



Zagor: Zinne maledette
Tex: Terrore nella Palude
La Santona
La Maledizione del Faraone
Tex: La maschera di ferro


ZAGOR: ZINNE MALEDETTE
di Salvatore Conte (2024)






Digging Bill si sforza di rassicurare Cico sulle buone
possibilità dell'impresa.
Tuttavia i precedenti sono sfavorevoli allo sfortunato cacciatore di tesori,
reduce da una lunga serie di fallimenti.


Stavolta, però, sembra proprio che Digging Bill ci abbia visto giusto...

Tanto giusto da attirare la sgradevole attenzione di un
esperto quartetto di razziatori, che ben presto si riduce di numero.


«E tu, Layla, da che parte stai?».
«Dalla parte dell'oro, naturalmente...», e si affianca ai due,
Nick e Bart, in maniera più che eloquente.


«Però... prima di farlo fuori... aspettiamo di ritrovare la
nave, Bart...».
«Questa mignotta ha più cervello di voi due messi insieme...»,
il professor Flecker sposa decisamente la teoria della possente corsara.

L'obiezione avanzata dalla donna permette a Zagor di intervenire in tempo.
In
breve tempo, ma non senza difficoltà, i due ammutinati - Nick e Bart - sono
sopraffatti dallo Spirito con la Scure e perdono la vita nel duro scontro.
La
donna è poi abile nel giustificarsi, favorita dalle zinne molli e bene in vista,
non meno maledette di quel tesoro maledetto.
«Avanti, professore... erano due criminali... non potevo far altro che fingermi
dalla loro parte; ma grazie a me, lei ha salvato la pelle, non può negarlo...».
«E
va bene... ma d'ora in poi penseremo solo al tesoro!».


Arrivata la mezzanotte, l'incredibile fenomeno - pronosticato da complessi
calcoli astronomici - ha veramente luogo!



Zagor non riesce a contenere il delirio entusiasta di Flecker,
e quello molto più prosaico della corsara al suo servizio.

Il
Signore di Darkwood ritrova i due nella stiva della nave, accanto all'agognato
oro!
Layla è infradiciata fino alle zinne; e anche un uomo tosto e centrato come
Zagor non può fare a meno di notarlo.
Dapprima cerca di convincerlo con le buone, poi lo Spirito con la Scure si
incazza di brutto... preoccupato soprattutto per la donna.
I
cattivi presentimenti di Zagor non tardano a rivelarsi più che giustificati.



Layla cerca di difendersi, estraendo prontamente la sua
sciabola, ma è soverchiata dagli implacabili avversari, insensibili al fascino
delle sue zinne sbottonate.
Anche lei è trafitta!
Tuttavia Zagor se la carica sulle spalle e cerca di portarsela dietro.
Non può salvare entrambi e la scelta viene da sé!

Aiutato dal fuoco che si espande rapidamente e che terrorizza
i redivivi marinai della nave maledetta, Zagor riesce a riportarsi sul ponte con
il morbido fardello sulle spalle e a gettarsi in acqua, che nel frattempo sta
rapidamente risalendo lungo il parapetto della Discovery.

Cico e Digging Bill si prendono cura di Layla, mentre Zagor riprende la forze.

La nave dell'orrore indicibile è scomparsa, le zinne maledette sono rimaste.



TEX: TERRORE NELLA PALUDE
di Salvatore Conte (2025)




Il viaggio non è certo semplice, la regione è ancora
selvaggia, ma la curiosità di Moore è tanta.

Naturalmente l'occasione è buona per mettere gli occhi su
Layla Regan, una vecchia puttana, abile con la pistola, entrata nell'esercito
per coprire i suoi traffici.


Dopo
la Guerra di Secessione, a causa delle ingenti perdite di uomini registrate su
entrambi i fronti, l'esercito si è visto costretto ad arruolare anche le donne,
per compensare il pesante calo demografico; in poche si sono presentate; per Layla,
invece, è stata l'occasione giusta.
La donna gestisce un suo commercio con le tribù indiane della
zona ed è stato proprio durante una delle sue esplorazioni che si è imbattuta in
qualcosa di molto interessante, da cui crede di ricavare parecchio denaro.
È in società con un certo Richard
Courtney, molto pressante nei sui confronti.
A lei fa comodo un alleato di cui potersi fidare quasi
ciecamente, ma non è interessata a nient'altro, perciò lo tiene sulle spine.

