La Banda delle Cesse
LA BANDA DELLE CESSE
di Federico Bianchini e Salvatore Conte
(2016-2022)
1
È un freddo pomeriggio di febbraio, e ti trovi in compagnia di tuo padre nella
casa di riposo dove è ricoverato. Da un paio di anni il suo cervello ha
cominciato a regredire, così come la memoria, e non ricorda molto degli ultimi
anni. Di tanto in tanto ti chiede notizie di tua madre, che è morta da ormai
dieci anni.
«Sta bene», gli rispondi sorridendo, «è casa a preparare una torta di mele».
Tuo padre sorride... non è più molto presente, ma è ancora in buona salute e
devi fartelo bastare.
Terminata
la visita fai ritorno a casa sulla tua A112, acquistata poco meno di
un anno fa, modello noto al pubblico col nomignolo di “bara volante”: piccola e
leggera, ma con un motore troppo potente per le ridotte dimensioni del veicolo.
Parecchi ragazzi si son fatti prendere la mano e ci hanno lasciato le penne, ma
per te è il veicolo ideale, specialmente per gli inseguimenti in città, anche se
consuma un po' troppo.
L'appartamento è freddo e silente come al solito.
Appendi il cappotto e accendi un po’ di televisione. Trasmettono i cartoni
animati di Braccobaldo. Sorridi per un attimo, ricordando con nostalgia che tua
figlia Grazia li guarda tutti i giorni. Il suo chiasso infantile ti ha sempre
messo allegria, ma da quando ti sei trasferito in questo bilocale in affitto, sei
assediato dal silenzio e dalla malinconia.
Trovi un notiziario locale che apre con un aggiornamento sulle indagini in corso
in merito al duplice omicidio di sabato scorso, nel corso del quale una coppia
che si era appartata nelle campagne poco fuori Gaggiano è stata barbaramente
assassinata.
Le indagini, a quanto pare, non presentano novità: il commissario capo Merli,
intervistato, dice che la polizia non esclude alcuna pista e che sta valutando
attentamente indizi, testimoni e rilevamenti scientifici.
Conosci bene il tuo superiore e sai capire subito quando cerca di nascondere i
propri timori di non riuscire ad arrivare in breve tempo al colpevole, come in
questo caso, purtroppo.
Spegni la TV e ti lasci cadere sul divano.
La sospensione ti sta uccidendo... quando sei immerso nel tuo lavoro non hai
tempo per pensare al divorzio, ai minuti contati che hai ogni volta che vai a
trovare Grazia, o alla condizione di tuo padre. Inoltre puoi alzarti la mattina
e guardarti allo specchio senza avvertire quella punta di tristezza e di
frustrazione che provi ogni volta che senti di non aver adempiuto fino in fondo
al tuo dovere.
In breve sono ormai le nove di sera, hai bisogno di fumare una sigaretta, ma
scopri che l'ultima l'hai fumata mentre tornavi dalla casa di riposo.
Sorridi.
Vuoi andare al bar tabacchi sotto casa a prendere un pacchetto? Vai al
56.
Altrimenti puoi sempre andare a fare una passeggiata al parco, tanto per
prendere una boccata d'aria (27).
Se invece preferisci restare chiuso in casa a guardare la televisione, vai
all'86.
«Det Som Engang Var...»,
ripeti. «Ti ricordi cosa aveva detto il professore di
Susanna?», domandi alla Frezzante.
«Aveva parlato di un titolo strano...
«Nordico o slavo...
», puntualizzi. «Forse era
proprio questo.
Dobbiamo scoprire cosa rappresenta, e scopriremo il legame tra la ragazza e questi pazzi».
La Frezzante sembra perplessa, piuttosto che soddisfatta. E non
a causa della paura, perché in fondo non l'hai mai vista spaventarsi per
alcunché.
«Grazie, Polacca, il tuo aiuto è stato prezioso».
«Di niente, commissario, io ho un debito verso la
società».
«Lascia perdere la parte della criminale redenta, non
ti si addice.
Comunque scriverò un rapporto positivo al giudice».
«Grazie, commissario».
«E poi un'altra cosa...».
«Ti aspetto fuori», la Frezzante capisce al volo e non ne sembra gelosa.
Lasci che la collega esca dall'ufficio e ti avvicini all'obiettivo.
«Guardati le spalle, Milena... mi dispiacerebbe sapere che ti abbiano bucato la pancia...
«Non fare il drammatico, ci sono i miei uomini a proteggermi... e poi ho tanta carne da potermi mangiare tutto il piombo che voglio...».
Anche lei si avvicina.
«Meglio non rischiare, Milena... chiama, se hai problemi...».
«Contaci...», e ti si struscia addosso in tutta la sua mole. «Tu, piuttosto, vieni a trovarmi più spesso...».
Hai ottenuto l'indizio I.
Lasciate il ristorante e vi dirigete alla macchina.
Vai al 74.
La mattina dopo al commissariato ti attende una buona notizia:
la motorizzazione ha inviato l'elenco dei possessori di Triumph rosse della
città e per vostra fortuna non sono molti.
Vi mettete subito in macchina e raggiungete il primo della lista. È un uomo
piuttosto anziano che vive in una villa poco fuori città. Scarti subito
l'ipotesi che sia lui il vostro uomo, visto che la macchina è rimasta in garage
da diverso tempo e la ricopre uno strato di polvere accumulata da mesi.
«Ha la coppa dell'olio rotta e devo cambiare altri
pezzi», vi dice il proprietario. «Devo
decidermi a sistemarla, ma non ho mai tempo».
Ringrazi l'uomo e continuate il giro.
Alcuni dei proprietari non si trovano in casa e perdete altro tempo per
recuperare l'indirizzo del luogo di lavoro. Dopo altri buchi nell'acqua, arrivate ad uno strano indirizzo in zona di Ripa di Porta Ticinese.
«E questo che diavolo di posto è?»,
domandi, parcheggiando di fronte ad una palazzina singolare stretta tra
un paio di edifici in via Lagrange.
«Non so», risponde la
Frezzante.
«Forse è una comune».
Scendete dall'auto, a questo indirizzo dovreste trovare una certa Nada Giansanti.
Se hai l'indizio I, vai all'81.
Altrimenti vai al 134.
Mentre parli l'occhio ti cade alle spalle della Guru:
«Vedo la sua laurea in filosofia lì alla parete...».
«Sì, sono stata per anni docente alle scuole superiori».
«Per cui conoscerà bene l’Elogio della follia, di Erasmo
da Rotterdam».
«Certamente, se cerca in quella libreria ne troverà
una copia di inizio novecento.
Le interessa Erasmo?».
«No, solo curiosità.
Beh, l’abbiamo disturbata abbastanza»,
dici, alzandoti in piedi, «la ringraziamo per la sua
collaborazione. Nel caso avessimo ancora bisogno di lei…».
«Mi potrete trovare qui, commissario...»,
conclude
la Giansanti.
Stringete la mano alla Guru ed uscite da questo posto singolare.
«Che ne dici, Francesco?»,
domanda la Frezzante, mentre salite in macchina.
«Che puzza come il pesce di una settimana!
Conosceva Susanna, e la domanda su Erasmo l’ha messa in
guardia».
«Forse possiamo avere un mandato».
«E su che basi? Due ragazze che hanno riconosciuto la
foto di una macchina rossa che poteva essere di qualsiasi marca?
D'Elia non approverà mai, ci serve qualcosa di più».
Stavolta sei tu a prendere tempo e a sviare le indagini.
Riporta l'intuizione 3.
Se hai l'indizio H vai all'87.
Altrimenti vai al 143.
Sai
che si comportano spesso così: litigano di brutto e poi fanno l'amore.
Mangi un piatto di pasta davanti alla televisione, guardandoti una puntata del telefilm "Il Prigioniero", con Patrick McGoohan.
Purtroppo non capisci un granché, perché vedi ogni tanto una puntata qua e là, tra l'acqua che bolle e una telefonata che arriva, e ogni volta perdi il filo della trama che, tra l'altro, è piuttosto intricata.
Peccato, perché sarebbe molto istruttivo, se tu lo vedessi con
regolarità.
Dopo mezz'ora i tuoi vicini si sono già calmati.
A questo punto ti viene voglia di una birra.
Scendi al bar tabacchi sotto casa e ti metti seduto a un tavolino.
Dopo un po' Kelly Madison, l'Americana, viene a prendere l'ordine.
Ha qualche anno in più della Frezzante, ma non è certo questo che ti spaventa.
«Due birre...», le sussurri.
È scaltra, non ci mette molto a capire che la seconda è per lei.
Quando ritorna si mette seduta senza attendere l'invito. C'è poco movimento.
Ti domandi sempre come abbia fatto a sopravvivere a 23 coltellate, ma a lei non l'hai mai chiesto.
Anzi neppure sa che tu lo sappia.
Però potrebbe averlo immaginato.
«Come vanno le cose? Qualcuno ti ha dato più fastidio?».
«No, nessuno... a parte te...».
Poi cambia registro, invertendo la rotta.
«Mi sono fatta troppo vecchia?».
«No, per niente».
Forse vorrebbe chiederti che cosa stai aspettando a proporle un invito più impegnativo.
Già... cosa stai aspettando?
Anche se in effetti ha un'età importante, al tempo stesso ha lo stesso charme della Frezzante, e non è chiusa a testuggine come lei; tuttaltro...
Infatti è sempre sbottonata... e il suo bar tabacchi è quasi sempre pieno: ci sarà un motivo latente?
Kelly è sempre al top, le tette sono esplosive e il suo carisma non muore mai, malgrado il tempo passi per tutti.
Ti ritrovi a fissare il boccale, mentre lei prosegue.
«A volte... sento ancora la lama... che entra ed esce... ed entra di nuovo...
Quello stronzo m'aveva scannato... potevo rimanere uccisa, capisci? Una come me... rimanere uccisa... sarebbe stato assurdo», l'Americana muove la mano all'altezza della pancia. «Non so nemmeno io come abbia fatto. Pensavo di non farcela. Ma volevo salvarmi a tutti i costi; salvarmi e ricominciare.
Perché non voglio uscire di scena... posso invecchiare leggermente, ma non uscire di scena...», ti guarda, umettandosi il labbro. «Non sarò mai decrepita.
Loro cascano giù perché sono pesanti... non perché siano vecchie...».
Kelly è sempre una grandissima puttana.
E tu non fai finta di essere sorpreso per la sua rivelazione.
È scaltra. E ha voluto risponderti.
Si tocca allusivamente il seno, gonfiando orgogliosa il petto: è una super puttana, a qualunque età; anche invecchiata e logora.
Il sipario può attendere.
«Kelly... io... forse...», stai sudando.
«Va bene... se ti fa piacere, quando vuoi. Mezzora d'anticipo e chiudo».
Anche tu hai cercato di risponderle, ma è scaltra e non ne ha avuto bisogno.
«Lasciala perdere... è solo una puttana...
Punta su di me.
Io sono eterna...», e rialzandosi dal suo posto ti butta la scollatura in faccia.
Anche lei sa molto di te, pur non facendo la poliziotta.
In effetti l'idea di metterti insieme a Kelly ti attira molto.
Saluti la Madison, le lasci i soldi vicino alla cassa, e vai a farti una doccia.
Era già vecchiotta quando fu accoltellata a morte da un rapinatore, davanti al marito incapace di reagire, poi morto di cancro.
