Il misterioso caso della signora sbottonata
Diabolik: Nata con la camicia (sbottonata)
Diabolik: Piovra Sbottonata allunga le zinne su Clerville!
di Salvatore Conte (2017-2022)
POW
POW
POW
Impugnando spavaldamente il thompson con una sola mano, Pegah prorompe furiosa
nel soggiorno.
«Bastardi, avete fottuto le mie ragazze!
Ma adesso vi fotto!», minaccia tracotante, con il sorriso sardonico stampato in faccia, dopo averle viste stecchite sul pavimento.
Le due luogotenenti, infatti, si sono fatte sorprendere.
La polizia ha individuato il covo: una villetta in aperta campagna, circondata
da un piccolo bosco.
Rimane ora l’osso più duro.
RAT-RAT-RAT
Una raffica di frustrazione alla cieca, verso l’esterno, dalla finestra.
Pegah Emambakhsh - iraniana doc, immacolati tratti sassanidi, boss della banda più spietata dopo quella di Al Capone - per il momento è salva, perché poco prima si trovava nella sua stanza.
Tuttavia, ecco un poliziotto apparire da un’altra finestra: sono tutte aperte,
la serata è calda.
Cerca
di fregare l’iraniana, ma Pegah è più svelta: una breve raffica lo raggiunge al
petto, bucandogli il distintivo: lo sbirro stramazza fuori dal campo visivo,
uscendo letteralmente di scena.
Dietro di lui, però, ne appare subito un altro, un poliziotto fa irruzione nel
salone dalla cucina e un altro ancora dalla sua camera: è un’invasione!
Se sono finiti, in totale sono quattro.
RAT-RAT-RAT
POW-POW
RAT-RAT-RAT
POW
RAT-RAT-RAT
La Emambakhsh non ci pensa due volte, si incazza e vomita piombo a raffica;
anche lei, però, incassa... raggiunta dalle pallottole della polizia.
Finito il giro, li ha beccati tutti: intoccabili o no, li ha toccati, eccome!
Paga però un prezzo pesantissimo: almeno una decina di proiettili l’hanno
raggiunta al bersaglio grosso: pancia e petto: polmoni, fegato e stomaco: tutto
bucato.
La Emambakhsh, tuttavia, non ha ancora mollato, riesce a rimanere in piedi, pur
barcollante, guardando con disprezzo il mucchietto di sbirri che ha appena
seccato.
Lo sguardo allucinato di chi è morto senza essere stramazzato, la bella iraniana lotta contro un avversario intangibile, cercando di non finire a terra. Vuole arrivare alla Cadillac nero-verde, uguale a quella di Al Capone, e fuggire prima che ne arrivino altri.
Tenterà di raggiungere il resto della banda e di farsi curare, una come lei può farcela, anche se le apparenze sono tutte contro.
Pegah ci crede.
Con la forza della disperazione arriva a destinazione, è uno dei covi a loro
disposizione, gli altri saranno subito avvertiti.
I suoi la stendono sul materasso.
La Emambakhsh ha gli occhi vaghi che guardano il soffitto, il volto pallido,
sbiancato, gli occhi incorniciati da un funereo alone scuro, le labbra che si
muovono sinistramente come a balbettare una preghiera silenziosa, un rivolo di
sangue nero che le cola dalla bocca.
Qualcosa - forse la sua rabbia - l’ha tenuta in vita, ma ora si mette male.
Respira a fatica, trema di freddo, incrocia le braccia sulla pancia per fare
quadrato, lotta ancora, non si è arresa.
Probabilmente sa di essere morta, ma vuole guadagnare tempo.
«Pamela… e Rhonda… sono crepate... secche…».
Sembra quasi un modo per prendere le distanze, per dire “io ancora no”, me la
stiro, mi so gestire.
«Ho ammazzato… quattro sbirri… i cosiddetti... Intoccabili...», gli è costato
caro farmi la pelle, insomma.
«Chiamiamo un dottore, capo?».
Per un attimo si lascia lusingare dall’idea. Vorrebbe crederci.
«Non lo so… maledizione... sono piena di buchi…», lo riconosce apertamente.
Sa che servirebbe a poco, anche se la tentazione di provarci è forte.
«Chi… chi potrebbe venire…?», la voce è ansiosa.
«Watson o Jackson, in genere non fanno problemi; sapendo che si tratta del capo,
faranno a gara per esserci».
«Chiamate tutti e due… subito…», la voce tradisce la disperazione.
Arriva una coperta e una bottiglia di whisky; anche se è proibito, ne hanno a
volontà.
Si mormora che sarebbe ora di scegliere a chi lasciare la banda, ma lei non si è
ancora sbottonata.
«Sono rimasta in piedi…», sono morta ma non stramazzata, sembra dire.
I medici sono arrivati.
Watson molla subito, per lui c’è poco da fare.
Jackson le mette in faccia la mascherina dell’ossigeno e le inietta una siringa.
Spiega trattarsi di un condensatore differenziale di sua invenzione, che aumenta
la densità del sangue, fino a renderlo quasi solido nella sfera esterna e quasi
invariato in quella interna.
In questa maniera le emorragie vengono neutralizzate, senza pregiudicare il
mantenimento delle funzioni vitali minime.
Basta poi aspettare la naturale ricomposizione delle ferite, senza bisogno di
interventi chirurgici.
Naturalmente Watson applica il protocollo solo agli amici e alle belle puttane.
Pegah Emambakhsh è morta.
Senza essere stramazzata.
DELLA SIGNORA SBOTTONATA
di Salvatore Conte (2022)
Anna Frezzante è una grossa puttana e una delinquente, uno squalo nel torbido mare di droga e prostituzione, famosa nell'ambiente per i suoi camicioni allentati.
Ha un giro di clienti
fissi, e sembra intoccabile.
Ma non risponde al telefono e le sue amiche si preoccupano; in particolare, una
certa Paola è la più insistente, è lei che dà l'allarme.
È così che Anna viene rinvenuta cadavere nel suo appartamento, uccisa da un
colpo di pistola a bruciapelo, per così dire, ma in realtà sparato dall'interno,
da dentro la vagina. Omicidio o tragico incidente erotico, ancora non si può
dire con certezza.
In ogni caso, però, non si può tentare niente, la Frezzante è morta da diverse
ore, il Coroner verbalizza il decesso e prenota l'autopsia, passando la pratica
alla Squadra Omicidi per i rilievi scientifici.
Per evitare resse da parte dei numerosi contatti della Frezzante, la notizia
della sua morte viene congelata: gli inquirenti parlano di trasferimento in
località segreta per motivi di sicurezza. Anche Paola, in pena per l'amica,
viene ingannata.
Tuttavia, per Anna Frezzante - 54 anni, pluridivorziata, numerosi precedenti
penali e un lavoro da segretaria come copertura - non c'è più niente da fare, la
donna è cadavere e si attende solo il trasferimento all'obitorio.
Soltanto dopo verrà data la notizia: si parlerà di aggravamento imprevisto e di
tragico decorso, ma per l'importante prostituta i giochi sono chiusi; e anche
per Paola non rimarrà che raggiungerla all'obitorio, quando saprà la notizia.
Adesso c'è un brusio professionale nel suo appartamento, le camere digitali
riprendono la vittima in ogni particolare. I tecnici sono in camice bianco per
non contaminare la scena del delitto.
Il corpo di Anna Frezzante giace su un letto a due piazze, a cosce larghe, la
bocca aperta, gli occhi sbarrati verso l'alto, il
tronco ben arrotondato in tutte le sezioni, quasi un perfetto cilindro;
le lampade UV sparate addosso evidenziano
le tracce organiche: ne ha diverse, soprattutto sul camicione sbottonato fino allo
stomaco, l'unico capo che la prostituta si ritrovi addosso.
Nell'aria un commento tra il professionale e l’osceno: «Le hanno sparato in
corpo con lo sperma... l'assassino lo ha fatto prima o dopo?».
In realtà il colpo - devastante - che ha tolto di mezzo Anna Frezzante è un
altro: una pallottola di medio calibro esplosa all'interno della vagina e
fuoriuscita dalla base del collo.
«Ci sono altre tracce, qui... oltre al sangue...», dice un collega indicando la
figa della massiccia cinquantaquattrenne, rimasta uccisa in quel modo
incredibile.
«Normale, direi, era proprio una prostituta di gran livello.
Adesso, magari, sembra
un carico di pozzolana, ma dieci anni fa pare fosse la pin-up del quartiere, a
quanto dicono».
«Gran puttana, ma questa una pin-up... mi sembra un po' esagerato...
Allora... aspetta... sembra saliva mista a...», l'altro prende un campione sotto il
clitoride; nonostante la brutta fine, gli occhi della donna sembrano quasi
distratti.
«Sembra rilassata», dice il fotografo, «sarà stata drogata?».
«Non vedo buchi su braccia».
«Guarda anche le caviglie e l'interno coscia: se si faceva, non avrebbe mai
rovinato il campo di gioco».
«Strano, sembra più una tipa da cocaina, direi».
Il braccio nudo viene palpato, osservato, ispezionato. L'analisi prosegue, le
foto si accumulano nelle memorie degli apparecchi.
«Aveva famiglia?». In giro non si vedono foto. L'appartamento è ordinato, quasi
asettico.
Il cellulare, ancora acceso, è sopra un mobile, accanto a dei libri rilegati.
«Il telefonino è bloccato», ci vuole un po' per decodificare la SIM.
«Ho trovato gli slip!», dice uno, «erano sopra il mobile del salotto».
«Bel lancio...», sogghigna il capo. «Questo incontro deve essere stato
interessante, nonostante sia stato l'ultimo».
«Senti... per cortesia chiama il Nucleo Intercettazioni; devono fare un'analisi
dei campi magnetici e delle interferenze RF: scommetto che ci sono minicamere, la signora era certo esperta e avrà preso la precauzione di
registrarsi…».
«Dice?».
