri nemmeno accorto... «Tu verrai consumata da quel maledetto libro... diventerai un mostro con le branchie come...». «Tu sarai il Guardiano della Prostituta, Sal», ha un tono deciso, più del solito, come se le parole le fossero suggerite da qualche oscura potenza. Sei tentato di prendere la pistola e farla finita: uccidere lei e uccidere te. Ma ormai sei completamente succube di questa vecchia stronza, ambiziosa e impazzita. E ti prostri ai suoi piedi in segno di ubbidienza. F I N E
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