Dopo tre giorni di marcia, finalmente arriva una prima
conferma al racconto della Regan.






Ben presto, guidata da Layla, la pattuglia arriva fino
all'obiettivo.







Tex e Carson entrano dunque in azione e collegano subito la
"M" del pendaglio al loro più acerrimo nemico: Mefisto!
Il Comando di Fort Myers affida ai rangers la missione di
recuperare i corpi degli sfortunati militari caduti nell'imboscata dei cultisti
negri, e naturalmente di dar loro una strigliata coi fiocchi.
Richard Courtney, il socio in affari di Layla, insiste per
associarsi alla missione, nella malcelata speranza di ritrovare viva la donna.


In effetti Layla si è arresa quasi immediatamente, appena
fattasi un quadro della situazione.
Dambo, il possente negro che comanda i seguaci del voodoo, si
è subito invaghito del Sergente; lei sta al gioco nella speranza di mettere le
mani sui tesori del tempio sotterraneo, situato sotto il castello.
Oro, diamanti e pietre preziose, sono state importate da
Haiti, dove il principale alleato di Mefisto, il facoltoso Barone di Lafayette,
aveva eretto un tempio alle divinità del voodoo.


Nel frattempo Tex si è organizzato per attaccare il covo di Mefisto, stringendo
un'alleanza con le tribù seminoles della regione, grazie al suo prestigioso
titolo di Aquila della Notte.
Mefisto avverte il pericolo e consulta la palla di vetro.


I
seminoles appiccano il fuoco alla foresta che circonda il castello, il panico
dilaga tra i seguaci del voodoo.

«Maledetta cagna!», Dambo si accorge che Layla si è dileguata.

Il Sergente è diretto al tempio sotterraneo, dove coglie sul fatto Loa e Otami,
intenti a mettere in salvo il tesoro. Layla decide di non appalesarsi, perché i
due stanno realizzando proprio ciò che lei stessa pensava di fare, ovvero
occultare le gemme preziose per appropriarsene in un secondo momento, sia pure
dietro motivi completamente opposti tra loro.

«Sono spiacente, mister Courtney, ma le possibilità che fosse
viva erano minime».
Tex, però, si sbaglia, perché sfruttando i passaggi segreti di cui il castello è
ben fornito, sono almeno in sei a riaffiorare oltre il cerchio di fuoco.
I dubbi del Ranger sono tardivi.

In realtà Richard Courtney è rimasto nei pressi delle macerie
fumanti, e non appena possibile, vi si addentra, chiamando a gran voce Layla.
«Sono qui, idiota...
Siamo ricchi, ma dobbiamo sbrigarci, perché anche loro torneranno.
Forse è meglio se gli lasciamo qualcosa, così non li avremo dietro e forse
litigheranno tra loro».
«Ma di che stai parlando? Stai bene?».
«Sto benissimo».
«Lo vedo...».

Trafugata la gran parte dei gioielli, i due marciano verso il loro rifugio nella
giungla.
Alla prima pausa avviene l'impensabile.
Layla bacia Richard.
La
donna risponde allo sguardo interrogativo dell'uomo: «Sei uno stronzo, ma hai
vinto; alla fine hai vinto».
«Ti congederai?».
«Assolutamente no, è un'ottima copertura».
«Sicuramente migliore della tua camicia...».
«Rimasta stordita in seguito al crollo del castello, mi sono ripresa a fatica e
dopo aver vagato nella giungla, sono stata soccorsa e mi hai ritrovato.
Dovrebbe reggere».
«Via, allora, prima che Tex Willer mi soffi il tesoro...».