«Secondo me, ha un senso: ci deve essere in giro un sistema di registrazione,
magari oltre a essere troia, vendeva video o ricattava i clienti».
«Bona era bona... sotto questo camicione allentato devono essere caduti in
parecchi».
«Stavolta, però, è caduta lei...».
«Un eccesso di sicurezza, forse... capita alle donne così... si sentono
intoccabili, ma poi... vengono uccise...».
«La teoria del ricatto potrebbe spiegare perché è stata ammazzata...».
«Non lo so... un killer le avrebbe fatto un buco in fronte, non avrebbe lasciato
tracce...
Sarebbe arrivato, avrebbe puntato la pistola, e dopo un bel colpo in mezzo agli
occhi... ciao, puttana... e sarebbe sparito.
Invece qui ci sono molte tracce, molto DNA, una scena molto vissuta, potrebbe
essere un omicida passionale, magari un seriale...».
«Un amante geloso, forse?».
«Geloso di questa? Sicuramente era molto bona... ma anche troppo sfondata... e
compromessa... impossibile rimetterla in carreggiata o pensare di sposarla: di
matrimoni alle spalle pare ne avesse parecchi, con gli
ex mariti sempre ben spremuti...».
«Di sicuro c'è che in carreggiata la signora non ci ritorna...».
«Geloso, dici...? Difficile, molto difficile...
Riassumendo, cosa abbiamo qui?».
Guarda il corpo oscenamente stravaccato sul letto, il camicione sbottonato da
gran puttana, la chiazza di sangue intorno alla vagina, il buco vicino al collo,
lo specchio di fronte al letto rotto dalla pallottola in uscita e schizzato da
grumi di materia organica; il cadavere della signora è disposto con il capo ai
piedi del letto, e viceversa...
«Abbiamo il cadavere di una donna bianca, piacente, anzi molto piacente, uccisa
per effetto di un colpo d'arma da fuoco, che ha attraversato il corpo da sotto a
sopra, interessando diversi organi vitali…
Il cadavere presenta rigor mortis, segno che la donna è stata uccisa da almeno
dodici ore».
Il collega prova a toccare un seno, anzi lo palpa decisamente, dopo aver
allentato un bottone della camicetta, toccandone il capezzolo. Nonostante la
morte, il turgore di questo è evidente.
«Da come si presenta, la signora deve aver avuto uno stato di profonda
eccitazione mentre è stata uccisa».
«Credeva nel suo lavoro, evidentemente».
Il collega rimette il bottone com'era, chiuso, e il seno a posto, per non
rovinare quello che sembra un quadro d'autore con una modella perfetta per
l'occasione.
Il lavoro dei rilievi è finito, la squadra si ritira, lasciando due operativi a
presidiare la scena e il cadavere.
«Guarda la bocca... mentre moriva, ha cercato aria fino all'ultimo...».
«Forse… oppure si stava godendo il momento…
Non dimenticarti che l'assassino l'ha prima fatta godere con un lungo silenziatore innestato sulla canna della pistola, e poi - esploso il colpo - le ha leccato la fregna sanguinolenta, e solo dopo - ormai cadavere - l'ha schizzata col suo sperma».
«Dici? Sembra un film...».
«Beh... la Frezzante... col camicione sbottonato... e il suo destino maledetto... sembra proprio un personaggio da film».
«Comunque... di sicuro l'Oscar non lo vince più.
Non ci resta che aspettare che cessi il rigor mortis…
e poi - fatto qualche altro scatto con i muscoli distesi - la consegneremo
all'obitorio».
«Un lusso per quello schifo di posto...
Senti... vogliamo girarla?».
«Cosa vuoi fare?».
«Voglio girarla per vederle il culo».
«E magari farle delle foto extra, vero? Sei un maiale, caro collega...».
Entrambi si avvicinano al cadavere, lo girano da un lato, e poi lo rovesciano
completamente, esponendone il grosso culo...
«La signora è stata più volte visitata, credo...».
«Vedo anch'io, collega...
Stavo pensando a una cosa...».
«A cosa ?», dice, assorto.
«Siamo gli ultimi a vedere questo corpo... e a poterlo toccare... ancora
tiepido... potremmo trarne giovamento...».
«Fare altre foto solo
per noi, dici?».
«Anche...».
«Anche?!».
«I campioni sono stati presi e il cadavere verrà lavato per l'autopsia, che darà
un esito ovvio: fottuta da una pallottola che si è fatta una passeggiata per la
sua figa, l'utero, le budella, lo stomaco, il polmone e non so che altro...».
«Una fine tremenda, hai
ragione... ma pensa se il proiettile fosse uscito dalla testa... ci ritroveremmo
il cervello della signora sparso per la stanza...».
«Secondo te, il culo sarà ancora stretto?».
«Il culo, non lo so, ma la figa è di certo larga come un corridoio...», sogghigna.
«Tradiva i suoi mariti, ma al tempo stesso gli strappava fior di alimenti; la
Frezzante - a parte questa fine orribile - era una delinquente: spaccio,
estorsioni, truffe; non era solo una prostituta di un certo livello».
«Mmmhh.... dici...?», ansima. «Comunque non meritava di fare questa fine...!»,
in tono quasi stizzito.
Il collega prende una torcia e molto poco delicatamente la infila in quel posto.
«Visto? Ha preso di tutto nella sua carriera. E fra qualche ora, cessato il
rigor mortis, sarà ancora più largo».
«Fammi scattare questa foto!».
La torcia infilata nel culo del cadavere sta facendo consumare memoria ai
telefonini di entrambi.
«Senti... da viva ci sarebbe costata cara... ma adesso... potremmo toglierci
qualche soddisfazione».
«Adesso che è crepata, dici?».
«Non può dirci di no...».
Il primo si abbassa i pantaloni e toglie la torcia.
Anna sembra annoiata da questa sterile conversazione, gli occhi che
fissano il soffitto sembrano dire: "Che aspettate?”.
«Uhmm! Ho inculato il cadavere!».
«Com'è?», chiede il collega, eccitato.
«Comodo, molto comodo...
Vuoi provare?», e sogghigna, «guarda come si fa toccare la troia…».
«Guardo, guardo...».
«Senti... mi fai una foto mentre le metto il cazzo in bocca?».
«Sì, ma così neanche sembra morta...».
«Vuoi che la squarti, cazzo?!
O ti sei innamorato e vorresti imbalsamarla? Possiamo far sparire il corpo, se
proprio ci tieni...».
«Non sparare cazzate e continua...».
La conversazione fra i due prosegue, l'oltraggio al cadavere pure.
Il rilievo della sagoma cadaverica, la sagoma del corpo tracciata con il nastro
adesivo, non coincide più, anzi non coincide affatto. Anna è stata spostata,
girata, rivoltata. La Frezzante è stata scopata e inculata
un'altra volta, i due se la sono passata e ripassata.
Da trapassata ha certo due
estimatori in più, le stanno palpando le tette, tirando i capezzoli... ma sempre
rimettendo a posto il camicione, che è una sorta di seconda pelle, la sua
divisa d'ordinanza da gran puttana.
«Un po' flaccide, ma di certo non sono finte...», dice il primo, schiaffeggiando
i seni con forza.
«La sua età ce l'ha, ma il rigor mortis l'aiuta...».
«Grandissima puttana... faceva un mucchio di soldi, secondo me...
Vorrei tanto capire come abbia fatto l'assassino a metterle una pistola nella fregna».
«Scherzi? Questa è davvero facile.
È chiaro che la signora fosse, come dici, una gran puttana e che le provasse tutte.
Certo, forse non sapeva che una pistola, a volte, spara anche senza
caricatore...».
«Veramente ha diversi precedenti, era una deliquentona, oltre che un puttanone».
«Ma non un'armaiola...
Secondo me, l'assassino gliel'ha proposto come un gioco, ma poi ha fatto fuoco
con il colpo pre-caricato in canna, sapendo di non lasciarle scampo».
«Disgrazia od omicidio?».
«Omicidio, te l'ho detto: con un colpo perfettamente verticale, le avrebbe
spappolato il cervello... ma una leggera angolazione ha fatto sì che la
pallottola fuoriuscisse dal tronco, prima che le salisse in bocca; non so dirti
se l'assassino abbia calcolato pure questo».
«Quindi non è morta sul colpo...».
«No... e forse, nel pieno dell'eccitazione, non si è neppure accorta di quello
che stava accadendo... almeno non subito...».
I due, nonostante il cazzo di fuori, stanno tornando professionisti.
«Scusa un momento...», l'altro si masturba un attimo per tornare eretto, ed
esperto infilza la fica di Anna.
«Uhmmm, e il movente?».
«Soldi... non è una vendetta, perché l'assassino la uccide senza accanimento, anzi la
fa godere fino all'ultimo, quasi un'anestesia premortem».
«Ehi... la cassaforte l'hanno controllata?».
«Certo, ma non c'era niente...».
«Appunto!
Ma quanto è bona questa?
Non si sgonfia più? Quanto dura il rigor mortis?».
«A parte un bigliettino, a quanto pare».
«Un bigliettino?».
«"Andata e venuta: ultimo atto per la Sbottonata", diceva questo.
Ci stavano ragionando sopra».
«Ma è il titolo di un video, no? Controlla se l'ha già messo online...
Per me aveva saputo che nella cassaforte teneva un mucchio di soldi, fingendosi
un cliente le ha messo
in casa una minicamera e una volta individuata la combinazione l'ha fatta fuori»,
il collega è quasi comico, mentre sta addosso ad Anna, in tuta bianca, con il cazzo infilato dentro il suo cadavere, ragionando sulle indagini.
«Scopare cadaveri sembra darti le idee giuste...
Per me è andata così... ascolta...
La Frezzante è una
grossa puttana e una delinquente, uno squalo nel torbido mare di droga e
prostituzione, famosa per i suoi camicioni allentati.
Ha un giro di clienti fissi, ma commette un errore imperdonabile: uno di questi,
una sera, nota la piccola cassaforte in cui custodisce la sua fortuna, e
ricostruisce anche la combinazione, guardandola di nascosto, e gli viene
un'idea.