Ti chiedi che effetto ti farebbe se rimanesse uccisa sul serio...
Colpita a casa o per strada, con il lenzuolo in faccia... il tuo imbarazzo nel vederla cadavere... la tua espressione incredula...
La vecchia cessa stesa a terra, imbottita di piombo...
Kelly è invischiata in giri torbidi, la scena è tuttaltro che implausibile.
Si sta appoggiando a te perché di zozzerie ne ha fatte parecchie.
Nonostante tutto, però, non vuole uscire di scena. Pensa di avere ancora molti anni a sua disposizione, prima di farsi decrepita sul serio.
Per lei l'età non conta, si crede eterna.
Adesso comunque è inutile star lì a pensarci: domani è martedì e potrai vedere tua figlia.
Vai al 126.
«Non è un simbolo come gli
altri», dici, «sembra una
stella a sette punte, con dentro un cerchio e delle croci».
«Ti viene in mente qualcosa?».
«Non saprei. Le Brigate Rosse usano una stella a
cinque punte. I Nazisti usavano una croce uncinata che era un simbolo massonico.
Non vorrei avessimo a che fare con qualcosa che possa accomunare entrambe. Se
poi ipotizzassimo un delitto rituale, visto come è stato ridotto il cadavere
della vittima, l'indagine prenderebbe una piega decisamente singolare. Sembra
inoltre che il Golpe Borghese del 1970 sia stato appoggiato da elementi della
massoneria, individui ancora legati al fascismo e al nazismo, ma non solo.
Non lo so, abbiamo ancora troppo pochi elementi per formulare
alcunché».
«Ecco, allora vediamo di andarci cauti e di non
partire per la tangente. Voglio che vi rechiate subito a casa della ragazza per
scoprire qualcosa. Sentite i famigliari, i vicini, gli amici, tutti quelli che
possono dirci qualcosa».
Tu e la Frezzante vi alzate, salutate il commissario e uscite dal suo ufficio.
Riporta l'intuizione 1.
Se ti rechi a casa della vittima, vai al 140.
Se non hai avuto ancora modo di confrontarti con Cassinelli e vuoi prima recarti
da lui, vai al 38.
Spari il primo colpo, ferendo al braccio il criminale che ha
appena colpito la tabaccaia e che stava portando la mano dentro la giacca,
mentre l'altro ti si avventa contro urlando: «Maledetto
sbirro!».
Vai al 75.
Sulla scrivania della ragazza c'è anche una macchina da scrivere, cosa inusuale per una ragazza con tutti quei quaderni, penne e matite.
Forse stava scrivendo una lettera o testo che richiedeva una
presentazione precisa e formale.
Prendi la macchina da scrivere e sollevi il coperchio, tiri via il nastro e lo
svolgi, guardandolo in controluce: puoi così leggere le ultime parole scritte
dalla ragazza con la macchina. Il testo però non è proprio ciò che ti aspetti,
sembra una poesia, ma non quella che penseresti sia stata scritta da un'adolescente...
«Gesù...», sospiri, mentre
riponi il nastro.
Hai ottenuto l'indizio E.
Ora puoi raggiungere la Frezzante al 24.
«Scoperto qualcosa?»,
domandi alla collega, mentre con gli agenti sta
sentendo i vicini.
«Dicono
tutti le stesse cose, Francesco: che era una brava ragazza, che non frequentava
gentaglia, che sono tutti molto scossi e spaventati».
«Lascia
gli agenti a finire di prendere le deposizioni, poi rimandali su dal padre e fai prendere anche la sua testimonianza. Noi andiamo a
scuola».
«Bene,
commissario...».
Esci dal palazzo, dove si sta formando una piccola folla di curiosi che
hanno visto le auto della polizia.
Vi recate all'istituto Leone XIII in via Melchiorre Gioia, dove la ragazza
frequentava.
Quando entrate chiedete di parlare con il direttore, ed essendo questo un
istituto gestito dai Salesiani, si tratta in effetti di un sacerdote, che vi riceve nel suo
ufficio.
Lo informate della morte di Susanna, senza dilungarvi in particolari, il
direttore scuote la testa, rammaricandosi e raccomandando a Dio l'anima della
ragazza.
«Era una
ragazza così gioviale, così piena dell'amore del Signore»,
vi racconta.
«È davvero sconvolgente
che sia stata uccisa».
«Noi
vorremmo parlare con due sue amiche: Laura e Marisa».
«Certo,
le faccio chiamare subito».
«Forse è
meglio che siano presenti anche i genitori»,
suggerisce la Frezzante,
«la notizia immagino le
sconvolgerà».
«Sì,
avete ragione. Li faccio chiamare immediatamente».
«Grazie».
Il direttore telefona personalmente ai genitori delle due ragazze, informandoli
della delicata situazione e chiedendo loro di recarsi al più presto possibile
alla scuola.
Nel frattempo chiedi di fare un giro per l'istituto.
Il direttore vi accompagna per i corridoi: al
momento sono in corso le lezioni e i ragazzi sono quasi tutti in classe,
eccezion fatta per alcuni piccoli gruppetti di "ribelli" che alla vista del
direttore scappano in classe.
«Noi
imponiamo una rigida disciplina ai nostri ragazzi»,
ti spiega il direttore,
«sono tempi difficili:
è nelle scuole superiori che malintenzionati e cattivi maestri trovano terreno
fertile. Non dimentichiamoci che quando ci sono tutte quelle manifestazioni per
le strade, la maggior parte sono ragazzi che lottano per un ideale che li
acceca, impedendogli di discernere la ragione dalla follia».
«Succede
anche nella vostra scuola?»,
domandi. «Intendo
di malintenzionati che circuiscono i vostri ragazzi».
«Sicuramente
non tra queste mura, ma fuori... non ci giurerei. Molti ragazzi si comportano da
ribelli solo per andare contro i genitori o contro "il sistema”, prendono a
cuore i disagi delle fasce più povere e deboli della nostra società,
disprezzando quelli che loro chiamano borghesi, dimenticandosi che nemmeno a
loro manca nulla e senza aver mai saputo che cosa significhi avere fame».
Più tardi giungono i genitori delle ragazze e così il direttore le convoca nel
suo ufficio. Quando entrano le due ragazze il direttore le fa sedere davanti a
un bel bicchiere di Cedrata Tassoni per metterle a loro agio e poi vi presenta:
«La
signora e il signore sono della polizia. È successa una cosa terribile e
reputano che voi possiate essere d'aiuto... alle indagini...»,
la voce gli si strozza in gola, capisci che è estremamente turbato
per la morte della ragazza, e le due amiche impallidiscono, per poi scoppiare in
lacrime tra le braccia dei genitori quando apprendono che la loro amica Susanna
è mancata.
È difficile, ma con un po’ di pazienza riuscite a farle parlare.
Entrambe hanno visto Susanna per l'ultima volta ieri pomeriggio, fuori da
scuola. Si erano fermate ad un bar a prendere una bibita, poi lei è andata
via... doveva scappare, aveva detto, e l'hanno vista salire a bordo di una
macchina sportiva rossa.
Purtroppo non avevano mai visto prima quella macchina e lei
aveva taciuto su quell'appuntamento.
«Stava
scrivendo una tesina per l'insegnante di filosofia, era il suo lavoro in vista
della maturità»,
dice Laura. «So
che ci teneva molto e che stava cercando qualcuno che potesse aiutarla a
completarla».
«Che
genere di tesina?».
«Sulla
follia»,
risponde Marisa. «Ma
non sappiamo con chi doveva vedersi, non ce ne ha mai parlato, davvero...».
Le ragazze sono proprio allo stremo, le ringrazi e chiedi ai genitori di
portarle in centrale per una deposizione non appena se la sentiranno.
Vai al 64.
«È stata violentata?».
«Non ho
trovato tracce di liquido seminale, ma l'hanno ripulita così accuratamente che
non posso esserne sicura al cento per cento».
«Hai mai
visto una cosa del genere?»,
chiedi, rinunciando alla formalità del "lei".
«Sinceramente?
No. Mai»,
la dottoressa si leva i guanti e va a lavarsi le mani.
«Ti sarai
fatta qualche idea...».
«Non
ancora».
«Allora
aiutami. Se non sbaglio in alcune religioni pagane non vengono estratte le
interiora del defunto?».
«Ti
riferisci agli antichi Egizi?».
«Ad
esempio».
«Sì, è
così. Forse abbiamo a che fare con un delitto rituale.
Ma non chiedermi quale religione abominevole permetta di fare una cosa del
genere ad una ragazza».
Hai ottenuto l'indizio D.
Se hai l'indizio B, vai al 72.
Altrimenti vai al 151.
«D'accordo, vai ad
interrogare il netturbino e poi fammi sapere».
«Vado...».
L'ispettrice Frezzante si allontana, mentre tu continui a seguire
il lavoro degli agenti. Il corpo della ragazza è pallido, qua e là risaltano
lividi e ferite, molti dei quali si trovano nella zona pubica e sul petto. Forse
quei bastardi l'hanno violentata prima di ucciderla. Una volta una scena come
questa ti avrebbe dato il voltastomaco e ti avrebbe riempito il cuore di
tristezza, ora invece non provi che apatia ed una rabbia profonda.
Mentre i portantini dell'ambulanza stanno per portare via il cadavere, vedi
Maura tornare con il suo taccuino aperto:
«Il netturbino non è
stato molto di aiuto, Francesco. Si chiama Luciano Rossi. È arrivato qui poco
dopo le 5, ha visto il vagone aperto e ha trovato il corpo della ragazza. Dice
che ci sono dei barboni che ogni tanto vengono a dormire in questi vagoni
abbandonati».
«Prendi
un paio di agenti e vai ad interrogarli, saranno qua nei dintorni».
«Subito...»,
la lentezza esasperata della parola che contrasta con il concetto sottostante.
La guardi perplesso, mentre si allontana con un paio di agenti
in cerca di testimoni.
Vuoi fare qualche domanda al dottor Cassinelli? Vai al 116.
Altrimenti puoi raggiungere la Frezzante al 60.
Riesci a stare dietro a questo pazzo e la Frezzante al terzo
colpo riesce a centrare una delle gomme posteriori. La Fiat 850 sbanda di colpo,
il bandito non riesce più a controllarla e va a schiantarsi contro delle
automobili parcheggiate lungo la strada.
Fermi immediatamente l'auto e scendete con la pistola in pugno, mentre una
piccola folla di curiosi si avvicina.
Raggiungi il lato del guidatore, il bandito è svenuto con la testa sul volante.
Apri la portiera e lo tiri fuori con forza: «Svegliati!
Svegliati, bastardo!», gli gridi, schiaffeggiandolo. Si
tratta di un ragazzo che non avrà neanche ventanni, il volto magro e capelli
neri ricci, una faccia conosciuta ti sembra.
Il bandito apre gli occhi, stordito, con del sangue che gli cola dalla fronte.
«Io... portatemi in ospedale... in ospedale...»,
si lamenta.
«Ah no!», lo prendi per il
bavero, «tu ora vieni con me».
Lo tiri in piedi, Maura lo ammanetta e lo caricate in macchina.
«Che si fa adesso?», ti chiede la Frezzante.
«Niente, lo portiamo alla centrale. Che altro ti aspettavi?».
«Beh, forse una volta l'avresti torchiato subito
per farti dire i nomi dei complici e saresti finito dritto in banca a finire il
lavoro».
