Vive, Morte, o Bucate

VIVE, mortE, o bucatE

di Salvatore Conte (2024)

I. IL SEGRETO DI ANNA FRAZER

II. DUE BUCHI NEL MITO

III. PER UN PUGNO DI BOTTONCINI

IV. PER QUALCHE BOTTONCINO IN PIÙ

V. IL CAUTO, L'AGGRESSIVO, L'ARROGANTE

VI. C'ERANO UNA VOLTA I BOTTONCINI CHIUSI

VII. GIÙ IL LABBRO

I

IL SEGRETO DI ANNA FRAZER

Non può andare avanti ancora per molto.
Forse non ha neppure una meta.

Ma di sicuro non s'arrende, chiusa nel suo fortino.

Quel povero somarello si trascina esausto, piegato sotto il suo peso.
Potrei avvicinarmi, ma è una serpe, ha ucciso mio fratello a sangue freddo.

Voglio vedere quando rotola e terra e rimane pancia all'aria...
Però ha avuto ragione lei: "
Forse un pezzo di stomaco m'è rimasto...".

Pensavo rimanesse per sempre nel paesino senza nome.

Ma non andrà lontano.

Sembro pensare come un avvoltoio, ormai.
Anche loro volteggiano in attesa; io procedo a cavallo, ma è l’unica differenza.

La Sbottonata è in declino, però sempre potente.

Occhi sornioni, tratti decisi, sorriso ingannevole, tette perfette, pancia gonfia e un bel sottomento, Anna Frazer è grossa come un bisonte.

Con i suoi bottoni lenti ne ha illusi in tanti e le pallottole di sceriffi e banditi hanno sempre avuto un occhio di riguardo per lei.

Non un fenomeno con la colt, ma dannatamente abile nel preservarsi; ha il fisico, le zinne perverse e la camiciona sempre sbottonata fino allo stomaco, in maniera aggressiva, se non arrogante: il suo mito se l'è costruito così; il suo segreto è sotto gli occhi di tutti.

Ma questo è stato solo l'inizio: le sue perversioni non hanno limiti; Anna Frazer è ossessionata dalla morte e dall'agonia. Io lo so.

Le piace il sangue (se non è il suo, ovviamente), la disperazione dei morenti, l'occhio sbarrato e gelato. Le piace sparare il colpo di grazia al moribondo di turno, amico o nemico che sia.

Ora però deve badare a sé stessa. Dovrebbe farsi cauta.

Perché la sua fortuna ha fatto cilecca nel paesino senza nome.

Io so com'è andata.

Perché c'ero.

II

DUE BUCHI NEL MITO

Emilio e Sancho hanno deciso di regolare i conti.

E per farlo hanno scelto un paesino talmente scalcinato da non avere neppure un nome.

I paesani, se davvero esistono, perché io non li ho visti (a parte quattro ragazzacci), se la ricorderanno per parecchio questa sparatoria...

La mitica Anna Frazer lavora per Sancho.

La odio, perché m'ha ammazzato un fratello; dovrei vendicarmi, e forse un giorno lo farò; ma quando la incontro, anche se da nemico, non spero mai che venga uccisa; e non so se avrei io stesso il coraggio di spararle addosso; ma forse oggi sarò costretto a farlo; e lo dovrò fare velocemente, senza esitazioni, perché lei - a differenza mia - non avrà scrupoli.

Anche se la Sbottonata è una serpe, è bella, grassa e piena di carne; ed è forte come un bisonte; nella banda di Sancho è diventata una che conta, sembra che nessuno abbia il coraggio di fermarla.

Ma oggi è diverso.

Ormai siamo rimasti in pochi, i due capi, io e non so chi altri.

È stato un bagno di sangue, nessuno ha voluto arrendersi.

Credo che anche la Sbottonata sia rimasta uccisa. È da un po' che non la vedo sparare. Alla fine di tutto questo, andrò a cercare il suo cadavere. E questo paesino diventerà famoso come la tomba di Anna Frazer.

Ma prima devo coprire le spalle a Emilio.

Hanno deciso di saldarsi il conto con un duello all'ultimo sangue.

Sarebbe stato meglio se c'avessero pensato prima e risolta tra capi.

Uno contro l'altro, sulla main street del paesino.

Sono pronti!

Ma c'è una sorpresa...

Strabuzzo gli occhi quando la vedo spuntare da uno scalcinato vicoletto.