Insegna alla donna un gioco erotico: introdursi in fregna il lungo silenziatore
di una bella pistola.
Per tranquillizzarla, le fa vedere che il caricatore non c'è.
La Frezzante, pensando solo ai soldi extra, sottovaluta il fatto che nelle
pistole di un certo tipo si possa introdurre il colpo in canna e poi togliere il
caricatore...
Una Beretta con caricatore da 15 colpi può infatti sparare 16 colpi.
Inoltre il cliente ha intenzione di girare un video da rivendere a peso d'oro
sul mercato snuff.
Che ne dici?».
«Dico che la Frezzante
non meritava di crepare, visto che è così bona... ohh...», e continua a
infilzarla.
«Da viva non te la saresti mai scopata...».
«Su questo ti do ragione, però mi incuriosisce pensarla viva e pimpante... un
bel carico di pozzolana in giro per la città...».
«Non a caso la pozzolana è definita un materiale inerte... adesso è veramente
così: tutto combacia alla perfezione...
Comunque... incredibile, ma vero...
Sto scaricando il video...».
I due si piazzano davanti al pc portatile, in trepida attesa, mentre Anna, gli
occhi sempre aperti, sembra annoiarsi; del resto, conosce già la storia.
«Comunque, prima che inizi, sono sempre più convinto che non fosse una cretina: non
ci sono segni di lotta, la signora è rimasta a cosce larghe,
buona, buona a farsi fottere da una pallottola mortale, che avrebbe potuto
raggiungerla al cervello e fulminarla. Guarda il letto... non ha fatto pipì, non
ci sono altri fluidi oltre a quelli rilevati; nemmeno dopo il colpo ha avuto
paura, capisci? Eppure era viva, il colpo non l'ha fulminata!».
«D'accordo, era stata al gioco, nella sua lunga carriera di certo aveva già incontrato
clienti che amano quel genere del cazzo... quelle puttanate chiamate snuff
film...
Ma di sicuro non voleva farsi impalare da una pallottola di questo tipo... che a
momenti le arriva al cervello e che le ha concesso pochi minuti di vita...
Se è rimasta buona anche dopo, è perché stava godendo, non ha avuto nemmeno il
tempo di incazzarsi...».
«Adesso stai buono tu, inizia...».
«Guarda! Sta crepando adesso! È come se fosse qui!», Anna in effetti sembra
quasi sporgersi per rivedersi il finale.
«L'hai detto... amico, mi è diventato duro un'altra volta!».
«Anche a me».
«Non può dire di no…».
Ancora una volta il cadavere di Anna viene rivoltato sotto tutte le angolazioni
possibili...
«Queste sono donne da sposare... magari ne trovassi una così...».
L'uomo che ha messo il cazzo in bocca nel cadavere di Anna, spinge e rispinge, e
nel venire glielo ficca in gola... il collo della puttana quasi si spezza, lo spasmo si
trasmette al tronco.
«Ehi! Amico... hai spinto troppo, se fosse stata viva l'avresti ammazzata...».
«Ma che ha sputato?!».
«E che ne so?».
«Se c'è ancora attività, dobbiamo chiamare l'Unità di Rianimazione».
«Dopo tutto questo casino che abbiamo combinato?».
«Ascolta... se non l'avessimo sballottata un po', non avrebbe vomitato questa polpetta
di sangue...».
«Sballottata un po'...?
Senti... cosa abbiamo qui?
Una mezza dozzina di reati
e illeciti disciplinari, che hanno però contribuito a riattivare
qualcosa in questo cadavere da gran puttana?».
«Più o meno...».
«Senti... questa è morta e stecchita. Non mi gioco la carriera per un vomito di
cadavere».
«Sì, ma questo cadavere è un gran pezzo di fica...
Ho un'idea...
Anticipiamo il trasferimento all'obitorio... e parliamone con il doc; è un
amico; ha gli strumenti, l'ha già fatto in passato; so che in questi casi lui
parla di anomalie nei processi tafonomici, e con ciò giustifica tutto: la persona è
tecnicamente deceduta, dunque non si rischia niente; ma quelle anomalie sono da
verificare; lui ha il potere di rimandare la tumulazione fino a quando non siano
chiarite, mantenendo il soggetto in un regime di osservazione, durante il quale
proverà a stimolarlo...
In realtà lui mi ha confidato che si tratterebbe di cause apparenti... nei rarissimi casi di risveglio, ogni volta aveva impiegato tecniche differenti, che falliscono nella stragrande maggioranza dei casi; in sostanza, procede per tentativi; ecco perché ha pensato a delle cause apparenti».
«In che senso, scusa?».
«Nel senso che sarebbe la Matrix a decidere il risveglio, in maniera assolutamente casuale, attraverso algoritmi specifici, oppure con riguardo all'efficacia della narrazione: se è una bella fica, e ha ancora gente intorno, perché non risvegliarla?
Insomma, saremmo noi i protagonisti del suo risveglio...».
«Mi sembra abbastanza folle.
Ma torniamo al discorso degli stimoli...
Farà come abbiamo fatto noi? Userà le nostre stesse "tecniche"?».
«Non credo, non è un tipo come noi, dovresti vederlo...
Allora, ci proviamo? Ci
stai?».
«Messa così... ci sto!
Forza, Anna... hai un sequel da girare...».
TRE MESI DOPO
«Dunque,
che abbiamo qui? Due sbirri che sbavano sui miei camicioni... e che magari mi
vogliono sposare...
Ma io sono solo una puttana, ragazzi... una grossa puttana; o perlomeno, lo ero».
È seduta sulla poltrona, indossa un cappotto nero, allacciato con il bottone centrale, sotto il quale lascia intravedere, con grande maestria, il suo camicione rosa da puttana.
«Ora mi ritrovo al verde e senza un lavoro...
Un disastro, se non fosse per voi due... che ci tenete tanto a me e a miei camicioni...
Ho come la sensazione che tra noi ci sia stato qualcosa di intimo...».
I due si guardano increduli.
«Anna... tu sei la più potente signora che abbiamo mai incontrato. Invulnerabile!», tanto per sviare il discorso.
«Signora un cazzo... io sono una grossa puttana.
Di uomini ne ho fatti impazzire tanti, ma voi li battete tutti.
Invulnerabile? Forse.
Ma ho una teoria a riguardo e ve ne parlerò... anche le puttane pensano...
State attenti ad Anna Frezzante... non sono una tipa tanto raccomandabile... estorsione, spaccio, truffe... ma neanche un giorno di galera, grazie alle mie tette e a tutto il resto.
Dieci
anni fa ero perfetta, ma a 54 anni sono ancora una fica.
La droga la do solo agli altri, io non mi faccio, ci tengo a non rovinare il campo di gioco.
Dove ho sentito questa espressione?
Non è da me, io non seguo le partite.
Uno dei mie clienti un giorno mi parlò di una certa Matrix. Mi ha incuriosito. Sono una vecchia puttana, ma so usare anche il cervello.
Il problema è che io sono andata e venuta... sono crepata, capite?!
Chi è che decide, allora? Questi strani risvegli... gente che si sveglia nella bara...
Non sembrano esserci regole. Chi governa il sistema?
A decidere è la Matrix!
Un software che crea storie, nel passato, nel presente, e nel futuro, con qualche variante e qualche sorpresa, e che - per far questo - prende spunti dalle storie imbastite dai noi stessi, personaggi che recitano a soggetto...».
«Niente male per una donna che si definisce una grossa puttana...».
«Non ho ancora ben capito come voi abbiate influito sulla mia storia, ma qualcosa avete fatto, avete stuzzicato la Matrix, e la Matrix mi ha ributtato nella mischia.
Perché io ero crepata... andata e venuta...
Ma state attenti... mi piace spremere i maschi, usarli, e potrei farlo anche con voi...
Questa storia che ho perso il controllo, mi ossessiona... ho fallito... sono diventata cadavere...
Non sono più la stessa Anna di prima... a parte che mi sento squartata in due».
«Ci credo... con quella pallottola che s'è beccata...».
«E meno male che non le è entrata nel cervello...».
«Parlate come se io non fossi presente...
Ho inventato io i camicioni sbottonati, nessuno li porta come me.
Spiace ammetterlo, ma se sono viva, lo devo a due sbirri cazzoni come voi».
SEI MESI DOPO
«Sono finita, ma devo tirare avanti, convincere la Matrix a darmi più tempo».
È diventato il suo motto, il suo mantra, la sua litania.
La pallottola che l'ha tagliata in due le ha presentato il conto: un tumore galoppante all'intestino arrivato presto allo stadio 3 e ora prossimo allo stadio 4.
La Frezzante tira avanti con prelievi di ascite dalle budella e qualche pasticca.
Secondo certi menagramo, doveva essere già morta.
Ma la ferrea volontà di vivere l'ha tenuta in piedi, a dispetto dei pronostici avversi.
I due sbirri le sono rimasti vicini. Ma niente scopate. Non può più permetterselo, dopo il colpo che l'ha devastata.
La Frezzante è l'attrazione principale della festa del boss.
Sempre puttana, con il camicione rosa sbottonato aggressivamente, i capelli color ravanello in tinta con il suo prezioso indumento, la signora Anna sembra non avere limiti.
Scampata miracolosamente a un tentativo di omicidio, ora è malata terminale di cancro, eppure si sbatte ancora nei migliori party di lusso, mostrandosi in piena forma.
Il boss la fissa, a tu per tu.
«Sono finita, ma ho imparato a gestirmi.
La morte non è imminente, ho ancora il controllo, ho un margine di sicurezza che posso gestire».
«E quando non ce l'avrai più?».
«Improvviserò.
Sono finita, ma di sicuro non voglio crepare.
Farò di tutto per salvarmi».
«Insomma non c'è rischio che, da un momento all'altro, arrivi la notizia della tua fine...».
«Te l'ho detto, boss...