«Stiamo seguendo un altro caso, Maura. C'è già del personale
sul posto, noi abbiamo fatto anche troppo».
Riparti senza troppa fretta, mentre la collega comunica alla
radio, piuttosto sorpresa dal tuo atteggiamento.
«Qui Auto 55, abbiamo preso l'autista della banda,
rientriamo alla centrale».
«Qui centrale, ricevuto».
Vai al 152.
Raggiungi l'ufficio di Cassinelli e gli domandi se ha potuto
trarre delle conclusioni dalle sue indagini.
«Non del tutto», sospira il
collega; capisci che c'è qualcosa che non va, Cassinelli non è mai stato
così abbottonato, sembra che il delitto lo abbia scosso.
La cosa non ti tranquillizza e gli manifesti i tuoi dubbi.
Lui ti guarda con aria un po' sconsolata: «A dir la
verità, commissario, mi sembra un delitto insolito. Questa non è la solita
ragazza che scappa di casa e fa un brutto incontro. E l'omicidio... beh... il
patologo saprà dirle di più, ma credo che la morte sia sopraggiunta per il
taglio della gola... solo che...».
«Cosa?».
«Non lo so... è tutto così strano... ci sono ferite e
lividi, ma non ho trovato tracce di lotta, come se non si fosse difesa... e non
ci sono colpi in testa da far pensare ad uno svenimento da trauma, ci sono
parecchie cicatrici qui sull'addome e sui polsi... e poi... è decisamente
anomalo il modo in cui è stata abbandonata».
«Sì, mi ha detto l'ispettrice Frezzante che è stata
incaprettata...».
«No, non è esatto...».
«Cioè?».
«Per incaprettamento intendiamo quando polsi e
caviglie della vittima vengono tirati dietro la schiena, facendo passare al
tempo stesso la corda intorno al collo, cosicché la vittima si strangola da
sé, se intende divincolarsi.
Qui invece è tutta un'altra cosa. L'hanno appesa a testa in giù, commissario,
per un piede, mentre l'altra gamba era piegata in modo che il secondo piede
toccasse il ginocchio della gamba appesa. Ed i polsi erano legati tra di loro
davanti, con le braccia in posizione conserta. Infine abbiamo il telo di nylon e
il letame.
Mi creda, commissario, questo non è omicidio come gli altri».
«A cosa pensi?».
«Non lo so. Forse una vendetta, o un avvertimento. Si
parla tanto di strategia del terrore. Beh, secondo me un omicidio del genere
terrorizza, commissario».
«Già».
Riporta l'indizio C.
Se non sei ancora stato dal patologo, vai all'84.
Altrimenti vai a casa della vittima, al 140.
D'un tratto ti viene in mente una persona che potrebbe
aiutarti nelle indagini.
Ti alzi dalla sedia e prendi il cappotto: «Vieni con
me», dici alla Frezzante.
Lei ti segue a ruota: «Dove andiamo,
commissario?».
«A trovare una che forse sa qualcosa».
Raggiungete in macchina un ristorante nella zona di Ortica, ci sono un paio di
brutti ceffi all'ingresso, che tuttavia vi lasciano entrare senza problemi.
«Ma questo...», mormora la
Frezzante,
riconoscendo il posto.
«È il ristorante della Polacca»,
concludi la frase. «Questa è zona sua, non può non
sapere qualcosa».
Milena Velba, detta la Polacca, è stata per molti anni una piccola
(si fa per dire)
gangster di città, arrestata più volte per rapina a mano armata, estorsione,
minacce e
violenza privata.
A fine anni '60 aveva fatto parte di alcuni gruppi di estrema destra, come il Fronte Nazionale di Valerio Borghese. Non è mai stato provato che avesse preso parte ad attentati o a stragi, ma le sue molteplici conoscenze in ogni ambiente l'avevano resa comunque un elemento fondamentale della catena.
Dopo la strage della Questura di Milano dell'anno scorso, ha contribuito alle indagini del giudice istruttore Lombardi, rivelando che la matrice dell'attentato non era riconducibile, come inizialmente creduto, a un pazzo anarchico isolato, ma recava la firma dei soliti servizi deviati e di alcuni gruppi di estrema destra.
Grazie a questo tipo di aiuto si è guadagnata degli sconti di pena che le hanno permesso di uscire di prigione ancora abbastanza giovane e di dedicarsi alla gestione del suo ristorante.
Sia il luogo di ritrovamento del corpo della ragazza che la sua abitazione non sono poi così distanti da qui, e forse lei saprà dirvi qualcosa.
La Velba non ha niente a che vedere con la sensuale classe della Frezzante,
ma è lo stesso una bella donna, della tipologia "polacca" (appunto), con un
grosso seno letteralmente da vacca, il fisico sfondato e altre amenità che la
rendono una vera cessa.
«Commissario, che piacere; e che piacere incontrare
sua moglie...», vi accoglie con un
sorriso smagliante; indossa una tuta sportiva elastica, che le ingigantisce il
seno, gigante di suo.
«È un onore avervi nel mio modesto ristorante».
«Vacci piano con le lusinghe, Polacca, siamo qui per
lavoro».
«Commissario, lei mi offende, sa benissimo che ora
sono una donna nuova, onesta e pulita».
«Certo, come la mia biancheria il venerdì sera».
I gorilla accennano ad una reazione, ma la Polacca li ferma: «Tranquilli,
ragazzi, al commissario piace scherzare. Ci conosciamo da tanto tempo. Venite,
venite pure, andiamo nel mio ufficio a parlare».
Tu e la Frezzante seguite la Polacca nel suo ufficio, mentre un aroma
stuzzicante di carne arrosto giunge dalla cucina.
«In cosa posso servirla, commissario?»,
domanda, mettendosi comoda dietro la scrivania.
«Quello che sto per dirti è strettamente riservato e
se ci aiuterai farò in modo che la guardia di finanza non passi a trovarti per
un bel pezzo».
«È sempre un piacere fare affari con lei, commissario...»,
risponde la Velba, in modo ironico.
«Si tratta dell'omicidio Melandri, la ragazza che
abbiamo trovato morta alla stazione di Lambrate».
«Oh sì, ho sentito. Terribile, terribile».
«L'omicidio è decisamente insolito e sia
la scientifica che il medico legale sono dell'opinione che ci sia qualcosa di
strano sotto.
Non possiamo escludere che si tratti di un omicidio rituale. Alla
ragazza è stata tagliata la gola, e poi le hanno asportato le interiora e tutto
il sangue».
«Beh, commissario, così mi fa perdere l'appetito».
«Il corpo è stato trovato alla stazione, a pochi
chilometri da qui, la ragazza abitava in viale Argonne, sempre a pochi
chilometri da qui.
Questa è la tua zona: saprai dirci qualcosa...».
La Polacca unisce i palmi delle mani portandoli alla bocca,
con fare riflessivo: «Uhm... sono tempi difficili,
commissario, anche per una come me. Una volta c'era un codice tra noi
criminali: questo è il mio territorio, quello è il tuo, tu rispetti me e io
rispetto te. Ora invece siamo pieni di pazzi anarchici che mettono bombe nelle
stazioni, di banditi sbarbati che rapinano banche uccidendo chi gli capita a
tiro, e siamo arrivati anche a bande di pazzi drogati che vivono solo per odiare
e uccidere».
«Che intendi?».
«C'è un nuovo gruppo in giro. Nessuno ha ben capito
chi siano o quanti siano. Sono dei pazzi furiosi, delle belve scatenate, che
uccidono per il gusto di farlo, che praticano il voodoo e bevono il sangue delle
loro vittime.
Gente con cui è meglio non avere niente a che fare...»,
capisci che anche la Polacca è turbata da questi individui e la cosa ti
preoccupa.
«Li hai conosciuti? Sai dove stanno?».
«No, non li conosco, non fanno parte dei Nuclei Armati
per la Rivoluzione o di altri gruppi di estrema destra conosciuti. Sono un gruppo nuovo».
Hai ottenuto l'indizio G.
Se in precedenza hai ottenuto anche l'indizio B, vai al
91.
Altrimenti vai al 119.
Non appena Grazia ti vede all'uscita di scuola, ti corre incontro e tu la prendi tra le braccia, sollevandola. La tua bimba ti dà un lungo abbraccio.
«Sei stata brava a scuola?»,
le domandi, mentre la rimetti a terra, prendendola per mano.
Passi il resto del pomeriggio con la bambina, la porti in un bar del centro a
bere una cioccolata, le compri un braccialetto di Minnie ad una bancarella, poi,
quando sono le 19, l'accompagni a casa di sua madre, nel tuo vecchio
condominio.
Vai al 5.
«Digli che ci
lanciamo all'inseguimento».
Mentre svolti bruscamente rischiando di scontrarti con le auto dei passanti,
Maura comunica la tua decisione alla centrale.
Spingi l'Alfa a tutta velocità lungo la circonvallazione interna, bruciando semafori rossi, schivando automobili che vengono in senso contrario e zigzagando tra quelle che viaggiano nel tuo stesso senso di marcia. Le ruote stridono ad ogni tua brusca sterzata, e consumi le gomme senza alcuna remora, mentre bruci più benzina possibile premendo il pedale dell'acceleratore a fondo.
Ben presto odi l'eco dell'autopattuglia che vi precede,
lanciata all'inseguimento della Fiat 850 verde. L'autista della banda è molto
abile e schiva anch'egli le vetture ed i passanti lungo la strada. D'un tratto
svolta in una via laterale e voi gli andate dietro. Con una incoscienza
disarmante la Fiat 850 si lancia in una serie di vie in giorno di mercato
rionale: suonando il clacson all'impazzata il bandito investe bancarelle, mentre
i passanti schivano all’ultimo istante, casse di frutta saltano per aria…
arrivano anche pesce fresco, formaggi e fustini di Ava Lavatrice sul cofano ed
il parabrezza della tua auto, mentre lo inseguite tra il terrore delle persone
che assistono alla scena.
Finalmente ritornate su una strada di percorrenza, e la Fiat comincia a compiere
svolte continue e brusche che mettono a dura prova le sospensioni e le gomme
delle vostre macchine; d'un tratto si infila in un vicolo tirando giù un
cartello di lavori in corso.
Il bandito raggiunge la fine del vicolo ma delle transenne
bloccano l'uscita, c'è solo lo spazio per i pedoni ed i motocicli.
«Ormai è in trappola»,
esclama la Frezzante.
D'un tratto però vedi il bandito spostarsi verso il marciapiede in modo brusco,
riuscendo poi a sfrecciare via a tutta velocità.
«Dannazione!», imprechi.
Ora tocca a te,
vediamo cosa sai fare.
Vai al 137.
Torni a casa con la tua macchina e ti fai seguire dalla Frezzante con l'Alfa Giulia della polizia, poi insieme raggiungete la centrale.
Sono quasi le otto del mattino e la città è nel pieno del suo traffico mattutino, tra persone che si recano al lavoro e chi accompagna i figli a scuola. Per un attimo ti sembra di vedere Linda che tiene per mano Grazia mentre attraversa la strada, ma è solo un'impressione: sono una donna ed una bambina che non hai mai visto.
«Pensa la sensazione di sentirti
svuotare delle tue budella...» mormora la Frezzante, con la mascella leggermente in fuori.
«Ti auguro di non doverla provare mai.
E comunque la ragazza era già morta in quel momento».
Si volta e ti guarda, perplessa.
Il seno che le formicola nella camicetta.