Non mi ha visto...

È ferita, trattiene una smorfia di dolore, sulla camiciona azzurra c'è una macchia di sangue, ha la pancia bucata, stavolta qualcuno non ha avuto tanti riguardi, ma è ancora vitale come una serpe e si prepara a colpire alle spalle Emilio.

Sancho - evidentemente - le ha ordinato di spremersi fino in fondo.

Un fischio, voglio vederla bene in faccia.

Si volta verso di me: con una mano si stira addosso il camicione, con l'altra cerca di sparare...

BANG

BANG

L'ho beccata in pieno stomaco!

Anna spalanca la bocca, incredula, e sbarra gli occhi!

Se l'è cercata!

Doveva fermarsi e accontentarsi di mettere a posto il buco.

Il suo lavoro, però, l'ha fatto.

Perché Sancho ha approfittato dell'esitazione di Emilio e l'ha sorpreso...

Il mio capo, penso colpito al cuore, è andato giù di sasso.

Vedo Sancho dargli un calcio in faccia e andarsene soddisfatto; non si fa tanti scrupoli per la Frazer, sa quant'è marcia.

«Francisco...».

La Sbottonata, ancora in piedi, si muove verso di me, trascinando gli stivali per terra, le braccia incrociate sul ventre, gli occhi sempre sbarrati; sta cercando di capire quanti spiccioli le rimangano.

«Francisco...», ripete il mio nome, mentre avanza lentamente; la camiciona sbottonata più che mai e le tette tenute su dagli avambracci; è una morte da leggenda, una visione quasi irreale; non so cosa abbia voglia di fare, l'importante è che abbia mollato il ferro.

Quando mi arriva addosso, accenna a crollare su di me; la prendo e l'accompagno a terra, seduta contro la lurida parete che mi sta a fianco.

«Francisco...», pronuncia il mio nome per la terza volta; ci conosciamo da parecchio, anche se da nemici.

È costernata, confusa, ancora incredula.

«Niente di personale, Anna.

Anche per me sei un mito, come per tutti».

La Sbottonata respira in maniera affannosa.

O sta crepando, o sta riprendendo fiato.

«Francisco... sei un maledetto idiota...».

Si è assestata.

«Che vuoi fare di me...?».

«Niente.

Qui ti troverai bene, Anna. È un posto tranquillo, l'ideale per una tomba».

«Non dire sciocchezze... cough... portami con te...».

«Non andresti lontano, Anna».

«Allora... rimani con me... cough... forse... un pezzo di stomaco... cough... m'è rimasto...

Ho ucciso... tuo fratello... lo so... ma niente... di personale...», mi fa il verso.

E si stira addosso la camiciona per convincermi che ha ragione.

«Passami il foulard... cough... sii gentile...».

Gettato l'amo, viscida come una serpe, si prende il mio fazzoletto, lo ripiega su sé stesso e se lo infila nel camicione a tamponare il buco sullo stomaco.

Fatto questo, tira un sospiro di sollievo, come se quel semplice gesto potesse salvarle la vita.

«Chi te l'ha fatto l'altro buco?».

«Miguel... ha sparato alla cieca... cough... non mi ha riconosciuto... cough...

Ma tu sì... stronzo... cough...».

La Sbottonata crede davvero che nessuno le sparerebbe addosso intenzionalmente.

«Miguel l'ho trovato morto».

«Sì... poi... l'ho ammazzato... cough...

Mi sono gustata... cough... il suo sguardo gelato...

Uhh...!».

Ha una fitta.

Non ne ha per molto.

«Ascoltami bene, Anna.

I miei compagni sono morti.

Il mio capo è morto.

Sono rimasto senza lavoro.

Vado a cercarmene un altro.

Addio...».

«Te ne vai... così...».

«Che t'aspettavi, che diventassimo buoni amici?».

«Il mio capo... m'ha mollato... cough...

Io e te... saremo i capi... cough... di una nuova banda...».

«Risparmia il fiato, Anna. Ne avrai bisogno».

«Ti preoccupi... per me...».

«Era solo un consiglio, niente di più.

Qualcuno del posto ti aiuterà...».

«No... aspetta... sto morendo... cough... non lasciarmi...

Ho molto argento... nascosto... in un posto sicuro... cough... sarà tuo...

Francisco...».

Non mi faccio incantare e la mollo al suo destino.