Adesso come adesso, non sono in pericolo di vita, mi sto gestendo».
«Perdere un pezzo come te, Anna, significa perdere molto...».
«Sono finita, boss, ma devo tirare avanti...».
di Claudio Chiaverotti e Salvatore Conte (1998-2023)
«Ehi! Brendon non si separa da quella puttana neanche per un minuto...».
«Vuoi dargli torto? Brendon si è fatto furbo: con la grossa cessa di Anna Frexa si è messo a posto!».
«Faceva la troia a Tull, anzi la chiamavano la Sbottonata di Tull.
È una buona a nulla; l’unica cosa che le riesce bene è farsi cascare addosso i suoi camicioni; gira con la pistola, ma dubito che sappia usarla; in molti hanno promesso di spanzarla, la sua trippa è un richiamo irresistibile...
Davvero non capisco come a quello scemo sia venuto in mente di tirarsela dietro... con 50 anni sul groppone!».
«Ne ha 53, per la precisione. È una seguace della Luna Nera e pare Brendon le abbia promesso potere, fama e sangue, pur di averla tutta per sé.
Stanno insieme da un anno: per il momento vanno d'amore e d'accordo, se così si può dire...».
«Tutta per lui, d'accordo, ma sempre sfondata e allargata... davanti e indietro... davvero intende caricarsela a lungo?».
«Non lo so quanto a lungo, ma adesso a lui fa comodo così».
«Però mi fai ridere: un'adepta della Luna Nera quella? Al massimo un'adepta della famosa Setta dei Grossi Cazzi Duri!
Comunque sai proprio tutto di quella lurida puttana...».
«Non è una qualunque: sembra una cessa, ma era la Super Cagna di Tull, prima di mollare tutto per quel bellimbusto.
Lo sai che ogni città della Nuova Inghilterra elegge una Super Cagna, no? Certo... è un'elezione informale, fatta nei vicoli, nelle taverne, fatta di chiacchiere e sborra, ma può dirsi comunque un'elezione popolare in piena regola!
A parte tutto, credo abbia capito che doveva prendesi un uomo, prima di una coltellata nella panza da parte di qualche maniaco!».
«Non è troppo vecchia per lui?».
«No... ha i suoi anni, ma pare indistruttibile.
Entrambi hanno capito di dover mettere la testa a posto e di farsi comodo a vicenda.
Lui aveva bisogno di una compagna fissa, da spremere fino in fondo, sia nelle indagini e sia per avere un buco sicuro dove metterlo...».
«Anche due, se per questo...».
«Beh certo... una come quella ce l'ha larghi tutti e due...».
«Sarà pure... ma a me appare ormai finita: sembra la madre di Brendon!».
«No, non è finita, la madre di Brendon non era così bona.
Si dice che la Sbottonata di Tull valga migliaia di regine e sia molto ricercata dai collezionisti della Nuova Inghilterra: alchimisti, borgomastri, mercanti... gente influente a cui interessano cose particolari...».
«A me sembra una cessa sfondata... un carico di pozzolana...».
«Non essere precipitoso, amico mio. Ha fatto zampillare più liquido lei che non la fontana centrale di Adelphia!».
«Non ne discuto il passato, ma il presente...».
«Donne così aumentano il loro prestigio con il passare del tempo, anche perché difficilmente arrivano a 50 anni...».
«Ti riferisci a delle coltellate, profonde e ben messe, che le tolgono di mezzo prima del tempo?».
«Proprio a quelle, infatti. In genere, le ritrovano in qualche vicolo, o a pancia giù in un canale».
«Ma la Sbottonata l'ha sempre fatta franca...».
«Vedo che cominci a ragionare».
«Una puttana trasformata in mercenaria: niente male come strategia...».
«L'hai detto. E non una semplice puttana... ma una Super Cagna!».
«Bell'acquisto, allora...
«Puoi dirlo forte, amico mio... andiamo a sbronzarci, dai...».
«Dopo questo lavoro, voglio prendere una casa di lusso in centro-città, con maggiordomi armati.
Da lì voglio dominare il mondo. Con te... Brendon...».
«Avrai tutto quello che meriti, Anna. Basta cazzate, anch'io voglio potere; e, insieme, non falliremo...».
Quando lo scontro sembra ormai finito, uno dei banditi ha un sussulto e accoltella Anna nel fianco.
Il colpo è mortale, ma la Sbottonata non lo so ancora: lei spera di salvarsi, mandando a cercare un dottore o un alchimista.
Gli amici di Anna accorrono al suo capezzale, sperando di trovarla ancora in vita, perché le notizie che vengono diffuse non sono buone; nel frattempo, la potente donna viene trasportata al piano di sopra, in una camera della locanda dove è avvenuto il regolamento di conti.
Anna ha paura di avere poco tempo, così chiede di far venire subito la figlia, Klasta, che lavora in un'altra locanda.
«Pensa a te, risparmia il fiato, ne avrai bisogno...», le suggeriscono gli amici raccolti intorno a lei.
Ma l'istinto materno è troppo forte.
Tuttavia, quando le viene detto che la figlia è troppo impegnata per venire da lei, Anna diviene livida in volto...
«È solo una puttanella... hh... hh...», detto questo, le manca il respiro!
I suoi amici sono presi dal panico: pensavano che lei avesse più tempo.
Le sollevano il capo per farle bere qualcosa di forte, sperando possa riprendere un po' di fiato.
Sono tutti in trance, di fronte al suo camicione sbottonato fino allo stomaco.
Anna capisce che la figlia è coinvolta nella rissa, che è stata lei a organizzare l'agguato e la sua stessa morte.
E vuole la sua vendetta.
«Mettetemi su una sedia con le ruote... e portatemi da mia figlia... voglio vederla morta...». Poi si rivolge direttamente a Robert, uno dei suoi compagni più fidati: «Ora ho capito tutto... lo so... siete tutti nel panico... e anch'io lo sono... non pensavo di rimanere uccisa... non posso crederci... ma non ho fiato... hh... Klasta... mia figlia... mi ha tolto di mezzo... vuole prendere il mio posto... ma è solo una puttanella... portami da lei...».
«Ti porterò da lei, Anna. Morirò proteggendoti. Tu sei la Sbottonata della Nuova Inghilterra. Sono pronto a morire al tuo fianco».
«Tu sei un bravuomo... Robert... hh... ma... hh... mi manca il respiro... voglio... tu mi dica la verità... devi dirmi... se sto morendo... hh-hh... ma adesso... andiamo... ad ammazzare... la puttanella».
«La ferita è brutta, Anna: larga e profonda. Stai perdendo molto sangue. Ma se devi crepare, io morirò con te... Ti amo e rimango al tuo fianco».
«Robert... io... non voglio morire... non posso... perdere... il mio potere... hh... io... sono potente... io... sono... la Sbottonata...
Se perdo il controllo... hh... tu mi porti... subito... da un'alchimista... ma adesso andiamo...».
«Anna, farò quello che chiedi, per amore e rispetto verso di te. Lei morirà e tu vivrai. So che vorresti farlo con le tue stesse mani, ma lasciala a me, così che tu possa vivere. Klasta è pazza e pericolosa. Io non ho paura di morire, se è per servirti, Sbottonata...».
«Sei bravo... Robert... ma io... ho paura... non voglio morire... hh... ogni respiro... sembra l'ultimo... il panico... mi blocca... hh... ma io godo... a vedere... le mie tette... non voglio perderle... ti piacciono...? Non voglio finire... sotto un telo... andiamo... uccidila... e leccami le zinne... prima... che sia troppo tardi... hh-hh...».
Gli occhi della Sbottonata si rivoltano dietro la testa. Anna sta sprecando i suoi ultimi fiati.
«Anna! Non crepare, per favore... io ti amo... tutti i tuoi amici ti amano... le tue tette sono magnifiche... tu sei la Sbottonata!», Robert, completamente in trance, bacia le zinne e succhia i capezzoli di Anna, rimettendo poi a posto il camicione allentato ad arte. «Klasta pagherà per quello che ha fatto! Te lo giuro, Anna!
Se un telo di juta
calerà su di te, vorrà dire che un altro telo calerà su di me!».
Anna può ascoltare a stento ciò che le dice Robert.
Gli occhi della Sbottonata sono fuori dalle orbite, è spaventata da morire. Le zinne sono imperlate di sudore freddo. Con la mano si afferra nervosamente a un lembo del camicione, vicino al collo: ha paura di rimanere senza fiato da un momento all'altro.
Probabilmente Anna ha perfino dimenticato Klasta.
Con l'altra mano afferra il braccio di Robert, cercando conforto, mentre sente la morte arrivare.
«Hh... Robert... aiutami... dimmi al verità... hh... sii gentile... io ho paura che... aiutami... hh-hh....», Anna è completamente nel panico, mentre crepa come una lurida puttana, accoltellata a morte in una taverna.
Robert non perde altro tempo: la carica su una sedia a ruote e insieme agli altri si dirige verso la locanda dove lavora Klasta.
Lo scontro è immediato e furioso.
Robert viene colpito a morte. Anna, sebbene in fin di vita, spara il colpo di grazia alla figlia e la vede morire.
La Sbottonata è indenne da ulteriori ferite e con il suo prestigio allontana la Milizia.
I suoi amici hanno vinto, ma è soprattutto lei ad aver vinto.
Robert le viene a morire sulle cosce.
Anna lo chiama ansante, disperata: «Ho vinto... ma ho paura... paura della morte... hh...».
«Calmati... non agitarti... non morirai da sola... io sarò sempre con te... hh-hh...».
«Robert... hh... non
posso morire... insieme a te... hh... io sono... la Sbottonata... io ho... le
tette... hh-hh...», Anna si sente soffocare, ma non rinuncia a guardarsi intorno
con ansia, come si aspettasse di vedere, da un momento all'altro, un alchimista
che accorre per soccorrerla urgentemente. «Leccami... baciami... hh...», con le
ultime forze si preme addosso la faccia di Robert, mentre il petto si solleva a
malapena.