LA SANTONA
di Salvatore Conte (2025)

Una
volta appresa la notizia, sono tutti al capezzale di sorella Chiara: il
commendatore, Silvia, il sindaco, il brigadiere, il notaio, Anna e altri novizi
e seguaci; la santona è in terapia intensiva, ma non ha mai perso conoscenza.
Le
è stato fatale un errore di calcolo sulla figura di Camillo: un vero fanatico,
un vero devoto, disposto a tutto per lei, perfino a ucciderla.
Almeno, però, ha chiamato la polizia, prima che la donna tirasse le cuoia.

E
dire che ormai teneva a bacchetta il facoltoso commendatore, come del resto
tanti altri. Per non parlare della ricca speculazione urbanistica che stava per
andare in porto.
In
realtà sorella Chiara si chiama Layla e viene dal Libano.
È lì che ha imparato a non farsi scrupoli nella
vita, e a sfruttare il fisico possente, da mignottona.
È lo stesso fisico che ancora si ostina a non tirare
le cuoia, d'altra parte.
Sempre grassottella, anche quand'era più giovane,
adesso invecchiata e imbolsita, ma ancora brava a far entrare piselli importanti
dalla porta principale e da quelle secondarie.
Valeva ancora parecchio, Silvia la seguiva
ciecamente, e così molti altri.
Adesso, però, s'è presa quattro profonde coltellate
nel petto, in pancia e nella fregna.
I medici non vogliono saperne di operarla, perché
vorrebbe dire stroncarla definitivamente.
La tengono appesa a un filo, in Rianimazione, e
prendono tempo, indecisi sul da farsi. Se crollasse, come pare probabile, ci
sarebbe poco da fare.
Intanto si va avanti con ossigeno e plasma a
volontà, e attenzioni asfissianti. Del resto i soldi per le ultime cure non le
mancano.
Camillo è stato arrestato e ha confessato tutto,
anche quello che vedeva dal buco della serratura. Lo scandalo è enorme. Le
lettere anonime non sbagliavano.
Partiranno inchieste per fare luce sulla rete di
personalità, più o meno influenti, che fiancheggiavano l'avida santona colpita a
morte da un suo seguace.

Il
nutrito capannello di curiosi, dopo una notte in bianco, si scioglie: l'attesa è lunga, Chiara è stabile e
cosciente, anche se un aggravamento è considerato inevitabile.
Rimane soltanto Silvia.
Gli altri se ne vanno con il fiato sospeso.
La Santona li tieni tutti a bacchetta.

E
nonostante una paura fottuta, per un attimo se la ride ancora.

Ora, però, è tornata sera; deve sedersi e giocare.

Questa notte sorella Chiara si gioca le ultime fiches al tavolo della sorte:
potrebbe essere il suo ultimo giro al casinò della vita.

È
notte fonda, quando Chiara si aggrava scatenando il panico.
Ha gli occhi fissi al cielo, vede la morte, è
terrorizzata.
Era inevitabile, tutti lo sapevano, tutti lo
aspettavano.
Il medico di turno accorre intorno a lei e le
inietta in tutta fretta qualche schifezza in corpo.
Ora si aspetta la fine, l'impero di sorella Chiara è
vicino al crollo.
La
donna ha lo sguardo mummificato, ha capito che soffrire questa lenta agonia è
stato inutile.
Manca poco all'alba, ma la notte di Chiara è ancora fonda.
Tentare il tutto per tutto le è servito a poco.
Quelli intorno a lei, e sono tanti, non si rassegnano, e pretendono dal giovane
medico di fare di più; pretendono che chiami il Primario e lo faccia venire
subito, nonostante l'ora.