I ragazzacci del villaggio si prenderanno cura di lei.

Escono subito fuori dalle tane, infatti.

Rimango nei paraggi per godermi lo spettacolo.

Sono gracilini, devono sollevarla tutti insieme: chi per la gamba, chi per il braccio, sono quattro giusti-giusti.

Anna viene spostata di qualche metro, fino al primo spiazzo libero; e poi scaricata a terra senza tanti riguardi: l'immagine di un crollo impensabile.

E subito cominciano a scavarle la fossa, lavorando a turno con un vecchio badile arrugginito. La finiranno con un coltello, ne sono sicuro.

Dopo averla violentata, ovvio.

C'è più gusto a farlo con la fossa aperta.

Lei si gira pancia a terra e cerca di sgusciare via, strisciando come la serpe che è.

Ma quelli si mettono a ridere, sapendo che non potrà andare molto lontano.

Però, visto che è ancora troppo arzilla, uno dei quattro tira fuori il coltello, la raggiunge e fa il gesto di piantarglielo nella schiena!

BANG

È troppo anche per una serpe come lei.

Gli faccio saltare un dito, ma se l'è cercata.

«Maledetti ragazzacci!», un vecchietto armato di bastone spunta fuori all'improvviso. «Tornate a casa!».

I giovani si disperdono.

«E tu, donna, vattene... hai portato solo guai...

Trova il tuo destino lontano da qui...».

Il vecchio ritorna poco dopo con un fragile somarello.

«Giù, Billy!», ordina perentorio. «Ce la fai a salire?», la domanda è rivolta ad Anna.

La Frazer monta in groppa all'animale, piegato a terra sulle ginocchia.

Il problema adesso è farlo rialzare, con tutto quel peso sopra.

Il vecchio lo sprona con una pacca sul sedere, e il gioco - pur ad alto rischio - riesce!

III

PER UN PUGNO DI BOTTONCINI

Le cose sono andate così.

Adesso non mi rimane che accompagnarla all’inferno e seppellirla sul serio.

Vediamo quanto dura ancora.

Ogni tanto si volta nella mia direzione.

Mi sono fatto notare.

Ha capito chi l'ha salvata dai ragazzacci del paesino.

Beve spesso dalla borraccia. Di sicuro è tequila. Cerca di scaldarsi. Non ha alcuna intenzione di mollare. Il vecchio non l'ha trattata male.

Adesso, però, pare in difficoltà. Si piega in due. Sta soffrendo. Si aggrappa al collo del somaro.

Voglio vederla morire da vicino.

Ma devo stare attento, perché è armata e pericolosa: ha una pistola nella fondina, il vecchio le ha restituito la sua arma, non l'ha trattata per niente male.

Le bestie ferite a morte sono le più pericolose: lo ricordo a me stesso, mentre mi avvicino.

La affianco, tenendomi alla sua destra, per controllare a vista la colt.

«Francisco...», pronuncia il mio nome in maniera ambigua, piegata in due sul collo del somaro.

Per il momento cavalco al suo fianco, e basta. Lascio parlare lei, se ha qualcosa da dire.

«Francisco... io e te... cough... dobbiamo fare... un accordo...».

«Che genere di accordo?».

«Io e te... saremo i capi... di una nuova banda... cough... metà del mio argento... cough... è tuo... sto andando... a prenderlo... cough...

Ci stai...?».

«La tua proposta mi alletta, Anna.

Smontiamo e parliamone...».

I bottoncini slacciati della sua camiciona mi hanno completamente annebbiato il cervello.

IV

PER QUALCHE BOTTONCINO IN PIÙ

Il focherello da campo rincuora la Frazer.

Si è spremuta per ore con due buchi nella pancia.

Le asciugo il sudore dalla fronte e dal collo.

Lei si stira addosso il camicione e sporge la lingua dal labbro.

È soddisfatta, ci crede e intanto ha ottenuto qualcosa.

L'ho messa seduta contro un grosso masso, per non farle salire troppo sangue in bocca.

In disparte, il mio cavallo e il suo somaro si fanno compagnia.

«Mettiti di guardia... Francisco... cough... questo... è un territorio pericoloso...», detta legge anche con la pancia bucata: vuole un accampamento sicuro per gestire in tranquillità l'agonia e cercare di salvarsi, o almeno di guadagnare tempo; il fisico è dalla sua.

«Domani mattina accenderò un fuoco più grande e manderò segnali: che ne dici?