Continui a guidare, rassegnato, cercando di concentrarti sulla
strada.
Parcheggiate nel cortile interno della centrale e vi avviate verso l'ufficio del
commissario capo. Come al solito qui è un marasma, tra gente che viene a
sporgere denunce e delinquenti che vengono scortati dagli agenti per essere
ascoltati. Mentre passi, gli agenti ti salutano, manifestando la propria
soddisfazione nel rivedere il commissario Sparanero di nuovo al lavoro.
Bussi alla porta del commissario Merli e ti viene risposto di entrare.
«Avanti, avanti», Merli si
alza dalla poltrona della scrivania, «accomodatevi».
«Signor commissario...»,
lo saluti formalmente mentre ti siedi di fronte a lui.
La Frezzante si siede al tuo fianco.
«Ho dovuto fare molte pressioni per riaverti in
squadra, sai?», ti dice Merli. «Al
sostituto procuratore D'Elia pulsano le vene delle tempie solo all'udire il tuo
nome. Non apprezza i tuoi metodi e non nasconde il suo disprezzo. Ma grazie
anche all'intervento del questore e al tuo record di arresti, mi hanno permesso
di reintegrarti», rivolgendo un'occhiata all'ispettrice
Frezzante, Merli lascia intendere che in pratica funge da garanzia per D'Elia, di cui forse è
anche la cocchetta.
«Allora la devo ringraziare».
«No, commissario, non mi basta. Mi devi promettere che
non agirai più di impulso, ma che seguirai la legge. I criminali devono essere
arrestati, non uccisi. Devono essere consegnati alla giustizia e non al
becchino, dannazione!».
Senti chi parla, pensi. Adesso è cambiato, si è messo dietro una scrivania, ma prima...
Alla fine, però, anche Merli è finito nella rete del sistema. E adesso si mette a pontificare sulle procedure, facendo un favore alla massoneria, che ha inventato quelle procedure per tenere tutto fermo e seminare il terrore nella popolazione.
Ci vada lui con il procuratore D'Elia a stanare
quei macellai egizi...
Se ieri sera hai ucciso un malvivente, vai al 79.
Se l'hai arrestato senza uccidere nessuno, vai al 108.
Se invece sei stato a casa, vai all'8.
Esci
di casa, un condominio popolare di via Rombon, nella periferia orientale di
Milano, per andare dalla tabaccaia.
C'è poca gente in giro e la cosa non ti sorprende: sono giorni insicuri, questi,
e le persone hanno paura ad uscire di casa con il buio.
Anche questa è una sconfitta della polizia, che non è in grado
di proteggere né di rassicurare i cittadini.
Arrivi al piccolo bar tabacchi. Ci sono solo due persone sedute ad un tavolino a
bere del Punt e Mes.
Ti avvicini al bancone e chiedi un pacchetto di sigarette.
Senza dire una parola, la bella tabaccaia ti porge il pacchetto.
Neanche lo guardi.
Perché guardi lei.
Kelly Madison è sopravvissuta a 23 coltellate,
di cui non poche mortali...
A Roma era chiamata
l'Americana, per il suo stile di vita eccessivo, costoso e da troia.
Ha qualche anno più di te, ma si presenta in ottime condizioni. È sola, e sarebbe un grosso colpo.
Se proprio devi prendere le sigarette, perché non riesci a smettere, lo fai da
lei. Un pacchetto per volta, così torni spesso. Una volta al giorno, in pratica.
Kelly incassa un mucchio di soldi, perché è ancora molto bella e la sua
camicetta all'americana, sbottonata in maniera aggressiva, si fa notare facilmente,
anche dai clienti occasionali, che si segnano la tabaccheria e ci tornano appena
possono.
Hai preso qualche informazione, da buon poliziotto.
Fa parte del tuo lavoro.
E talvolta è più piacevole del solito.
Lasci i soldi ed esci, salutando con deferenza.
Appena sei fuori dal bar, prendi una sigaretta e l'accendi distrattamente, dai
una boccata e senti una disgustosa sensazione in bocca, sputi in terra e guardi
il pacchetto delle sigarette: Alfa.
Sono almeno due anni che Kelly ti dà sempre un pacchetto di MS.
Ti volti e vedi che qualcuno sta attaccando da dietro la porta a vetri del bar
il cartello "Chiuso", mentre gira la chiave.
Qualcosa non va.
C'è un telefono pubblico a pochi passi: vuoi avvisare la polizia (12), oppure
vuoi vedere da te cosa sta succedendo (102)?
Non è facile staccarsi da lei, lo ammetti; specie quando non
porta il reggiseno e i capezzoli si stampano sulla
camicetta...
Mamma mia, che storia...
La morte prematura di una ragazza diciottenne e l'esplosiva vitalità di questa quarantottenne ancora perfetta contrastano fra loro in maniera cinica.
Esci dalla stazione ed in piazza Bottini la vedi, insieme agli
agenti, mentre sta parlando con alcuni senzatetto.
«Saputo nulla?».
«No, niente. Dicono di non aver
visto niente».
«Non ci credo... adesso li faccio cantare
io».
«Ehi, un momento...», ti sussurra. «Niente colpi di testa,
sei appena rientrato in servizio...».
La Frezzante ti ricorda i patti, ma non sei sicuro di riuscire a
trattenerti.
Se vuoi provare ad offrire loro del denaro, vai al 129.
Se invece intendi intimidirli, vai al 32.
«Abbiamo già
identificato la vittima», il commissario ti porge una
scheda. «Si chiama Susanna Melandri, di 18 anni, abita
in viale Argonne. Il padre ha denunciato la scomparsa ieri sera, non vedendola
tornare a casa».
«Poveraccio».
«Cos'altro avete scoperto alla stazione? Per caso
avete altri indizi? Altri testimoni? Supposizioni? Dannazione, tra poco avrò una
pletora di giornalisti che mi chiederanno cosa ci facesse il cadavere nudo di una
ragazza di diciotto anni dentro un vagone dismesso alla stazione di
Lambrate, qualcosa dovrò raccontare».
Se hai riportato l'indizio A, vai al 43.
Se hai riportato l'indizio B, vai al 127.
Se non ha ottenuto nulla, vai al 95.
«Possiamo parlare
con il professore di filosofia di Susanna?»,
domandi al direttore; lui annuisce e fa chiamare il
professore.
Arriva un altro sacerdote, vestito con la tunica dei salesiani, il quale viene
informato della morte di Susanna.
«Oh mio
Dio, è terribile»,
esclama turbato.
«Sappiamo
che stava lavorando ad una tesina di filosofia, non possiamo escludere nulla,
nemmeno che dovesse incontrarsi con qualcuno per completare il lavoro e che
forse si sia fidata della persona sbagliata».
«Voi
credete che... oh cielo...»,
il sacerdote si siede, pallido in volto.
«Non mi aveva ancora
consegnato nulla, ma sembrava soddisfatta del proprio lavoro. Per cominciare le
avevo consigliato l'Elogio della follia, di Erasmo da Rotterdam, ma poi non
saprei dire davvero come abbia proseguito il suo lavoro... anzi no...
aspettate...»,
il salesiano chiude gli occhi, sforzandosi di ricordare.
«Mi ha
parlato di un capitolo della tesi. Aveva un nome strano, particolare, in lingua
straniera, non mediterranea, direi più nordica o slava, non so».
«E perché
avrebbe dato un titolo del genere ad un capitolo?».
«Non
saprei, doveva essere il titolo di un libro o di qualcos'altro
che aveva letto e che riteneva importante per la tesina».
«Grazie».
Hai ottenuto l'indizio F.
Uscite dall'istituto che è mezzogiorno passato, andate in un bar a mangiare un
panino.
C'è una TV accesa dietro al bancone e vedi che il telegiornale
apre proprio con la morte della ragazza, suscitando mormorii di disappunto e
orrore tra i presenti.
Vai al 133.
Non ti fidi di questi individui, potrebbero benissimo avere delle pistole.
E poi vuoi fare colpo su di lei.
Entri, spalancando la porta, pronto a far fuoco:
«Fermi, polizia!», urli, con
il dito già sul grilletto.
I due criminali, colti di sorpresa, si voltano, uno mettendo una mano dentro la
giacca, l'altro impugnando il coltello.
Vai al 19.
La Frezzante è rimasta silenziosa finora.
Avverti una certa elettricità tra le due, qualche sguardo troppo fugace.
In effetti hanno molto in comune: sono due grosse troie, due super cesse.
Maura è distinta e perfetta, Nada grossolana ed eccessiva, ma entrambe hanno carne, cazzimma e facce da grosse zoccole.
Del resto in questa strana storia te ne ritrovi pressoché circondato: Kelly e Milena non sono certo da meno.
«Siamo abbastanza sicuri che la vittima frequentasse il vostro tempio. Stava scrivendo una tesina per la scuola, e dai pochi indizi che abbiamo troviamo delle corrispondenze con alcuni artisti... se così può dirsi... molto seguiti in questa casa».
«Colgo una certa ironia
nella sue parole, commissario, ma gli artisti che in qualche modo confluiscono
nella corrente New Age sono davvero tanti e in costante crescita, quindi
comprendo che vi possano essere
delle coincidenze che vi portino a pensare che quella povera ragazza
frequentasse la nostra casa. Non lo escludo, come ho detto, non lo escludo».
«Facciamo che le mostro
nuovamente la foto e lei la guarda meglio».
«D'accordo».
Dai nuovamente la foto di Susanna alla Giansanti, che la prende e la guarda meglio:
«Sì, sì. Guardandola
bene direi di sì. L'ho già vista».
«Si ricorda quando è
stata l'ultima volta?».
«Non saprei, come vi ho
detto qui vengono parecchi ragazzi... non conosco tutti personalmente».
«Nemmeno quelli a cui
dà dei passaggi?».
«Talvolta ne prendo su
un gruppo intero, per ottimizzare i tempi, non è detto che li conosca tutti».
Scrivi che hai ottenuto l'indizio L.
Vai al al 9.
«Sparanero»,
rispondi con tono assonnato.
«Commissario,
sono Garcovich. È stato ritrovato un cadavere nei pressi della Stazione di
Lambrate. È richiesta la sua presenza».
«Garcovich...
sono stato sospeso, ricordi?».
«Sì,
signore, ma ho avuto ordine diretto dal commissario capo Merli di chiamarla. La
sospensione è stata sospesa, se mi permette il gioco di parole.
C'è solo una condizione, signore: dovrà fare coppia fissa con
l'ispettrice Frezzante e dovrà sempre consultarsi con lei, prima di agire.
L'ispettrice ha un carattere più accomodante del suo, signore, perciò il
commissario Merli avrà meno problemi con i suoi capi, se procederà in questo
modo».
Non che questo sia un gran sacrificio, pensi.
Prima della sospensione, avevi già lavorato con l'ispettrice Maura Frezzante.
Ti chiedevi spesso come mai te l'avessero assegnata, visto che
è un gran pezzo di fica e molto probabilmente la poliziotta più bona d'Italia.
In genere hai sempre lavorato con degli sgorbi grammaticali, mentre qui siamo
alla pura calligrafia.
Certo, non ha tanta voglia - a differenza tua - di farsi bucare la buccia, ma
c'è da capirla. Sa dei tuoi problemi in famiglia, ma non ha lasciato aperto
nemmeno uno spiffero.
Coppia professionale e niente altro.