Quando finalmente arriva, il medico scuote costernato la testa, per farsi
intendere da tutti.
Anna è rimasta a bocca aperta, gli occhi fissi al tetto della taverna, con Robert sulle cosce e la faccia in mezzo alle tette morte.
Poco dopo entra la lettiga della Milizia e porta via il corpo di Anna, coperto da un telo di juta. Un braccio cade a penzoloni nel vuoto, suscitando clamore e disperazione tra i presenti, ma nessuno ha il coraggio di rimetterlo a posto, sotto il telo.
Dietro di lei marcia la lettiga con il corpo di Robert.
Lui gliel'aveva detto, ma lei non ci aveva creduto.
«Stupida cagna! Poteva salvarsi, invece è venuta qui ad ammazzare la figlia...».
Uscito il corpo, rimangono i commenti più macabri.
Però c'è già la fila all'obitorio della Milizia per rivederla un'ultima volta.
Il camicione è rimasto sbottonato, ma le tette sono rigide come il marmo, anziché molli e a penzoloni come al solito; e il volto è pallido, completamente scolorito. Per il resto sembra stia dormendo.
Il medico spiega al Capo della Milizia che a uccidere Anna Frexa è stata una coltellata nel fianco, inferta un'ora prima, che le ha provocato un'emorragia fatale nell'intestino.
«L'assassino è stato ucciso a sua volta, il caso è chiuso...», conclude il Capo. «Dottore... mi tolga una curiosità... Anna poteva salvarsi?».
«No. In questi casi c'è poco da fare».
«Allora, doveva averlo capito anche lei...».
«Non lo so, il panico in certi casi impedisce di ragionare.
Penso abbia cercato di ignorare il problema fino all'ultimo.
Ma non poteva fare niente: è morta completamente dissanguata.
Se sollevate il camicione, vedrete la pancia di Anna gonfia del suo stesso sangue».
«Nessuno merita una fine così, nemmeno una come lei.
Puoi andare, adesso. L'autopsia non è necessaria. Anche se famosa, era solo una vecchia puttana.
Fuori tutti! Lo spettacolo è finito! E non si replica!», il capo della milizia fa sgombrare amici e curiosi sopraggiunti in massa all'obitorio.
Anna viene di nuovo ricoperta dal telo mortuario.
Non ha risposto a nessuno, è rimasta impassibile al suo posto... chissà quante parole non dette le sono rimaste in bocca...
Ma la sua solitudine non è destinata a durare molto a lungo.
Dal retro, in grande segreto, occultato da un ampio cappuccio, entra una figura di prestigio.
È il Borgomastro.
Per diffusa consuetudine, spetta al primo magistrato l'incombenza di dare un intimo saluto a chi lascia il mondo attraverso la città amministrata.
Certo, dipende dai casi. Spesso si può soprassedere.
Ma non in questo caso.
Tuttavia, data l'eccitazione generale diffusasi in città per la gran troia rimasta uccisa, ha preferito usare discrezione.
È lui che solleva di nuovo il telo.
Rimane come ipnotizzato a fissarla.
Poi si concentra sulla ferita che l'ha uccisa.
«Stupida...», sibila tra i denti. «Che fine...
Mi dispiace, Anna... ma tanto non credo sentirai dolore...».
Il Borgomastro è venuto all'obitorio con un coltellaccio da cucina, non troppo diverso da quello che ha ucciso la Sbottonata.
La tentazione di riprodurre l'omicidio è troppo forte.
Vuole vedere come sta con il coltello immerso nel fianco.
«Poi avrai il resto, lurida puttana!».
Il Borgomastro digrigna i denti e sferra il colpo.
SZOCK!
«AHH!!».
Anna spalanca improvvisamente gli occhi e strilla!
«Ed è qui che mi risveglio, tutta sudata...», si tocca il petto con fare da troia.
«Sei brava a raccontare storie...».
«È un sogno, non una storia...».
«Ce l'hai davvero una figlia?».
«No».
«E questo Robert... chi sarebbe?».
«Non lo so davvero, mai conosciuto nessuno che gli somigli almeno un po'».
«Hai mai ucciso?».
«Qualche volta».
«Per rubare o per difenderti?».
«C'è molta differenza?».
«Un po'».
«Quindi non ce n'è molta...».
«Hai qualcosa in più delle tette, Anna...».
«Ne dubitavi?».
«Vuoi la mia interpretazione?
La figlia è il tuo passato, ciò che hai generato vivendo.
La tua stazza, la tua potenza, la carne... il titolo di Sbottonata... e di Super Cagna... tutto questo porta invidia... e poi c'è la vendetta di quelli che hai fatto fuori...
Un coltello si agita pericolosamente intorno alla tua bella pancia... devi stare attenta, Anna...».
«Tu non faresti niente per difendermi?», gli sbatte le zinne addosso.
«Non siamo sposati, Anna... tu sei una zozzona... ce l'hai larga come la Porta di Adelphia... e io non posso prendermi troppi rischi per te».
«Vuoi che me ne vada, Brendon?».
«Non ho detto questo, ma non riesco a fidarmi di te».
«Io, invece, dovrei fidarmi?
Sei solo un bellimbusto che si è lasciato dietro un'infinità di vecchie troie o di giovani puttanelle. Hai portato sfortuna a un sacco di donne e io non voglio finire male per causa tua».
«Hai deciso di
andartene?».
«Non ho detto questo».
Lui le stringe i fianchi larghi e le fa sentire il cazzo duro.
«Ti piaccio... sono la tua zoccola, adesso, Brendon... io e te possiamo durare... almeno un po'...
Nel culo, però... stasera nel culo...».
Anna non si toglie il camicione nemmeno quando scopa.
Super Cagna, ma soprattutto Sbottonata...
«Anna... ma quanto sei bona?
Va a finire che non mi stacco più...».
«A 60 anni... con una panza tanta...», e allarga le braccia per dare l'idea, «vedrai come ti stacchi...!», e ride da cagna, perfida con sé stessa, sapendo di non sbagliare.
«Anna, sei una lurida vacca: anche a 60 anni faranno la fila per pisciarti dentro!».
«E tu, Brendon, sei un grosso maiale... e sei furbo... hai capito che una come me non la trovi più... e non te la fai scappare... anche se cessa!».
di Salvatore Conte (2023)
Il colpo è andato liscio
come al solito.
La banda di Fernando si rifugia oltre la frontiera, in uno squallido villaggio
di peones, senza neppure un nome.
Tra gli elementi di spicco della sua banda, c’è Anna Frazer, la Sbottonata delle
5 e 35: una vecchia bagascia che ha imparato a tirare con la pistola, una gringa
cinquantenne famosa per i suoi camicioni allentati aggressivamente fino allo
stomaco e le zinne pendenti da grossa puttana.
Colpo dopo colpo, ha
messo su un mucchio di soldi.
Dopo anni di sangue e morte, però, qualcosa in lei è cambiato: dal grosso
mignottone che era, è diventato (anche) uno sciacallo ingordo.
Ad Anna piace saccheggiare i moribondi e sparargli il colpo di grazia in corpo.
Tutti i compagni si chiedono, quando toccherà a lei, cosa deciderà di fare:
chiamerà disperata un dottore, o sarà coerente con sé stessa e chiederà una
pallottola nel fianco per chiudere i giochi?
La risposta sta per arrivare.
Anna, durante la rapina alla banca, è stata raggiunta da una pallottola nello
stomaco.
È rimasta in sella, ma ormai non ce la fa più.
Viene portata nella casa di quello che - per modo di dire - è l’alcalde del
povero villaggio, dove si spera di trovare un letto decente: lui e la moglie
vengono sfrattati.
Ormai la gran puttana non ha più il controllo, partono gli sfottò dei compagni.
«Tutti i tuoi soldi, Anna... che fine faranno?».
«Te lo ricordi quanti ne hai fatti fuori? Te li ricordi tutti? Erano tuoi
compagni, volevano vivere, ma tu gli hai chiuso i giochi in faccia…».
«No, nemmeno quello: lo faceva di nascosto… loro nemmeno se lo aspettavano.
Sembrava volesse aiutarli… ma poi li finiva come bestie…».
I compagni la sfottono, mentre lei è moribonda, con una pallottola nello stomaco
che non le dà tregua.
«Bastardi... voglio un dottore... ohh… fate presto...», la Sbottonata delle 5 e
35 ci crede, o almeno fa finta di crederci, per darsi ancora un tono.
«Proprio tu parli?
L'ultimo della serie, il povero Francisco, l'hai freddato appena ieri.
E aveva un buco nello stomaco esattamente come il tuo!», c’è quasi indignazione
per l’incoerenza di Anna.
«Io sono una sorca... ohh… non posso crepare così...
Francisco non aveva due tette... come le mie... ahh....
Io sono la Sbottonata... mi salvo sempre... ohh...», e mastica fogliuzze di
peyote, si tiene su così.
«Tu sei la Sbottonata delle 5 e 35, Anna! Sei una vacca, una cessa, una donna
finita!», stavolta è Fernando, il capo, a intervenire spazientito.
Se l’è presa nella banda, ma non se n’è mai fidato troppo: è una sorca perversa,
ambiziosa, pericolosa…
«Vaffanculo... brucia da impazzire... ahh… ahh… sto crepando...», con gli occhi
stracarichi di paura, fissi nel vuoto, finalmente lo ammette. «Ma sono ancora…
una zoccola… bastardi... ohh…».
Anna lancia la sfida.
Se la faranno a turno, dandole l'estrema unzione a cazzo duro.
«Basta... non ce la fa più... basta...! Sta schiattando...!».
«E
proprio io dovrei rimetterci?», protesta l'ultimo della fila.
«Quando crepa, il gioco è finito.
Vediamo se riprende un po' di fiato…».
«Ma il dottore è stato chiamato?».
«Qui non ci sono dottori, ma tanto con quel buco in corpo è già morta».