Gli stregoni indiani hanno droghe. E anche veleni. Possono tenerti in vita, o almeno provarci».

«Lo so anch'io... ma se quelli mi trovano... cough... mi tirano fuori le budella... e me le legano al collo... cough...».

«Hai combinato qualche guaio anche con loro?

Io so che gli indiani ti chiamano Bisonte Sbottonato.

In fondo è un complimento, no?».

La Frazer annuisce e fa ballonzolare le tette nella camiciona, anche se gli costa una smorfia di dolore.

«Nessuno può fermarmi... Francisco... cough... ricordatelo...».

«Ma bravi...

Buoni!».

Presi da qualche chiacchiera di troppo, ci siamo fatti sorprendere.

Sancho è tornato sulla scena. Dovevo immaginarlo.

«Sapevo che in qualche modo avresti tirato a campare, Anna.

Non è facile ammazzarti. Io ti conosco bene.

E ne hai incantato un altro...

Invece dovevi tornare da me, perché sono io il tuo capo!

Ma se può consolarti, da quel che vedo saresti morta comunque.

Perciò ti faccio un favore.

Tu quanti ne hai ammazzati così?».

Sancho pare proprio intenzionato a freddarla.

«NO!!», urla disperata, stirandosi addosso la camiciona, nell'estremo tentativo di ammorbidirlo.

BANG

Sancho però non si fa incantare, a differenza mia!

Le ha sparato un colpo di grazia nel petto!

In mezzo alle tette!

Anna rimane gelata.

Incredula, immobile, fulminata per diversi istanti!

Poi si affloscia giù, finendo con la faccia schiacciata a terra, la bocca orrendamente spalancata e gli occhi rivoltati verso altri mondi, producendosi infine in un rantolo soffocato che mette i brividi...

Così dunque finisce il suo mito!

Anna c'è rimasta secca... Anna, la sbottonata!

Che può fare ora?

Che fine ha fatto il suo potere?

Quanta rabbia si porterà all'inferno?

Hai preteso troppo da te stessa, Anna; ormai anche gli spiccioli sono finiti.

Non potevi andare avanti solo allentando bottoncini!

«Altrimenti non crepava...», Sancho scoppia a ridere. «Era solo una puttana, Francisco.

E aveva ucciso tuo fratello.

Ti ha raccontato la storia dell'argento, scommetto.

Non è vero niente.

Era piena di debiti, altro che argento.

Doveva dei soldi anche a me.

Quanto a te... seguirai questa puttana all'inferno...».

«Solo una curiosità, visto che devo crepare... anche gli indiani la volevano morta?».

«Anche loro.

Ha rifilato fucili difettosi a diverse tribù.

Ora addio, Francisco...».

SWISHH

Un sibilo nella notte.

Un corpo che crolla a terra; con un tomahawk nella schiena.

Una mano tagliente che si mostra, uscendo dal buio, e si riprende l'artiglio, mentre Anna e Sancho si guardano storto.

«Put...ta...na...».

In risposta Anna rigurgita un grumo di sangue...

Non capisco se abbia sputato anche per maledirlo, o se - con macabro tempismo - il corpo della Sbottonata sia stato scosso da un estremo spasmo.

Di sicuro non si sono lasciati bene.

«I... tuoi... bot...ton...ci...ni... te... li... por...ti... al...l'in...fer...no...».

Anche Sancho ne era ossessionato.

Guardo verso Anna, ma stavolta non risponde.

Nonostante tutto, Sancho allunga il braccio verso la donna, irresistibilmente attratto da quel corpo, che però sembra aver finito anche gli ultimi spasmi.

«Lasciala perdere, bastardo!

È morta, non lo vedi?».

«Vo...glio... con...trol...la...re...», tuttavia non riesce a muovere neppure la testa.

I due si fissano in cagnesco da pochi centimetri, pur se dubito che riescano a vedersi.

V

IL CAUTO, L'AGGRESSIVO, L'ARROGANTE

«Augh, fratello bianco!

Io essere Mano Tagliente».

Sempre bravi a scegliere i nomi, niente da dire.

«Noi vedere Bisonte Sbottonato su piccolo somaro in grande prateria.

Lei camminare con morte vicina.

Ma lei volere scappare da morte.

Bisonte Sbottonato protetta da cattiva medicina.

Noi dare caccia a Bisonte Sbottonato.