Spinto più che altro da curiosità maschile, avevi sbirciato nel suo curriculum,
trovando parecchi buchi. Il passato professionale della Frezzante è alquanto vago,
sebbene sia bella sveglia e operativa più di un uomo.
Stavolta dovrai stare al suo guinzaglio, a quanto sembra.
Il segugio e la padrona dal guinzaglio corto: sembra questa la storia.
Almeno, però, la padrona merita tutte le coccole possibili.
Tiri su il busto sbadigliando, tenendo la cornetta tra la testa ed il collo.
«D'accordo. Arrivo subito… oh, però
per oggi basta giochi di parole. Ci siamo capiti?».
«Certo, commissario! Non dubiti».
Riattacchi il ricevitore e ti alzi dal letto stiracchiando i muscoli, poi vai in
bagno a darti una lavata.
Arrivi sgommando con la tua A112 alla stazione di Lambrate in pochi minuti: non
sono ancora le sei e la città si sta svegliando.
Nei pressi della stazione ci sono due auto della polizia e un’ambulanza.
Un agente ti scorta sul luogo del ritrovamento, nei pressi dei
binari della ferrovia ad alcune centinaia di metri dalla banchina, in una zona
di vagoni dismessi, in mezzo alle sterpaglie, ai bidoni arrugginiti e a
materiali di risulta.
Ci sono già i colleghi della scientifica per le foto e le rilevazioni, poi
spunta anche l'ispettrice Frezzante: «Salve, commissario»,
ti saluta convenzionalmente.
«E bentornato».
«Grazie.
Così hanno annullato la mia sospensione, eh?».
«Tanto meglio, no?», ti guarda, facendoti capire che il vero commissario è lei.
Ti avvicini al vagone: «Chi è la
vittima?».
«Una
ragazza di diciotto anni, legata, incaprettata e avvolta in un telo di plastica.
Il medico legale ci dirà se è morta prima o dopo essere stata legata».
«Come è
stata uccisa?».
«È
difficile dirlo, è piena di lividi: forse per un colpo alla testa o per asfissia».
«E che diavolo è
questa puzza?».
«Letame».
«Letame?».
«Lo hanno
gettato sul corpo».
«Gesù...
questa città è piena di pazzi»,
commenti acidamente tra i denti,
«ma la Questura
preferisce che vengano dati venti uomini di scorta ad ogni politico, piuttosto
che metterli nelle strade a pattugliare e a difendere i cittadini. Diciotto
anni… maledetti... che altre informazioni abbiamo?».
«Aspettiamo
che il dottor Cassinelli abbia terminato il lavoro, commissario...»,
sfumando l'ultima parola con un lieve accento ironico; d'altra parte, c'è chi
alle belle donne perdona tutto, e tu sei fra questi.
La Frezzante indica l'ufficiale della scientifica che con i suoi
uomini sta prendendo i campioni di rito, mentre un agente scatta le foto al
cadavere e al vagone ed un altro prende appunti su un taccuino.
Rimani in silenzio a guardare: il cadavere della ragazza è ancora avvolto nel
sacco di plastica trasparente, ma quando gli uomini della scientifica l’aprono,
distogli l’attenzione dal vagone per un attimo... una ragazza di diciotto
anni... diavolo...
Mentre ti sposti nell’erba alta ti senti pungere ad un caviglia, alzi il piede
d’istinto e trovi il gambo spinoso di un fiore che ti ha punto. Lo stacchi dalla
caviglia e lo getti via, imprecando contro le rose che non sono mai senza spine.
E ne hai una dimostrazione in carne e ossa, accanto a te. Anzi, in carne e
tette.
«Chi ha
trovato il corpo?», le
domandi.
«Quel
netturbino laggiù»,
Maura indica un uomo sui sessant’anni con dei baffi neri e pochissimi capelli in
testa, visibilmente scosso, assieme ad un paio di agenti.
«Allora, che si fa?», le chiedi, stando al gioco.
«Il commissario sei tu, ma se vuoi, ti vado a
interrogare il netturbino», il "tu" è l'unico progresso che hai ottenuto finora;
ma anche per quello c'è voluto del tempo.
Se vuoi interrogare il netturbino di persona, vai al 132.
Se invece ordini alla Frezzante di interrogarlo, mentre tu resti qui ad attendere
che la scientifica abbia finito, vai al 28.
«Dei testimoni affermano di aver
visto due individui portare il corpo della ragazza nel vagone in cui è stata
ritrovata. Ed avevano al collo un simbolo, una stella a sette punte con un
cerchio e delle croci al suo interno. Forse ci troviamo davvero di fronte ad un
gruppo esoterico che compie dei delitti rituali».
«Ecco un altro motivo per non dormire la notte»,
risponde intimorita la dottoressa; poi ti guarda negli occhi:
«Questo non è delitto come gli altri, Francesco. Devi
trovare l'assassino, e devi trovarlo subito».
Annuisci: «Farò del mio meglio».
Se sei già stato alla centrale, vai al 21.
Altrimenti la raggiungi al 51.
«Questa storia comincia a mettermi i brividi, Francesco...», ti confessa la Frezzante, in tono melodrammatico, mentre siete diretti alla centrale.
Tuttavia non ti convince affatto.
Vorresti risponderle - come hai fatto con la Polacca poco fa - che "la parte della poliziotta spaventata non ti si addice", ma preferisci evitare le polemiche: per quanto ti sia stata imposta, è pur sempre la migliore imposizione possibile, pertanto non hai alcun interesse a togliertela di torno. Fin quando ti rimane vicino, c'è ancora qualche possibilità di aprire una crepa nel muro.
«Diavolo, se una come la Polacca ci
va cauta con tipi del genere, forse è davvero il caso di non averci niente a che
fare...», insiste. Ma sembra più intenzionata a spaventare
te, che non realmente intimorita ella stessa.
«Siamo poliziotti, Maura, è nostro dovere averci a che
fare».
«Sì, lo so, l'ho detto così... per dire...».
«Dobbiamo scoprire che posto è questo "Det Som Engang
Var", e farci dare un mandato».
«Ma il procuratore non ci darà mai il mandato su una
confidenza della Polacca».
«Allora faremo senza.
A meno che... non sia tu a chiederglielo...», stavolta una punzecchiatura ci sta tutta.
La Frezzante aggrotta gli occhi grigi, ma non risponde.
Tornate alla centrale e vi mettete subito al lavoro.
Passi l'intero pomeriggio a fare ricerche di ogni genere, ma
non trovi nulla che porti un nome del genere.
Quando sono le 16, Maura ti ricorda che devi andare a prendere tua figlia a
scuola, scatti in piedi dalla sedia e voli nel parcheggio della centrale a
prendere l'automobile.
Vai al 41.
Il bandito ti è già addosso, ma non ti lasci intimorire: spari il secondo colpo, quasi a bruciapelo, e lo colpisci in pieno petto.
Il criminale emette un grido soffocato e cade a terra, col sangue che sgorga dalla pancia e dalla bocca.
Il suo compagno, ferito ad un braccio, sta cercando di aprire
la porta a vetri per fuggire, ma tu sei già su di lui, lo afferri da dietro e lo
fai cadere sul pavimento, e dopo averlo immobilizzato con un ginocchio sul
collo, gli punti la pistola alla testa: «Resta dove
sei».
«Maledetto, maledetto sbirro!»,
grida il bandito. «Hai ucciso un ragazzo!».
«Avanti, continua, ed il conto dei morti salirà a due».
Il bandito si acquieta, gemendo per il dolore al braccio, mentre senti le sirene
della polizia ormai in arrivo.
Dici alla tabaccaia di aprire la porta a vetri e dopo un minuto arrivano dei
colleghi con le loro Alfa Giulia verdi.
«Commissario!»,
esclama un agente, riconoscendoti.
Ti alzi, rinfoderando l'arma: «Questo arrestalo,
ma attento a non sporcarti: è ferito a un braccio».
L'agente ammanetta il bandito che si lamenta per il dolore e poi lo fa alzare.
Un secondo agente è vicino all'altro criminale, riverso in una
pozza di sangue: «Quest'altro invece non ci darà più
problemi: è arrestato per sempre.
Prendete le testimonianze della barista e del portiere, o
sbattono dentro me...»,
ordini agli agenti. «Invierò domani il mio rapporto».
«Bene, commissario»,
rispondono.
Kelly si avvicina per ringraziarti.
Dopo quello che ha passato a Roma, questo episodio è poca cosa
per lei: «Grazie,
commissario; quei due mi avevano proprio stancato, erano mesi che mi
chiedevano soldi... gli ha dato una bella lezione. Se posso fare qualcosa
per lei...».
Gli porgi il pacchetto di Alfa, scandendo bene la richiesta: «Un
pacchetto di MS... grazie».
«Subito, commissario...».
«Magari ci prendiamo una birra, quando ti va...».
«Perché no...».
Una decina di minuti più tardi rincasi, e dopo una doccia vai a dormire.
La serata non è poi andata tanto male.
Una telefonata poco prima dell'alba ti sveglia.
Vai al 71.
La stanza è la piccola camera di un'adolescente con il poster di Burt Reynolds appeso alla parete e vari ninnoli e pupazzi.
È una stanza molto ordinata, c'è una scrivania con i libri di scuola, i quaderni e le penne. Negli armadi trovi solo vestiti, niente di anomalo.
Ti sorprendono però le letture della ragazza: invece dei romanzi
d'amore che ti aspettavi, trovi sul comodino libri come La coscienza di Zeno,
di Italo Svevo, o l'Elogio della follia, di Erasmo da Rotterdam...
probabilmente libri che stava leggendo per la scuola.
Vai al 22.
«Ho saputo della tua azione di ieri sera, per fortuna avevo già ottenuto la fine della tua sospensione, altrimenti saresti ancora a casa.
Dovevi per forza ucciderlo quel disgraziato?
E poi tutte quelle battute macabre, da
spaccone, alla presenza di giovani agenti ancora freschi d'Accademia...».
«Sì, giusto fresconi, infatti.
Comunque quel tale se l'è cercata, commissario. Poteva scegliere… ma ha fatto la scelta sbagliata».
«Bah... sembra sempre che tu abbia
ragione. Comunque stamattina il procuratore è andato su tutte le furie, ma hai
salvato la tabaccaia e questo ha giocato a tuo favore. Ad ogni modo d'ora in
avanti ci devi andare con i piedi di piombo.
Ho dato ordine all'ispettrice Frezzante di farmi rapporto sulla tua disciplina, è
la condizione richiesta dal procuratore e non ho potuto rifiutare».
«Sta bene».
«Ora che abbiamo messo le cose in chiaro, veniamo a
noi».
Vai al 144.
Ti avvicini all'ingresso da dove giunge odore di incenso.
Trovate diversi manifesti e poster appesi su tutte le pareti;
uno in particolare attira la tua attenzione. È un poster relativo a un disco, il cui titolo ti è famigliare: «Det Som
Engang Var…», mormori tra i denti.
«Ti ho trovato».
Hai ottenuto l'indizio K.
Se hai l'indizio E, vai al
167.
Se non lo hai, ma hai l'indizio F, vai al 117.
Altrimenti vai al 134.
Raggiungi l'obitorio in piazza Gorini.
Facendoti largo tra studenti dell'università e inservienti,
raggiungi le sale nei sotterranei dove il patologo, la dottoressa Cattanei, sta
eseguendo l'autopsia del cadavere.