Anche se vede la fine, la Santona - dentro di sé - cerca di sorridere: ne ha
viste tante in vita sua, è giusto avere paura, ma senza mollare.
Layla cerca di tirare i freni, l'alba del nuovo giorno la trova ancora in vita,
un'altra notte è passata, si va faticosamente avanti, il casinò chiude per
qualche ora.
Poi si ricomincia. Con paura, e terrore; e panico.
In
tutto questo, Chiara sputa letteralmente sangue, soffre diverse emorragie interne
e complicanze cliniche, che la stanno uccidendo alla stregua di una scrofa
scannata; epperò non molla; con gesto pietoso, l'infermiera di turno le pulisce
il labbro, compatendola dentro di sé, ma invidiandole al contempo la classe da
signorona importante; lei cerca aiuto con gli occhi, ma l'infermiera non può
fare altro.
Il
Primario cerca di stabilizzarla con nuove trasfusioni di plasma, ma è una
battaglia disperata. Camillo ha colpito duro, in profondità, con un coltellaccio
da cucina di grosso formato; la tragedia si è consumata in pochi istanti di
follia; il danno è ormai fatto, e appare irreparabile.
Da
Venezia arriva un'equipe per l'innesto di tamponi di profondità, per arrivare
sulle ferite più profonde ed evitare il peggio, o almeno prendere tempo.
È una tecnica sperimentale, non priva di rischi, ma che si
può tentare, perché
Chiara ha ben poco da perdere.
L'attesa va avanti. Un'altra notte si avvicina.
Sempre più buia.
Con tanta ansia e panico da gestire; e freni da
tirare al massimo.
L'ultimo aggravamento, quello fatale, incombe su
Layla; il suo impero le crolla davanti agli occhi.
La Santona è pallida come una morta, è una maschera
di sudore e sangue che si sforza penosamente di non mollare, pur avendo poco o
nulla da sperare.
Una mano gliela tiene Silvia, l'altra - a turno - il
resto della compagnia. Camillo si dispera in carcere, e chiede continuamente
notizie, sapendola in fin di vita.
Tutti sono in ansia per lei: trattengono il fiato,
temendo possa crollare da un momento all'altro. E chiamano continuamente il
Primario, che li invita a mantenere la calma e a non suggestionarla
ulteriormente.
Ma è lei la maestra d'ipnosi.
Non certo loro.
«Non parlare... non sforzarti... ho capito».
E si fa mettere gli occhiali, per fissare meglio la
morte che si avvicina, e tenerli in pugno fino all'ultimo.

La fine di Layla si rivela imbarazzante, sia per la donna che
non vuole rassegnarsi, sia per l'ospedale che non riesce a fare molto per
tirarla fuori da quella situazione.
La Santona non viene lasciata sola nemmeno per un istante,
perché la morte può sorprenderla in qualsiasi momento. Chi si allontana, anche
per pochi minuti, sa che può ritrovarla morta.
C'è panico, c'è disperazione, perché la sua sorte appare
segnata, benché lei sia tuttora viva e cosciente. D'altra parte, la Santona
vuole dimostrare di essere ancora potente. Finché può, vuole tirare avanti.
Layla sussurra qualcosa.
«La morte mi ha parlato... ho ancora tempo...».
La Santona rischia di fare una brutta figura proprio
all'ultimo; tuttavia è sicura del fatto suo; è una truffatrice, per certi versi,
ma anche una vera sensitiva.

E adesso lo sanno.


LA Maledizione del faraone
di Salvatore Conte (2025)










Margot Lagardere è una grossa puttana perversa, che si
compiace degli sguardi assassini che le rivolge il fidanzato della figlia,
anziché provarne repulsione.
Adesso poi è lusingata dall'interessamento dell'influente Club degli Eccentrici,
che ha intenzione di affidarle il comando di una importante spedizione
archeologica.

Benché invecchiata e imbolsita, Margot si considera ancora la più grossa puttana
in circolazione.




Durante il viaggio, i tre fanno la conoscenza di un simpatico
mercenario tedesco, e Margot - sempre affamata di pisello - decide di
arruolarlo.









Rimasta sola, Margot si ficca nei guai.









«Stretta è anche la via del piacere, Margot...».
E
parte il bacio.
Falk ha avuto più coraggio del genero.
D'altra parte Chantal sarebbe rimasta a bocca asciutta.
Anche la stronzetta merita qualcosa, in fondo; e dentro.

Gli Eccentrici avevano ragione: il Faraone è indulgente verso le grosse zoccole;
la maledizione non esiste: specialmente per loro.



TEX: LA MASCHERA DI FERRO
di Salvatore Conte (2025)




Tex sta indagando su un cricca di delinquenti, specializzata
in truffe, estorsioni e sale da gioco - clandestine e non - comandata da una certa Maschera di Ferro.
Il
misterioso individuo comincia a preoccuparsi, dopo l'avvento dei quattro pards a
New Orleans.