«Io vi sento… bastardi… ahh… so che… che aspettate… la mia fine... ohh…
Sono quasi arrivata...».
«No, Anna... no...!».
«È inutile strillare... ohh… ohh… l'ho presa nello stomaco... e devo crepare...
anche se sono una sorca... ahh… e vi ho messo tutti… a cazzo dritto… in mezzo
secondo...
Muore… una grande donna… ohh... ohh... e neanche il dottore… avete chiamato...
Ma tanto… il dottore… ohh… ohh… non può fare niente…».
«Muore una grande puttana: questo è sicuro…».
«Ma perché l’avete chiamata “Sbottonata delle 5 e 35”?».
«Facciamo
vedere a questo novellino perché…».
La prendono e la mettono sulla sedia a dondola che sta di fronte al letto: un
oggetto piuttosto raffinato per un villaggio come quello.
Le tette a penzoloni di Anna ora danno il meglio di sé.
E segnano le ore…
««AH-AH-AH…!!»», fragorose risate accompagnano la dimostrazione.
Fernando, da dietro, spinge sul binario con lo stivale, ma il corpo pesante e
ormai rigido di Anna interrompe presto il dondolio della sedia.
«È morta! Non si muove più! La Sbottonata è morta!».
«Chiamate il becchino!».
In effetti Anna ha spalancato la bocca e ha mandato fuori un rigurgito
rantolato; gli occhi fissi, impazziti di paura.
«Un momento!», esclama Fernando.
Il bandito allarga le gambe della Frazer.
Lo stivale preme di nuovo sul binario.
La sedia dondola.
««Chiamate il prete!
Chiamate il curandero!
Chiamate chi vi pare!»».
I suoi uomini stanno al gioco: Anna si muove ancora.
«C’è mancato poco…», confessa la Sbottonata, frenando con gli stivali.
BANG
BANG
BANG
La macabra festicciola si ravviva fin troppo: dall’esterno arriva il tuono degli
spari.
Nel villaggio è arrivata una banda rivale: hanno saputo del colpo e vogliono la
torta.
I dollari sono in tre sacchi di juta, stracarichi da morire.
«Bastardi… spero vi ammazzino tutti… ohh…», la Sbottonata ha capito al volo,
forse è la morte ad aprirle la mente.
In effetti è una strage.
Pablo torna da Anna, ferito a una spalla.
«Brava…», si complimenta, perché non la ritrova cadavere. «Anna… siamo rimasti
in pochi…».
Gli occhi della Sbottonata riprendono vita.
«Morti?».
«Sì, morti…».
«Poco fa… li ho presi dentro…
E ora… ahh… sono morti…
Hanno riso di me… ohh… ohh…
Sto male… Pablo… ma loro… stanno peggio…», con un sorriso demoniaco sul volto e
gli occhi fissi al soffitto.
Il compagno va sulle tette a penzoloni di Anna, cercando di capire quanto le
rimanga: dal grosso buco sul camicione affiora di tutto, Pablo rimane attonito:
la Sbottonata è spacciata, per la grande vacca è solo questione di tempo; un
tempo che lei sta allungando, come le sue tette da vecchia bagascia.
«Devo portarti via da qui, verranno a cercare i dollari…».
«Pensa a te… idiota… ohh… nessuno tocca… la Sbottonata…
Oppure… ahh… ahh… porta via i dollari…».
«È una buona idea, ma sono troppi e qui verranno comunque.
Io me la squaglio, senza soldi, ma con la pelle addosso.
Tu che fai?».
«Io… io…», la Sbottonata è a un passo dalla fine.
«Mi dispiace, Anna. Non meriti questo…
Addio… guarda se riesci a stiracchiarti un altro po’…», le guarda il buco per
l’ultima volta e se ne va dal retro, con una sola mazzetta di dollari, ficcata
nelle brache, addosso al cazzo duro: la Sbottonata morente non può lasciarlo
indifferente. Rimarrebbe fino alle fine, ma deve pensare anche a sé stesso.
Passa davvero poco e la porta della stanza si apre.
«Toh!
La Sbottonata con un buco sullo stomaco… bello grosso…
Ma siamo stati noi?
E i soldi!».
«No, non credo… una parte di sangue è rappresa.
La grossissima vacca deve essersi bruciata durante la rapina… non è vero,
madame?».
«Comunque il dinero c’è, di lei possiamo fare a meno».
«C’è tutto?».
«Pare di sì, i sacchi sono strapieni».
«Di lei che ne facciamo?».
«A me sembra morta…».
«No… si muove ancora…».
«Toglila da questa dannata sedia, o non lo capiremo mai!».
Anna torna sul letto.
«Li avete ammazzati tutti… ohhhh…», un rantolo spaventoso, più lungo degli
altri. «Bravi… erano dei bastardi… ahh…».
«E tu…vecchia mignottona… speri di salvarti?».
«Io… io…», Anna non riesce nemmeno a definirsi. Alterna momenti di relativa
lucidità ad altri in cui sembra perdere i sensi.
«Allora… la facciamo fuori?».
«Chi? Lei? Non vedi che è già morta?
La Sbottonata valeva migliaia di dollari, così un po’ meno, ma ne venderemo il
cadavere con tutto il camicione. Deve avere un solo buco in corpo: quello che
l’ha uccisa.
Adesso spartiamoci i dollari».
«Non ce n’è bisogno, cabrones!».
Pablo è riapparso nella stanza.
Ha capito che nella banda di Sancho sono rimasti solo in tre e dunque ha fiutato
il colpo grosso… i dollari… e la Sbottonata…
«Bastardo!», il luogotenente di Sancho reagisce.
BANG
«Maledetta…», sussurra, mentre crolla a terra.
BANG
BANG
Gli altri due li fa fuori Pablo.
BANG
BANG
E Anna li finisce.
BANG
A Sancho dedica una pallottola in fronte.
«Sei furbo… ohh… ma bada che… ahh… ahh… che… al villaggio… non ci siano altri…
furbi come te…».
«E tu? Tu non sei furba?».
«No… io sono una vacca… che crepa… ohh… ohh…», la testa di Anna cade
all’indietro.
La grossa mignotta si contorce sul letto, rivoltandosi a pancia sotto.
A Pablo non sfugge il movimento della colt, rimasta in pugno alla Sbottonata e
ora finita sotto il corpo.
«Non fare cazzate…».
Anna allarga il braccio, la pistola è rivolta contro il muro.
«Brava…».
«Hh… hhhh…», i rantoli gutturali della Sbottonata non fanno presagire nulla di
buono, ma Pablo è contento che non si sia tolta la vita.
«Al villaggio dev’esserci pure un curandero… forse potresti tentare qualcosa,
che dici?
Sei una grossa mignottona, potresti tirarla per le lunghe…».
Anna…
Anna…?!».
Gira intorno al letto e la vede con la faccia schiacciata sulle lenzuola, la
bocca spalancata e gli occhi fissi, inespressivi.
La scuote, ma è rigida.
Anna è morta stecchita!
Ecco perché non si è sparata, ha sentito che la morte la stava precedendo.
«Puttana…», Pablo cerca di sminuirla, ora che c’è rimasta secca.
Lascerà qualche dollaro per il suo funerale.
Si volta e si lascia tutto alle spalle, Sbottonata compresa.
BANG
La colt di Anna spara ancora.
«È l’ultimo!», sentenzia l’alcalde.
Il curandero l’ha rivoltata supina.
Il cassamortaro le sta prendendo le misure.
Il frate aspetta al piccolo cimitero.
«La Sbottonata ha cagato dollari in abbondanza.
La vacca famelica ci ha gratificati.
Il dinero sarà nascosto nella sua bara.
Prendete le vanghe e scavate una grande fossa!
E intanto baciate gli stivali alla vostra Signora e Padrona!».
di Salvatore Conte e Rober Kessler (2023)
Pam Shoop è una vecchia puttana assassina.
Seduce con facilità le sue vittime e poi le uccide.
Il suo ultimo bersaglio, un certo Robert, non fa eccezione.
La donna lo attira nel bosco e quindi tira fuori la pistola, quando tutti - al cinema - si sarebbero aspettati il contrario.
Sorride da stronza a Robert, per fargli capire che fregarlo è stato fin troppo facile.
«A me piace ammazzare... ti sparerò un colpo in pancia e vedrò morirti lentamente...
Ma prima... hai un lavoretto da fare...
Guarda sotto quelle frasche...».
Robert non può che obbedire.
Occultato sotto il fogliame, c'è un badile. Il messaggio è chiaro.
Per di più la grande zoccola si accende una sigaretta e lo fissa beffarda, mentre lui si scava la fossa.
«Hai fatto un buon lavoro, Robert: è tempo di morire e di rotolarci dentro lentamente...
Quanti anni mi dai?», un vezzo della big whore, prima di sparargli. A volte rimangono fulminati.
«50... o 55... in ogni caso sei molto bella...».
«Ne ho 54, Robert, ma sono sempre una gran puttana, una big whore: questo titolo è sempre più internazionale...
Lo sai cosa significa? Che io voglio essere la più grande...
In fondo mi dispiace che tu debba morire, sembri un uomo gentile...».
«Pamela... mi concederesti un ultimo desiderio?
Sei molto bella, anche a 54 anni. Scommetto che sei una grandissima mignotta. Fatti scopare, prima di ammazzarmi..
Affare fatto?».
«Spiacente, ma non sei nella condizione di concludere affari, Robert.
Però possiamo metterla in un altro modo: lasciamo aperta questa fosse e portami il cadavere della mia più grande rivale. Ci finirà lei dentro, e tu sarai salvo.
Per garantirmi la tua fedeltà, indosserai un braccialetto programmato per inocularti - tempo 24 ore - un veleno mortale e rapidissimo.
Se proverai a toglierti il braccialetto, morirai subito.
Solo io posso inserire il codice di sblocco. Sembra un comune orologio digitale; ma non lo è.
Hai 24 ore di tempo per tornare qui con il cadavere di Anna Frazer, la big whore si chiama così.