La dottoressa Cattanei è una donna minuta di poco più di quarant'anni. Quando
non indossa il camice veste sempre abiti sgargianti. Un paio ti volte ti ha
chiesto di uscire assieme a bere qualcosa, ma l'idea di avere una relazione con
una donna che per lavoro seziona cadaveri non ti entusiasma. E poi con la
Frezzante vicino, tutte le altre ne escono male, a parte forse l'Americana.
«Ben arrivati», vi saluta la
dottoressa in camice. «Prego, venite, ci sono cose
molto interessanti da vedere...
La ragazza è di circa 17, 18 anni», inizia il medico,
«è alta un metro e 65, ma il corpo pesa solo 38 chili.
Riporta diverse ferite e contusioni... il colpo mortale le è stato inferto qui,
alla gola, un taglio netto, preciso, la ragazza è morta in pochi secondi. E
chiunque sia stato a fare questo scempio ha avuto l’accortezza di pulire e
ricucire ogni ferita».
«Cosa?», domandi stupito.
«La ragazza è stata sventrata, nel suo addome non c’è
più un organo, e nel suo corpo non c’è nemmeno una goccia di sangue. Per questo
il corpo pesa così poco».
Noti che la Frezzante ascolta impassibile, mentre tu sei letteralmente disgustato.
«Come vi ho detto»,
prosegue la patologa, «la ragazza è stata squartata:
vedete qui?», mostra una lunga cicatrice che va
dall’inguine al petto. «È stata sviscerata e poi
l’hanno ripulita e ricucita. Mentre il sangue deve essere stato asportato
rapidamente con delle cannule dai polsi, prima che coagulasse»,
e mostra sui polsi della ragazza i segni di punture d’aghi.
«Le hanno tagliato la gola, e l'hanno sviscerata e dissanguata»,
sintetizzi con voce flebile. «Quale mostro può
aver fatto una cosa simile, e perché?».
«Non credo sia un mostro qualunque»,
risponde la dottoressa. «Qui c’è metodo,
perizia, gli organi sono stati asportati con cura; le ossa, i muscoli, non sono
stati scalfiti, le ricuciture sono perfette. Creda a me, non è un pazzo come
tutti gli altri».
«Che organi ha preso?»,
domandi, ancora sconvolto da quella macabra rivelazione.
«Intestino tenue e crasso, fegato, milza e i due reni,
mentre lo stomaco è intatto, col piloro ben annodato… per questo le dico che è
uno capace».
«Al commissario capo verrà un colpo quando gli
racconteremo di questo scempio».
Ma la Frezzante rimane in silenzio, impassibile, quasi eccitata da quella
professionale macelleria.
«Non ha altro da dirci, dottoressa? Magari qualcosa
sotto le unghie o i piedi».
«Come le ho già detto, è stata lavata accuratamente,
commissario; se c’erano tracce di qualcuno o qualcosa sono state cancellate, io
almeno non ho trovato nulla».
Vai al 25.
Sei in macchina con il motore acceso, ma ancora non parti: «Ripensavo alle parole della Polacca. Ha detto che alcuni membri di quella banda si ritrovano in un certo luogo, e forse frequentano proprio questo tempio, se così può dirsi...».
«La metteresti sotto scorta volentieri, la Polacca, vero?».
«Gran donna... non c'è dubbio».
«Solo perché ha due grosse tette?».
«Anche per quelle».
«Comunque quelli non mi sembrano individui orientati alla pace e alla natura»,
commenta la Frezzante, tornando apparentemente seria.
«No, direi di no.
Potremmo venire qui
di sera e vedere se praticano altro, oltre a quello che la Guru ci ha descritto».
«Ad esempio?».
«Non so, spesso questi gruppi hanno riti di
iniziazione, comprese orge a base di droghe e altre amenità. Se sono legati alla morte di Susanna Melandri, qualcosa la nascondono per forza».
«Potrebbe
essere pericoloso».
«Lo è».
Ingrani la prima e parti: «Ora torniamo alla centrale».
Riporta l'intuizione 4.
Vai al 109.
Mostri
alla Polacca il disegno della stella a sette punte e quella annuisce:
«Sì, sono loro. È il loro dannato simbolo, ce l'hanno
tatuato qui, alla base del collo. Non so cosa diavolo significhi, ma di certo
nulla di buono».
«Dobbiamo trovarli, dacci una mano».
La Velba ti guarda: «Hai una bella moglie e una figlia,
commissario, se non ricordo male. Perché vuoi farlo?».
«È il mio lavoro. È mio dovere fermarli.
Dove
posso trovarli?», glielo chiedi quasi
ringhiando.
«Non saprei dire dove stiano… nessuno lo sa, è questa
la loro forza.
Ma sembra che qualcuno di loro frequenti un posto con un nome particolare: Det Som Engang Var».
«E che diavolo è?».
«Non lo so. Ma posso aiutarvi dicendovi che è un nome
norvegese; significa "Le cose che c’erano" o "Ciò che una volta c’era"».
Hai ottenuto l'indizio H.
Se hai l'indizio F, vai al 2.
Altrimenti vai al 55.
La porta a vetri è oscurata con una tendina e non vedi niente,
ma puoi provare ad entrare passando dal retro.
Corri verso l'ingresso dello stabile e suoni al portiere.
Un uomo di mezza età con i baffi apre la porta con sospetto:
«Sì?».
Mostri il tuo tesserino di polizia: «Commissario
Sparanero, presto, mi faccia entrare, devo entrare dal tabaccaio dalla porta sul
retro».
«Ma… che succede?».
«Forza, non ho tempo per le domande!».
«Certo, certo».
Il portiere è un po’ spaventato, ma ti accompagna nel cortile interno da
dove puoi raggiungere l'ingresso di servizio del bar. «Ecco,
è quello là».
«Grazie. Chiami la polizia e dica di fare in fretta».
«Subito! Oh, mamma… vado subito…».
Mentre il portiere corre in casa, tu estrai dalla fondina la tua calibro 9 di
ordinanza (per fortuna te l’hanno lasciata durante la “sospensione informale”) e
ti avvicini alla porta.
Afferri la maniglia e la giri, la porta si apre.
Vedi un piccolo locale di servizio, con scaffali pieni di bevande, scatole, pacchi di caffè e sigarette.
Sul fondo c'è una porta socchiusa dalla quale senti provenire
delle voci.
Entri e ti chiudi la porta alle spalle.
Ti avvicini alla porta socchiusa, dalla fessura puoi vedere Kelly spinta
contro il suo bancone, mentre i due uomini che erano al tavolino la minacciano
con un coltello...
L'incubo ritorna!
«Avevamo detto centomila»,
intima un malvivente, «cosa sono questi spiccioli?».
«È tutto quello che ho, gli affari non vanno molto
bene», Kelly è costretta a rivivere la sua terribile esperienza.
Il criminale punta l'arma alla gola della donna: «Sono tutte
cazzate. Una come te gli affari li fa quadrare, eccome...
Domani ritorniamo e vedi di farci avere il resto dei soldi o fai una brutta fine, lo sai che non scherziamo».
«Ma sono tanti soldi...»,
si lamenta ancora la tabaccaia, «non posso portare
avanti la mia attività, se mi portate via tutto quel denaro».
«Non sono affari nostri, vecchia troia...»,
risponde il secondo delinquente. «Vedi di trovare i
soldi per domani!», e le rifila un violento schiaffone
in faccia.
È ora di intervenire.
Entri con la pistola puntata, dichiarandoti e intimando loro di abbassare le
armi? Vai al 34.
Oppure entri e spari, cercando di ferirli? Vai al 69.
State
tornando alla centrale quando dalla radio vi informano che è in corso una rapina
a mano armata alla Banca dell'Agricoltura, non molto distante da dove siete voi.
«Rispondi che andiamo», dici
alla Frezzante, mentre accendi la sirena e spingi il pedale dell'acceleratore al
massimo.
«Qui auto 55», dice Maura
alla radio, «ci rechiamo sul posto».
«Ricevuto, auto 55. Ci hanno appena informati che
l'autista della banda sta scappando a bordo di una Fiat 850 sport di colore
verde, è all'interno della circonvallazione interna e sta dirigendosi verso via
Ripamonti, una volante è all'inseguimento».
«Via Ripamonti è qui vicino»,
pensi a voce alta.
Intendi lanciarti all'inseguimento dell'autista della banda? Vai al
48.
Oppure vuoi recarti alla banca ed affrontare i rapinatori? Vai al 138.
«Adesso voglio dare un'occhiata fatta bene alla casa del movimento New Age.
Che ne dici?», chiedi alla Frezzante.
«Vuoi scoprire se nascondano davvero qualcosa?».
«Esattamente».
Vai al 212.
Passi
la mattinata in centrale tra scartoffie e deposizioni inutili, l'unica
nota positiva arriva dall'indagine sulla macchina sportiva rossa.
Dopo aver mostrato una serie di fotografie di vari modelli di automobili alle
due amiche di Susanna, sembrano entrambe riconoscere una Triumph, anche se non sono
in grado di distinguere tra i vari tipi.
In un baleno richiedete alla motorizzazione un elenco di
possessori di Triumph di città e provincia.
Vai al 40.
La Frezzante mostra al commissario capo il
foglietto con il disegno dell'anziana senzatetto: «Ce
l'avevano al collo i due uomini, anche se non abbiamo capito se si tratti di
pendagli, amuleti o di un tatuaggio».
«Sapete se c’è qualche gruppo o gang che faccia uso di
questo simbolo?».
«No, ma possiamo lavorarci. Non è un simbolo comune,
se qualcuno l'ha visto difficilmente se lo dimentica».
«Speriamo di non avere a che fare con un nuovo gruppo
terroristico».
Vai al 14.
«Ho
qui cinquemila lire», dici, mostrando la banconota ai
barboni. «Darò i soldi a chi mi dirà che cosa ha
visto.
È morta una ragazza, ed è stata portata qui in un vagone. Se avete visto qualcosa dovete dirmelo. Avanti, qualcuno vuole guadagnarsi qualche soldo? Chi ha visto qualcosa?».
Vedi che alcuni di loro se ne vanno, altri invece rimangono fermi, sanno bene che questa piccola banconota vale due o tre giorni di cibo.
«Allora?».
I senzatetto si guardano in faccia e finalmente uno di loro, un anziano, si fa
avanti: «Io ho visto qualcosa, commissario»,
la sua voce è tremolante, puzza terribilmente, ma ti sforzi e ti avvicini
all’uomo.
«Cosa hai visto?».
«Due uomini, entrare nella stazione con un grosso
sacco di plastica, nient’altro».
«Due uomini... sapresti descriverli?».
«No, io… io non posso».
«Non puoi o non vuoi? Guarda che me le tengo le
cinquemila».
«Io… io non posso… non ne sono in grado… non so dire
se erano uomini o altro».
«Vuoi dire che c’era una
donna?».
«No…», il barbone sembra
agitato, spaventato, una donna vestita di stracci parla al posto suo:
«Quello che il vecchio Luigi vuol dire è che non erano
due uomini quelli che ha visto, ma due demoni».
Guardi la vecchia stupito, che siano già ubriachi alle cinque del mattino?
No, non puzzano d’alcool, forse è solo suggestione,
probabilmente non sono persone con tutte le rotelle a posto.
«Perché dite così? Cosa avevano di… demoniaco?».
«Come si muovevano, commissario»,
dice Luigi, «erano... spettrali... vestiti di nero...
i capelli lunghi e i loro occhi erano… erano rossi, come le fiamme dell’inferno».