Noi volere corpo, per legare corpo a totem e aprire sua pancia.

Poi vedere viso pallido dare caccia a Bisonte Sbottonato.

Poi vedere viso pallido dare caccia a Bisonte Sbottonato.

Io non ripetere, io dire due visi pallidi.

Tu aiutare lei. Tu fatto niente a noi.

Viso pallido con lingua biforcuta, lui fatto.

Lui dare a noi fucili rotti. Molti guerrieri morire.

Lui sparare a Bisonte Sbottonato.

Lei finire sua corsa.

Ma lei volere scappare da morte.

Lei adesso avere pancia con buchi e zinne con buco.

Lei adesso piangere», strano a dirsi, ma una lacrima c'era sul volto stravolto di Anna. «Lei adesso finito parole biforcute.

Lei adesso sentire freddo, molto freddo.

Lei adesso avere nebbia su occhi».

Lo sguardo di Anna è gelato, è rimasta stecchita.

A parte un paio di convulsioni da brividi!

Vorrei toccarla, ma ho paura di rimanerne deluso.

Stavolta non la salva nessuno.

Sancho le ha saldato il conto.

«Nostra caccia finita.

Noi legare corpo di Bisonte Sbottonato a totem. Noi aprire sua pancia.

Noi legare corpo di viso pallido dalla lingua biforcuta a totem. Noi aprire sua pancia.

Noi lasciare te libero».

Mi sembra abbia finito, perciò alzo lentamente il palmo della mano destra, in segno di saluto e rispetto, e parlo anch'io.

«Augh, fratello rosso!

Il mio nome è Francisco.

Ti chiedo di poter vegliare il corpo di Bisonte Sbottonato fino al mattino.

E poi di poterlo seppellire.

Tu mi hai salvato la vita, guerriero.

Ti chiedo di lasciarmi la carne di Bisonte Sbottonato.

Era la mia donna».

«Lei donna protetta da cattiva medicina, noi legare a totem».

«Bisonte Sbottonato eseguiva gli ordini del viso pallido che tu stesso hai ucciso.

Era lui il capo.

Tu hai ucciso un capo».

Il guerriero indiano rimane perplesso.

«Tu parlare con lingua dritta?».

«Io parlare con lingua dritta».

«Allora grande stregone aiutare Bisonte Sbottonato!», il guerriero alza la voce per farsi sentire.

Nel frattempo l'occhio di Anna si è spostato!

«Tu stare lontano».

Lo stregone della tribù è uscito allo scoperto, vomitato dalla notte.

 

       

VI

C'ERANO UNA VOLTA I BOTTONCINI CHIUSI

«Tua donna sempre scappare da morte, sempre volere salvezza, sempre aggrappare a illusione», lo stregone, finito il lavoro, si rivolge a me.

Non riesco ancora a capire come facesse a trovarsi qui.

Forse volevano rimetterla in sesto, prima di aprirle la pancia nel loro accampamento. O forse anche loro ne sono ossessionati.

Forse Bisonte Sbottonato era una preda troppo ambita per essere sbudellata in quel modo.

«Io dato a lei veleno di scorpione.

Io grande stregone.

Lei grande bisonte con camiciona sbottonata. E zinne a pendolo come grandi gioielli.

Lei protetta da grande medicina.

Lei molto famosa in tribù di grandi guerrieri rossi.

Lei sempre scappare da morte.

Sempre volere salvezza.

Sempre aggrappare a illusione.

Ma adesso non sapere.

Lei finita sua pazza corsa».

Era un pazzo bisonte aggressivo e spesso arrogante, vero. Raramente cauto.

«Io grande stregone del popolo rosso.

Io tutte rotelle a posto.

Visi pallidi con giacca bianca, loro niente rotelle a posto.
Tu avere sangue, loro tagliare e bruciare.
Tu avere male, loro tagliare e bruciare.
Come chiamare tu giacche bianche?».
«Chi? I segaossa?».
«Segaossa… sì. Io già sentito. Loro niente rotelle.

Loro cercare dollari.

Ma dollari non curare ferite.
Dollari non fermare sangue.

Scorpione fermare sangue».
«Credo tu abbia ragione, grande stregone
».

E mentre veglio il corpo sbottonato di Anna, mi chiedo se la cattiva medicina che li protegge riuscirà ancora a tenerli aperti.

VII

GIÙ IL LABBRO