Ti mostrerò una sua immagine.
Lavora come cameriera da McDonald's, avrai l'indirizzo preciso.
Affare fatto?».
«Non penso di avere molta scelta...
Ma sono sicuro che anche tornando qui con il cadavere di questa Frazer, nella fossa ci finirò pure io...
D'altra parte, questa donna potrebbe essere perfino più pericolosa di te, e io rimanerci secco in meno di 24 ore.
Spero almeno che lei sia più generosa di te e si faccia scopare prima di uccidermi...
Comunque, se sarò ancora vivo, mi rivedrai qui, domani».
CLICK
«Bene. Sono le 18:54.
Non perdere tempo, Robert.
E non risparmiare piombo quando farai fuori Anna... quella troia è così grassa che può mangiare e digerire una dozzina di colpi...».
«Farà indigestione di piombo, te lo prometto».
Anna sta servendo ai tavoli di McDonald's come al solito.
Lei è molto sicura di sé stessa, e sempre sbottonata. È un'attrazione per il ristorante, che infatti - grazie a lei - incassa un mucchio di dollari.
E ora sta arrivando al
tavolo di Robert, per prendere il suo ordine.
«Che cosa gradisce?».
«Un menù Big Whore, per cortesia...».
Anna lo capisce al volo, è abituata ai clienti che la abbordano senza tanti giri di parole.
La donna si siede di fronte a lui.
Robert ha già pronta la sua calibro 45 automatica e la punta - da sotto il tavolo - contro la pancia di Anna. È un calibro adatto per lei, una sorte di bisonte femmina, con la camicetta slacciata fino allo stomaco e il profilo di due zinne cadenti, molto sfruttate, portate senza reggiseno, sorrette solo dal grasso della pancia.
Robert ha il dito sul grilletto, ma qualcosa lo blocca.
Anna è dolce e bella, nonostante sia una Big Whore.
C'è qualcosa in lei... un'aria da da strappona, da caciottara... che la rende simpatica e al tempo stesso bagascia fino in fondo.
Pam, invece, è fin troppo perfetta!
Anna percepisce il nervosismo di Robert, capisce che qualcosa non quadra, e reagisce prontamente, estraendo la sua pistola da una fondina alla caviglia e puntandola contro l'uomo.
«Ascolta... torna seduta... devo parlarti...».
Robert le racconta tutto, anche a costo di giocarsi le sue ultime possibilità.
«Anna... sei in terribile pericolo... una certa Pam Shoop - o come si chiama davvero - ti vuole morta. Mi ha mandato qui per ucciderti, ma non ho potuto...».
La Frazer non è affatto sorpresa.
«Pamela Shoop è il suo vero nome. Le Big Whores amano la pubblicità. Se hanno un problema con le divise blu lo risolvono a modo loro: un bocchino al Capitano e l'inchiesta schizza... sul tavolo del detective più incapace del distretto... hai afferrato...?», la grossa puttana sorride divertita. «Pam ha già provato a farmi fuori, però devo ammettere che con la tua aria da fesso mi avevi quasi fregata...
Ho un debito con te, Robert. Ti aiuterò a salvarti e a far fuori Pam Sh...uuhh...!», in quel momento, però, Anna manda un gemito di dolore e si porta una mano a premersi la pancia. Quindi si prende di corsa un paio di pillole.
«Anche tu devi sapere qualcosa, Robert... la Shoop non è il mio solo nemico.
Ho un grosso cancro all'intestino, molto aggressivo...
Ma non morirò in una stanza d'ospedale.
Preferisco contorcermi a casa mia, sul mio letto.
Non so quanto tempo mi rimanga, Robert, ma so che non voglio morire.
Mi piaccio molto, mi piacciono le mie tette, la mia carne abbondante e la moda che ho lanciato, fatta di camicioni sbottonati portati fuori dai pantaloni.
So di essere una grossa puttana, forse la più grande Big Whore, e posso tenermi il titolo ancora per diversi anni. Anche il cinema si è accorto di me. Sto girando un film importante, nel ruolo della protagonista.
Ma devo evitare che la trama del film somigli troppo alla realtà...
I produttori non sanno nulla di quello che ho nella pancia, oppure non mi rinnoveranno il contratto; e io ho bisogno di soldi, potere e pubblicità.
Voglio sopravvivere a entrambi i nemici, Robert.
Mi aiuterai a farlo?
Hai qualcosa da suggerirmi?
Dimmi cosa veramente ti piace di me, Robert.
Anche la Shoop è molto bella, anche più di me, per certi versi...».
Robert è ormai impazzito per Anna, anche se è condannata dal tumore.
Guardando il logo di McDonald's, gli sembra di vedere le zinne di Anna al contrario.
D'altronde, rovesciando il logo, si legge W, che è l'iniziale giusta per un posto dove lavora la Frazer.
«Di te mi piace tutto, ma quest'aria da svampita con cui giri per i tavoli ti rende perfetta.
Secondo me, anche se stai per diventare famosa, dovresti rimanere qui.
Non bisogna sradicarsi dalle fonti del proprio potere...».
«Parli come una persona saggia, Robert... anche tu non sei quel fesso che sembri.
Forse dovresti lavorare qui anche tu...».
L'uomo se la mangia con gli occhi.
«Anna, tu sei la più bella puttana che io abbia mai visto.
Pam è una scrofa al tuo confronto.
Io ti amo. Ci occuperemo di Pamela e dei tuoi problemi medici. Mi piacerebbe morire per te. Comunque tu farai il tuo film e diventerai una star.
Fidati di me, ho un piano. Metteresti la tua vita nelle mie mani?».
«Robert, io mi fido di te. Avresti potuto spararmi, ma non l'hai fatto.
Non dimenticare, però, che mi è rimasto poco tempo: il tumore mi mangia le budella giorno per giorno e per tirare avanti devo prendere queste maledette pillole, che forse fanno ancora più male.
Spero almeno di finire il film.
Quale sarà la nostra prossima mossa?
Domani mattina ho un controllo medico molto importante: l'ecografia mostrerà di quanto è avanzato il cancro dall'ultima volta; spero che rallenti un po' e che non arrivi al pancreas, perché a quel punto ci sarebbe poco da fare.
Verrai con me, dal medico?».
«Anna... io sono molto ricco. Sposami. Tu avrai tutta la mia ricchezza. Io posso procurarti i migliori dottori e tu supererai il cancro. Ma prima di tutto, dobbiamo sconfiggere Pamela...
Mi sposerai?».
«Ti sposerò, Robert. Ho bisogno del tuo aiuto e del tuo denaro. Ma non dimenticare che tanta gente ricca è crepata di cancro, nonostante i soldi spesi. Io voglio sapere la verità, se è finita, o no...».
«Anna... quella gente non aveva il tuo fisico... io spenderò tutto il mio denaro per salvarti.
Ci sposeremo subito. Poi ci occuperemo di Pamela insieme. Sono più preoccupato di questo nemico che dell'altro. Pamela è una puttana assassina. Sappi, comunque, che io sono disposto a morire per te, Anna.
So chi sei, Big Whore. Io sono soltanto uno dei tanti per te, ma voglio dimostrarmi degno di essere tuo marito...».
«Tu sai che io sono una grossa puttana, Robert. E non posso cambiare.
Ma noi ci sposeremo subito, poi saprò dal mio dottore la verità su di me e prima delle 18:54 di domani, noi faremo fuori Pamela: prima di morire, la zoccola dovrà rivelare il codice di sblocco del tuo braccialetto».
Anna e Robert vanno a cercarsi un prete si sposano.
L'uomo si chiede se presto non servirà loro anche per l'estrema unzione.
«Ora si fa sul serio, Anna...».
Big Whore è spaventata dal piano di Robert: dovrà fingersi morta, ricoperta di sangue finto, per ingannare Pamela. «In fondo sei un'attrice, no?».
Anna è obbligata ad accettare, se vuole sfruttare i soldi di Robert.
La scena è pronta e anche Pam è arrivata!
In
qualche modo, Big Whore è morta davvero; quantomeno è ancora sconcertata dal
responso degli esami medici, ottenuto in mattinata: il cancro continua a
crescere, aggressivo, e ha prodotto metastasi multiple nel fegato e le prime
macchie al pancreas.
Il medico non le aveva detto tutta la verità, ma lei l'aveva capita...
Con la rabbia che le esplodeva dentro, Anna - con i soldi di Robert - aveva subito prenotato una radioterapia urgente: voleva reagire immediatamente e fare di testa propria, anche se il medico l'aveva avvisata che quella terapia non era adatta al suo caso.
«Stai tranquilla, le
proveremo tutte, amore... con tanti soldi si prende anche l'adrenocromo», il
marito aveva subito cercato di lusingarla con qualche speranza.
In ogni caso, Anna si augurava almeno di evitare metastasi di piombo calibro 45...
Perfino da McDonald's, il capo del personale aveva capito tutto, leggendo i giustificativi medici della famosa dipendente...
L'avviso "Cercasi personale", affisso alla porta d'ingresso del locale, parlava chiaro...
Come se non bastasse, i produttori del suo film erano preoccupati che Anna non riuscisse a completare le riprese. Intanto avevano deciso di cancellare il sequel, "Il Ritorno di Big Whore", e di conseguenza avevano modificato il copione del film in corso, appesantendo la caduta e facendo morire Big Whore nell'ultima scena, quando viene raggiunta da una scarica di pallottole, e nonostante una disperata corsa verso l'ospedale, tentata da lei stessa, spira a un semaforo rosso; o quantomeno viene sbattuta da un defribillatore, mentre la cinecamera stacca sui curiosi che la fotografano con i loro cellulari: "Guarda che zoccola... sbottonata fino all'ultimo...", dice uno di questi a un suo amico, mostrandogli una foto; "Giramela subito", risponde l'altro.
Sembra proprio, dunque, che Anna stia perdendo tutto!
«La grossa puttana è morta?», chiede Pam a Robert, con tutta l'arroganza possibile.