«E tu sei riuscito a vedere
i loro occhi da qui?».
«Brillavano nella notte, gliel’ho detto, come le
fiamme…».
«Dell’inferno, sì, sì ho capito.
Allora… erano vestiti di nero… e non avevano qualche simbolo
disegnato, qualche marchio? Non so, sul vestito, qualcosa, non ricordate?».
I due si guardano, la Frezzante porge loro il suo taccuino con la penna, poi la
vecchia fa un disegno: si direbbe una stella a sette punte con una croce al
centro.
«Questo l'avevano al collo»,
dice la donna. «L'ho visto bene, perché ero stesa in
terra a dormire quando mi sono passati a fianco».
«Ne sei sicura?». Quella
annuisce. «Tieni, compratevi da mangiare».
Dai ai barboni le cinquemila lire… e poi, vedendo lo sguardo che hanno quando le
prendono, dai loro altre cinquemila e quindi li lasci andare.
«A cosa pensi, Francesco?»,
ti chiede la collega.
«Non ho mai visto questo simbolo, ma non significa
nulla.
Gruppi eversivi nascono quasi ogni giorno».
«Pensi a qualcosa come Ordine Nero od organizzazioni
simili?».
«È una pista da non scartare. Forza, andiamo in
centrale.
Dobbiamo scoprire chi è la ragazza».
Hai ottenuto l'indizio B.
Se vai in centrale dal commissario capo Merli per un rapporto, vai al 51.
Se vai all'obitorio dal patologo, vai all'84.
«Sai,
Francesco, questo Paese... questa città... stanno diventando invivibili»,
commenta la Frezzante, addentando il panino, un po' schifata
dalla frugalità del posto e del pasto.
«Purtroppo è così,
Maura».
«Tu hai una figlia. Non
hai paura per lei? I miei sono grandi,
ormai».
«Parli come avessi cento anni...», la stuzzichi, facendole notare che non c'è una grossa differenza di età fra voi due; argomento che talvolta lei ha usato quale ostacolo a un'eventuale relazione. «L'ho avuta più tardi dei tuoi, tutto qui...», ribadisci il concetto, dopo una breve pausa.
Lei resta impassibile, dando un altro morso al panino.
«Comunque sì», finalmente rispondi. «Questo non è il posto migliore
dove per far crescere i propri figli... spesso, quando
ero ancora assieme a mia moglie, ho pensato di farmi trasferire in una cittadina
più piccola e calma... Pavia magari, o anche Novara. Volevo prendermi una
vecchia casa di ringhiera con il cortile interno, e un cane da compagnia. A
Grazia sarebbe piaciuto. Ma il senso del dovere mi ha obbligato a restare... e
mi ha fatto perdere la mia famiglia».
«Son
belle a vedersi, se ben tenute; ma troppo promiscue...».
«Non prenderlo per un complimento, Maura.
Ma una regina non ha mai una compagnia degna di lei».
Ti guarda perplessa. È troppo pratica per apprezzare le chiacchiere, anche se ben intessute. È una regina dei tempi moderni: pragmatica e senza fronzoli.
Finite lo spuntino e poi siete pronti per rimettervi in pista.
Le rispettive posizioni non si sono mosse di una virgola.
«Dobbiamo far cercare tutte le auto sportive rosse
della città», dici alla Frezzante, rientrando nel ruolo.
«Ma chissà quante sono».
«Chiamiamo la motorizzazione e ci facciamo dare
l'elenco delle macchine e dei proprietari, poi faremo una prima cernita».
«Chiamo subito la centrale».
«E
poi dovremmo richiedere altri uomini: dobbiamo sentire amici, parenti, vicini
della vittima… e anche la gente del quartiere…. forse qualcuno ha visto
qualcosa.
Ci vorranno molti uomini e molto tempo, ma non dobbiamo
trascurare nulla».
Passi il resto della giornata a sentire potenziali testimoni alla centrale, ma
senza ottenere alcunché. Tutti ripetono le stesse cose: nessuno sa chi dovesse
incontrare Susanna per la tesina di filosofia e nessuno ha visto l'uomo dentro
l'auto sportiva rossa.
Torni a casa che sei stremato e come al solito i tuoi vicini di casa
stanno litigando, mentre il loro bambino piange e urla nella culla.
Ti stai preparando qualcosa da mangiare quando senti che il litigio sta
degenerando, la moglie urla che vuole prendere il figlio e andarsene di casa,
quando il marito le risponde che lei è sua moglie e che deve fare quello che
dice lui, poi senti il rumore di uno schiaffo, un grido strozzato e un rumore di
oggetti che cadono e si rompono.
Se intendi intervenire, vai al 50.
Se non ci badi, visto che non è la prima volta che litigano, accenditi la TV al
13.
Dal corridoio stretto e multicolore si accede a varie sale e salette, alcune con scaffali, librerie, tavoli, piante e fiori; in altre vi sono dei giovani distesi sul pavimento che dormono in sacchi a pelo o su materassi.
Sentite della musica provenire da più avanti e proseguite accedendo ad una sala più grande, dove un gruppo di giovani è seduto sul pavimento ad ascoltare una donna sui 45/50, vestita da "strappona": jeans sdruciti e magliettina allentata.
Non riesci a capire
esattamente di cosa stia parlando, parla della fine dell'Era dei Pesci e
dell'ingresso in quella dell'Acquario, che coincide con un nuovo inizio
spirituale e materiale.
Il vostro ingresso non passa inosservato, la donna, vedendovi, si ferma:
«Buongiorno, posso esservi utile?».
Mostri il tesserino: «Polizia, commissario Sparanero;
è lei che gestisce questo posto?».
«Sì, sono io, anche se definirlo “posto” lo trovo un
po’ offensivo».
La donna lascia il suo gruppo di allievi e si avvicina a voi.
Ha il seno che le casca sulle ginocchia e una faccia da delinquente matricolata.
Nel complesso è un tipo che i ragazzacci di oggi definirebbero una grande cessa...
«Spiacente, ma all’Accademia non ci hanno insegnato
pubbliche relazioni», le rispondi.
La donna storce il naso, poi si presenta: «Mi chiamo
Nada Giansanti e sono la Guru di questo luogo».
«Guru?».
«Sì, la maestra spirituale».
«Possiamo parlare da qualche parte?».
«Certo», risponde
educatamente la Giansanti, «nel mio ufficio, seguitemi».
La donna vi conduce in un ufficio al primo piano del complesso,
un ufficio molto sfarzoso, con mobili antichi, quadri, un tappeto persiano sul
pavimento in legno, e varie statue e
raffigurazioni di spiriti, folletti, ninfe e creature bizzarre varie su mensole
e mobili, mentre un ampio settore delle mensole è colmo di libri di ogni tipo ed
età. Lo stile ricercato dell'ambiente stride con l'aspetto trascurato della
donna.
La Giansanti si siede dietro la scrivania e vi fa accomodare su due poltrone in pelle.
«Bene», fa la donna,
«posso sapere cosa porta la polizia nel nostro
pacifico tempio?».
«Stiamo indagando su un omicidio»,
rispondi, «una ragazza di 18 anni. Si chiamava Susanna Melandri».
«Oh sì, la ragazza trovata alla stazione. Che delitto
atroce...
Ma
in quale modo potrei esservi utile?».
«Abbiamo due testimoni che hanno visto la ragazza
salire su una macchina sportiva rossa prima di sparire; in seguito guardando
delle foto hanno riconosciuto una Triumph. E così stiamo facendo il giro di
tutti i proprietari di Triumph della città».
«Oh, ma voi vi riferite alla mia macchina, è così?».
«Esattamente».
«Sì, in effetti possiedo una Triumph TR 7 rossa.
Vede, commissario... io ho una grande passione per i motori e le auto sportive. Ne possiedo diverse e questa bella Triumph è solo una delle tante...
Talvolta mi diverto perfino a eseguire io stessa la loro cura e manutenzione. Sono diventata abbastanza brava...».
Il tono allusivo, la faccia da troia e la carne che le scoppia
da tutte le parti, sembrano rimandare a ben altri concetti.
«Sì, capisco, ma non ha dato un passaggio a una ragazza tre giorni
fa, per caso?».
«Beh, do spesso dei passaggi in macchina ai giovani
frequentatori della nostra casa».
Mostri alla Giansanti la foto della ragazza.
«Uhm... sì, forse, ma non ne sono certa. Come le ho
detto, sono molti i ragazzi che vengono qui. Alcuni non hanno la patente, così mi
organizzo e li vado a prendere o li riaccompagno a casa».
«E che ci vengono a fare in questo posto, se è lecito
chiedere?».
«Oh, molti sono incuriositi, entrano sempre di
nascosto la prima volta, un po’ come voi due, come se ci fosse qualcosa da
temere... beh, certo, questo luogo ha un’aura un po’ misteriosa per chi non lo
conosce, e il mistero attira molto i giovani, dico bene?».
«Vada avanti».
«Beh, il mio dovere come custode e sacerdotessa è anche
quello di accogliere i visitatori, così molti ragazzi sono tornati più volte,
chi solo per ascoltare le nostre discussioni, chi per parteciparvi, o chi per
scrivere una ricerca… cose così».
«E lei li aiuta i ragazzi?».
«Beh, certo, li introduco nel nostro mondo, se così si
può dire.
Per questo non saprei risponderle: sono molti i ragazzi che gironzolano qua
attorno, qualcuno poi decide anche di restare a fare vita comune».
«Mi spieghi un po’ in cosa consiste il vostro culto:
fate cerimonie o cose simili?».
«Noi aderiamo alla corrente New Age».
«New Age, eh?».
«Esattamente. La New Age si può definire come una rete
vagamente connessa di ricercatori e gruppi spirituali di maestri e terapeuti e
altre figure analoghe. Nella New Age ogni individuo è chiamato a costruirsi un
proprio cammino spirituale di risveglio, riferendosi eventualmente al patrimonio
universale proveniente da ogni tradizione mistica e religiosa, inclusi lo
sciamanesimo, il neopaganesimo, la cabala e l'occultismo, ma soprattutto
basandosi sulla propria esperienza interiore e sul proprio discernimento e
sentire intuitivo».
«E che cosa fate nella pratica?».
«Noi ricerchiamo la pace interiore. Celebriamo delle
cerimonie con delle offerte materiali, bruciando incenso ed essenze varie,
recitando delle invocazioni e delle richieste di prosperità, pace e benessere».
«Capisco... e che tipo di offerte fate? Animali o cose
del genere?».
«Oh no, certo che no», sorride
la Giansanti, «andrebbe contro i nostri principi!
Ciascuno di noi si libera di qualcosa che per lui era
prezioso, ma di cui ora non sente più il bisogno».
Se hai riportato l'indizio E o l'indizio F
vai al 70.
Altrimenti vai al 112.
Riesci anche tu a buttarti sul marciapiede,
passando dall'unico passo carraio esistente. Il bandito
ritorna in strada e tu gli sei ancora dietro.
«Appena puoi, sparagli alle gomme»,
dici alla Frezzante, che estrae la pistola. «Io
cerco di avvicinarmi ancora di più».
La Fiat 850 sfreccia come un treno per le vie della città, causando incidenti
tra le macchine che si vedono costrette ad inchiodare di colpo, prende sotto
qualche carretto di frutta e verdura, e si infila in vie e vicoli cercando di
distanziarti, ma tu non molli la presa. Spingi l'Alfa Giulia al massimo, consumi
gran parte del battistrada e metti a dura prova le sospensioni, ma non stacchi
il piede dall'acceleratore, e ormai gli sei a tiro.