Durante le sue indagini notturne nelle
sale da gioco della città, Tex nota una donna importante seduta a un tavolo.
Naviga sui 60, portati non benissimo, ma
con una certa classe; è pesante, imbolsita, con il sottomento gonfio; però veste
distinto: una raffinata giacchetta grigio-verde su una camicetta sbottonata che
lascia intuire due zinne allungate e cedenti.

È vecchia, ma non decrepita, ed è brava
a mascherarsi: i capelli sono tinti di biondo, gli occhiali azzurrati e
all'ultima moda, i denti sani e puliti.
Ma soprattutto è molto più sensuale di
una normale donna della sua età.
Tex scherza con lei al tavolo verde,
ignorando donne più giovani.
Sarebbe più adatta per Carson, ma Willer
non si fa spaventare dall'età importante.







Le
indagini di Tex vanno avanti, il momento della resa dei conti con la Maschera di
Ferro si avvicina.



Quand'anche gli ultimi scagnozzi sono stati sbaragliati, con il nemico alle
porte, sopraggiunge la disperazione.








«Deluso o soddisfatto, mister Willer?», la incontra di nuovo
al tavolo verde.
Rimane interdetto per qualche istante, poi risponde.
«Soddisfatto».
«Bene, l'arte della conservazione è cosa molto importante;
e così quella di accettare i buoni consigli, o di raccogliere i giusti
avvertimenti; dispiace per chi inciampa ancora giovane, ma i cani più grossi non si azzannano tra
loro, si rispettano.
Come può dirsi? Un volto, mille maschere... una maschera,
mille volti...».
«Però la mangiata è finita...».
«Una come me può rifarsi molte volte...
Non sono finita, stando con me te ne accorgeresti».
«Non c'è bisogno di prove, lo vedo...
Sei un donnone, Anna, ma impegnativo, esigente...».
«Solo il giusto».
«Però hai qualche annetto...».
Si alza e lo aspetta dietro un drappeggio.
«So conservarmi in maniera perfetta, e lo hai visto; invecchierai prima tu...».
«Ne sei convinta?», dice Tex, avvicinandosi. «Hai una bella panza...», aggiunge,
stringendole i fianchi pesanti.
«La mia è una carne importante...».
«Sei vecchia, Anna. Non finita, ma vecchia. Vecchia e
imbolsita. Riderebbero di me, nel vederti al mio fianco».
«Sei un'idiota, Tex! Non ne troverai un'altra come me: da quanto aspetti di
trovarne una come si deve? Mi hanno raccontato la tua storia, non perdere questa
occasione, o potrei ripensarci».
«Andiamo... la rabbia ti invecchia ancora di più... cerca di sgonfiarti, okay?».
«Okay, scendo di qualche chilo, se questo è il problema».
«Sarebbe un buon inizio.
Possiamo provare, ma non so se durerà, sei vecchia...».
«Vecchia, ma importante... lasciami provare...
Con me ti verrà sempre duro, come adesso...».
«Sembri immortale...».
«Lo sono».
E parte un bacio importante.

Un vecchio vascello incagliato nella laguna, un canale
nascosto, le grotte, il covo segreto nel ventre dell'isolotto.
È qui che l'ha portato.
È qui che l'la messa sotto.
Indossa una sottoveste leggera, aderente,
trasparente, con la carne che le scoppia da tutte le parti.
«Finirà tutto in rovina, senza di me».
«Nessuno prenderà il tuo posto?».
«Ci vorrà del tempo, e comunque nessuno avrà la
mia classe».
E lo schiaccia sotto di lei.
Poi torreggia seduta sulla pancia di lui.
«Gli altri li ho mandati avanti, Anna.
Voglio vedere che effetto mi fa una donna come te al mio fianco».

«Lo scoprirai presto, vecchio idiota...».
«L'ho scoperto già, vecchia stronza: noi dureremo quanto è
duro adesso...».
È la nascita di un sodalizio.
È la fine di un'epoca.