Maura abbassa il finestrino e comincia a sparare, mentre il bandito continua
a sbandare per rendere più difficile colpirlo.
Vai al 29.
Quando arrivi a casa della ragazza, un palazzo popolare su un
viale ad alto traffico, ci sono due agenti assieme al padre in lacrime e ad
altri famigliari.
«Comandi, commissario», ti
saluta un giovane agente. «Abbiamo dato la notizia al
padre della ragazza ed ora è visibilmente scosso. Abbiamo chiamato un medico
perché gli desse un tranquillante. Poveraccio, mi fa una pena...».
«Ha detto qualcosa?».
«No».
«Maura, vai con questi agenti ad interrogare
famigliari e vicini. Forse qualcuno sa qualcosa. Io parlo con il padre».
«Bene, commissario...».
Ti avvicini all'uomo, visibilmente affranto, che piange seduto sul divano.
Al suo fianco due donne, una anziana e una più giovane.
«Signor Melandri, sono il commissario Sparanero. Mi
spiace per sua figlia, ma io... dovrei farle alcune domande, per le indagini».
«Me l'hanno ammazzata, commissario»,
esclama in lacrime. «Maledetti! Me l'hanno ammazzata!
La mia bambina!».
«Ha idea di chi possa essere stato?».
«No, no. Non lo so, non lo so. Ieri è andata a scuola
ma non è più tornata… non è più tornata… non è più tornata…»,
ripete, inebetito dal dolore.
La donna più giovane si alza e ti prende da parte: «Io
sono la zia di Susanna», ti dice, asciugandosi le
lacrime. «Non sappiamo cosa sia accaduto. Susanna è
sempre stata una ragazza a posto, non frequentava brutta gente, insomma. Ma
forse a volte la famiglia è l'ultima a saperlo. Provate a sentire le sue amiche,
forse loro sanno qualcosa».
«Grazie».
La donna ti fa due nomi: Laura e Marisa, due compagne di classe di
Susanna.
Se chiedi alla donna il permesso di guardare la stanza di Susanna, vai al
76.
Altrimenti puoi raggiungere la Frezzante al 24.
«Parlatemi dell'omicidio della
stazione».
Fai un breve riassunto al commissario capo, descrivendo il corpo della ragazza e
il luogo in cui è stata ritrovata, dei dubbi del dottor Cassinelli e della
testimonianza del netturbino che non aggiunge niente di significativo.
«Ho già dato ordine che venga fatta una ricerca tra le
denunce di persone scomparse».
Se sei già stato dal medico legale, vai al 61.
Altrimenti prosegui al 20.
Se hai riportato l'Intuizione 4 vai al
123.
Altrimenti vai al 194.
Giungete nei pressi della casa del gruppo New Age che è già
buio, ma non ti fermi di fronte, bensì fai il giro dell'isolato.
«Voglio vedere il retro di questo posto».
Entri con la macchina in uno stretto ed angusto vicolo scavato tra due altissimi
condomini, in fondo al quale c’è una rete metallica che segna il confine con il
territorio della casa.
La facciata posteriore è nuda e anonima. Fermi la macchina e scendete. Sui bordi
del vicolo ci sono solo delle finestrelle di scantinati e cassonetti
dell’immondizia, la rete di cinta metallica non è molto alta, ma c’è un robusto
filo spinato.
Vedi una porticina, sempre di rete metallica, chiusa con un pesante catenaccio.
C’è infatti una rampa di scale che scende di un paio di metri in un corridoio
sotto al livello della strada, in fondo al quale riesci a scorgere una porta da
cui si accede probabilmente al seminterrato della comune.
«Sarei curioso di vedere cosa c’è lì sotto»,
dici.
«Sì, ma senza mandato non possiamo»,
ti ricorda Maura, da brava tutrice.
«Faccio in un attimo. Non posso aspettare di avere il
mandato per sapere se questo è il posto giusto o meno».
«Francesco...», le parole
della Frezzante si perdono nell’aria, perché hai già lanciato la giacca sopra al
filo spinato e con due salti sei dall’altra parte.
Lei non potrà seguirti.
Giungi di fronte alla porta di metallo che porta al
seminterrato, è chiusa a chiave, ma non sembra una serratura robusta, forse
potresti scassinarla, pur sapendo di commettere un'infrazione.
Se intendi provare a scassinarla, vai al 197.
Se invece vuoi seguire le regole, vai al 225.
Vieni colto da una forte nausea, barcolli e ti appoggi alla parete. Riesci a leggere una scritta sulla parete, sembra fatta con del sangue: “Rose Noir”.
Cerchi di raggiungere l’uscita, ma tutto si incupisce, la poca
luce che traspirava dai vetri dello scantinato scompare, e improvvisamente ti
trovi immerso nelle tenebre più profonde.
Hai il cuore che batte all’impazzata, sudi, gli occhi sbarrati, arranchi
trascinandoti all’indietro dopo essere caduto a terra, senti di trovarti in un
luogo diabolico e malvagio... devi andartene subito da qui...
«Francesco... Francesco...!».
Improvvisamente ti senti chiamare, o almeno così a te sembra.
Una voce femminile, con un ché di famigliare, rimbomba nella tua testa confusa.
A questo punto perdi definitivamente la nozione del tempo e dello spazio: senti solo il bisogno di avvicinarti a quella voce.
Ti rimetti faticosamente in piedi e barcolli verso la stanza dalle pareti nude.
«Vieni, Francesco... entra...», la voce ti invita suadente.
Ti parla dal fondo della stanza, avvolto da una strana nebbia.
Ti avvicini, adesso più incuriosito che spaventato; non ricordi ancora a chi appartenga quella voce...
«Vieni
avanti, Francesco. Non avere paura. Vieni a me».
In altre circostanze avresti già estratto la tua pistola, ma qui, adesso, qualcosa te lo impedisce.
«Chi sei?».
«Davvero non mi riconosci, Francesco?».
La nebbia lentamente si dirada e infine la vedi, davanti a te...
Ti è piaciuta sin dal primo momento che l'hai vista.
E avevi una gran voglia di rivederla.
Così eccessiva, gonfia, decadente.
Adesso è seduta su un trono, e ti aspetta.
«Inginocchiati...».
Non puoi resisterle.
«Raccoglila...
E non perderla mai...».
Pur confuso, te l'appunti sulla giacca con grande perizia.
«Ora alzati...
Tira fuori la pistola...
E sparami in bocca...».
Poco dopo Maura ti vede tornare sereno e tranquillo.
«Francesco, come è andata?
Non tenermi in ansia.
E cos'è questa rosa?
Prima non ce l'avevi.
E poi nera... che significa?».
«Vuoi farmi credere che tu... tu non sappia niente di tutto questo?».
Ti gira ancora un po' la testa.
Non ti interessa aspettare la sua risposta, ormai, pur stordito, molte cose ti sono venute chiare.
«Forse è meglio se guidi tu...», dici alla Frezzante.
«Che cosa dovrei sapere, Francesco? Sei tu che sei entrato lì dentro...».
«Riportami in centrale, per favore».
Vai al 199.
Ora sei convinto di essere nel posto giusto.
Tuttavia c'è un problema.
È chiaro che la Frezzante ha il solo compito di spiarti, mentre conduci le indagini.
Tutto questo ti fa schifo.
In questo momento vorresti soltanto una cosa: acquistare un pacchetto di MS dalla tua tabaccaia preferita.
Ma devi andare avanti, senza insospettire troppo la puttana vicino a te.
Riporta l'intuizione 2.
Vai al 134.
Clank, la serratura scatta, sei un ladro mancato.
Apri lentamente la porta, dentro c’è molto buio, entra della fioca luce dei
lampioni stradali da qualche vetro che dà sull’esterno, ma niente più. Ti trovi
in un corridoio con alcune porte da entrambi i lati.
Hai una strana sensazione mentre cammini con attenzione, un presentimento
negativo, buio, pericoloso.
D'un tratto vedi dei drappi viola e neri appesi dentro alle stanze, delle vesti,
diverse candele rosse, bracieri, poi vedi una sala diversa dalle altre, dalle
pareti nude, il pavimento sporco, le candele consumate…
Improvvisamente ti senti male, avverti una tremenda, ossessiva e angosciante
aura di malvagità ottenebrarti, hai come la sensazione che da dentro una stanza
un'enorme ombra si stia levando per venirti incontro...
Vai al 161.
Ritornate in centrale dove riprendete le vostre macchine e
fate ritorno a casa.
Il giorno dopo, il commissario capo
Merli ti convoca nel suo ufficio.
«Ciao Francesco», ti saluta,
«volevo aggiornarti sui risultati delle indagini».
Annuisci.
«Abbiamo svolto delle ricerche sulla Giansanti e abbiamo scoperto che il suo vero nome è Nadine Jansen, di nazionalità danese. Arrestata più volte a Genova con l'accusa di truffa. Sosteneva di poter leggere il futuro, di mettersi in contatto con i defunti, di essere una maga, una chiromante, una santona. Poi si è trasferita qui e, grazie ai soldi di un anonimo benefattore di cui stiamo ancora ricercando le generalità, ha fondato questo movimento New Age di cui si è eletta Guru.
Forse è lei che manovra le sette esoteriche e sataniche della città, in questo momento. Dobbiamo assolutamente saperne di più, ma senza insospettirla troppo. Prima di smantellarla, dobbiamo sapere quanto è estesa la sua rete e dare un volto a chi ne è complice, attraverso finanziamenti e coperture».
«Non sarà facile, commissario».
«Lo so, ed è per questo che conto su di te, Francesco.
Tu
non guardi in faccia a nessuno.
Ma devi essere prudente e fidarti dell'ispettrice Frezzante».
«Va bene, capo, farò come dice lei».
Merli è quasi incredulo di fronte alla tua compiacenza.
Lo saluti e vai a fare una telefonata.
«Vorrei prenotare un tavolo.
Due persone per questa sera.
Sono il commissario Sparanero».
«Non sarebbe la
prima volta», continui, «che
dietro la facciata di un pacifico gruppo pseudo-religioso si nasconda altro.
Dalla New Age in avanti molte persone hanno creato o si sono unite a sedicenti
gruppi spirituali, guidati da guru e santoni, alla ricerca della propria
identità, dell'equilibro con il cosmo e via dicendo. La maggior parte delle
volte si tratta di persone deboli, che hanno bisogno di aiuto e che si riconoscono
in questi gruppi di persone che le ascoltano e danno loro la parvenza di
aiutarle. Poi si scopre che la setta ha il solo fine di portare via tutti i
soldi ai sui stessi seguaci, o che si tratta solo di un pretesto da parte del
fondatore, che si proclama guru, per soddisfare i propri bisogni sessuali. Nel
peggiore dei casi si può avere a che fare con dei folli che sono pronti al
sacrificio estremo in nome di qualche entità aliena che avrebbe originato la vita sulla
terra».
«Sospetti che anche la Giansanti non sia quella che dice?».
«Non lo so, quello che so è che non mi è parsa per
niente limpida».
«Dammi un minuto e partiamo».
La Frezzante va a fare una telefonata.
Per quanto tu possa essere sospettoso, neppure
immagini chi stia chiamando...
Riporta l'intuizione 5.
Vai al 159.