L'uomo indica il corpo a terra, con la camicetta inzuppata di sangue.
La donna ride... «Ha sofferto e chiesto pietà?».
Robert annuisce.
«Quante pallottole ci sono volute per ammazzarla?».
«Sembra incredibile, ma con 12 pallottole in corpo, dico 12, ancora singhiozzava...
Ho dovuto finirla con altri due colpi nello stomaco...».
«Te l'avevo detto, no? Aveva addosso un quintale di carne. L'importante è che sia finita».
«Allora, posso andarmene adesso?».
«E va bene... il codice è...».
«Cough...», il cancro tradisce Anna!
«Maledetto...! Volevi fregarmi...!», Pamela estrae una pistola dalla schiena e spara due colpi nella pancia di Anna, che a sua volta sta puntando la sua arma verso di lei.
Robert non può fare niente, è disarmato per ovvie ragioni, ma cerca di distogliere Pamela da Anna, accennando una fuga nella direzione opposta.
Tuttavia, la puttana assassina non ha difficoltà a piazzargli tre colpi in corpo.
Anna, però, ne approfitta per raggiungerla alla schiena con un paio di pallottole.
Pamela geme di rabbia, si volta e finisce Anna con tre colpi al petto.
Robert raggiunge la pistola che aveva nascosto nel sottobosco e spara contro Pamela, che si è di nuovo voltata verso di lui. La donna incassa due colpi nel petto.
Stavolta è troppo anche per una come lei.
La zoccola barcolla e si accascia a terra.
Ma è ancora viva e le farà sputare il codice.
Per Robert, però, è più urgente gettarsi su Anna, per capire se respiri ancora.
«Rob... non voglio morire... cough...», respira e parla, ma ne ha per poco.
Presa dal panico, si rivolta a pancia sotto, la faccia schiacciata sulla terra fresca.
Grassa e sconvolta, sembra una balena spiaggiata.
«Torno tra un minuto...».
Anna ormai è andata, tanto vale per Robert salvarsi la vita.
L'uomo ritorna da Pamela, ma quando la volta si accorge che è morta.
A parte i buchi in pancia, gli rimangono pochi minuti di vita.
Li userà per portare Anna da un medico di cui si fida.
La carica in macchina e parte.
Big Whore geme disperata sul sedile, mentre le zinne le si affossano sempre più verso le cosce: sembrano pesanti come zavorre, ormai.
Robert, mentre guida furioso, chiama al telefono il dottore e lo avverte che lo troverà morto in macchina di fronte alla sua villetta, con una grossa puttana morente a fianco. Deve salvare la donna con i suoi metodi, senza passare per l'ospedale: sarebbe inutile.
Sono le 18:55 e il medico ha individuato l'auto con i due a bordo.
«Non sei messo bene, ma nemmeno morto, Robert...».
«Okay, ma non perdere tempo... pensa alla donna...».
«Visto che non sei morto, dammi una mano a caricarla sulla lettiga».
«Maledetta zoccola... Anna poteva risparmiarsi il piombo...», sussurra Robert, tra sé, mentre porta dentro Big Whore.
Pamela l'ha beffato... il braccialetto non contiene alcuna insidia mortale: è appunto un comune orologio digitale...
«Jack... come te la cavi in oncologia?».
«Non ho la specializzazione, ma un po' me la cavo.
Perché me lo chiedi?».
«Falle un'ecografia al volo e lo capirai...».
«Una cosa alla volta, Robert...».
NATA CON LA CAMICIA
(SBOTTONATA
)di Salvatore Conte (2023)
Una coppia di giornalisti, esperti sommozzatori, in vacanza su una barca a vela, avvistano una nave da recupero.
«Visto che argano a poppa?», dice lui, incuriosito.
«A proposito di poppe, sbaglio o quella sul ponte, nel suo classico camicione
rosa, è la signora Anna Frentzen?».
Il binocolo aiuta Gustavo ad ammirare i dettagli.
«Comunque, se c’è lei, significa che intende prendere qualcosa di grosso…».
«Non sarebbe certo una novità», conclude sarcastica lei.
La signora Frentzen è una chiacchierata zoccola cinquantenne, sempre al centro di scandali e loschi traffici.
I due giornalisti hanno sparso la voce e questa arriva presto all'orecchio di Diabolik.
Il Re del Terrore non ci mette molto a unire i puntini.
«Quella zoccola deve ridarmi ciò che è mio!», esclama verso la sua Eva.
E dalle parole passa subito ai fatti.
Si introduce a bordo e penetra nella cabina della signora.
«Sai chi sono e ti avviso che la gran parte della refurtiva che hai recuperato mi appartiene!
Mi fu sottratta ingiustamente dalla Banda di King, quando era ancora alle prime
armi.
Naturalmente terrò conto delle spese che hai sostenuto».
«Sapevo che saresti arrivato...
Diabolik… non sono una stupida, né una mignotta troppo ingorda, e non
intendo rimetterci la pelle.
Non potrei mai dirti di no…
Ma perché,prima non ne approfitti per una bella pompa?
Non ti piacciono i miei camicioni e le zinne a penzoloni?
Quella Eva dev’essere così noiosa, così perfetta…».
«Sei una bella cessa, Anna. Fosse per me ti assumerei come assistente.
Ma non costringermi ad ucciderti».
«Te l’ho detto: ti riprenderai ciò che è tuo.
So come rifarmi…».
Tuttavia, l’ergastolano da poco evaso, ex membro della Banda King, che le ha spifferato tutto,
sta origliando e ha mangiato la foglia.
Voleva farsi fare un bocchino, ma ora la cosa ha preso un'altra piega.
La zoccola di mare intende tradirlo per tenersi quel che rimarrà del bottino.
Ma lui ha deciso di non farsi fregare…
Ancora occultato, le punta alla schiena un fucile spara arpioni e preme il grilletto!
L’arpione trapassa Anna, spuntandole fuori dalla pancia!
Anche Diabolik è sbigottito.
Non pensa nemmeno a inseguire l’assassino, ma sostiene Anna e l’adagia su un
divanetto, di fianco, per ovvi motivi.
«Aiutami… Diabolik… ohh... ti prego… non voglio morire…hh-hhh...», supplica
Anna, già in agonia.
Ma la ferita è chiaramente mortale, Diabolik se ne accorge subito.
L’avrebbe presa sul serio con sé, ma è troppo tardi.
In fondo ha avuto quello che meritava.
Era troppo corrotta.
A questo punto decide di dare la caccia all’assassino.
Gliela farà pagare, perché solo lui avrebbe dovuto ucciderla.
«Spiacente, Anna, ma stavi tirando la corda da troppo tempo: non sempre con
quattro bottoni slacciati si risolve tutto...».
Ben presto c’è clamore a bordo.
Bertran, l’ergastolano, è stato ritrovato con un pugnale nel cuore.
Anna, accasciata su un divanetto, con un arpione in corpo, che sotto il suo peso
ha uncinato anche il cuscino di seduta. La donna è rimasta con il culo in fuori
e la faccia schiacciata sul vellutino.
Subito scattano i soccorsi per la vecchia zoccola.
L’arpione viene estratto lentamente, tirandolo fuori dalla pancia, ma l’uncino
l’ha straziata e le budella esplodono fuori. Non c’è scampo per la famosa mignottona.
La Frentzen annaspa, con gli occhi fissi sul tetto della cabina, tenuta a stento in vita,
grazie alla bombola dell’ossigeno puro, utilizzato per preparare le bombole da
immersione, a cui viene attaccata quando boccheggia.
Viene chiamato un elicottero, ma non risponde nessuno.
Solo all’ennesimo tentativo risponde una sigla poco conosciuta.
Anna viene caricata a bordo, ma l’elicottero è molto piccolo e non c’è spazio
per nessun accompagnatore.
Quando viene chiamato l’Ospedale di Clerville, per sapere se la Frentzen sia
giunta viva, viene risposto che nessun elicottero è atterrato sulla piattaforma
di emergenza nelle ultime dodici ore.
«Ti prego di non offenderti, cara. Ma quando ho sentito che non riusciva a
crepare, ho pensato di siringarla e di prendermela. È una cessa di rara perfezione, con le sue
zinne a penzoloni e i camicioni sbottonati ad arte», spiega Diabolik ad Eva,
togliendosi la maschera e il camice da medico.
Eva annuisce.
«Piace anche a me, non devi scusarti.
Apprezzo le donne che non si arrendono».
«Allora la porto in coma e poi vediamo che farne».
«Non sarebbe male, come informatrice.
Rimarrà quantomeno invalida, su una sedia a rotelle, e potrà - sbottonandosi -
far sbottonare molte persone importanti…».
«Importanti siamo solo noi, Eva.
Quanto a lei, non solo sembra nata con la camicia, ma già sbottonata fino allo
stomaco, pronta per il domani…».
«Se è per questo, anch'io ho imparato qualcosa da lei…».
PIOVRA SBOTTONATA
ALLUNGA LE ZINNE SU CLERVILLE!
di Salvatore Conte e Robert Kessler (2023)
La signorotta cinquantenne Anna Frentzen, divorziata benestante, dall'aspetto distinto e rassicurante, quasi dolce, è in realtà una grossa mignotta, che grazie a camicioni slacciati e zinne cedenti, è sempre più inserita nei loschi traffici di Clerville, ha le mani ormai su tutto, ed è perciò detta "Piovra Sbottonata"!
Perfino Eva Kant, la famigerata compagna di Diabolik, ne ha studiato i segreti...
La Frentzen ha però il fiato della Polizia di Clerville sul collo: si è allargata troppo (oltre ad allentarsi).
Capisce quindi che per lei è essenziale fare presa sull'Ispettore Ginko. Al primo interrogatorio, chiede di parlare da sola allo stimato poliziotto di Clerville e si slaccia due bottoni di fronte a lui...
Ginko va subito nel panico, il respiro si fa pesante e le tempie cominciano a pulsare. Anna gli piace da impazzire, Altea è poca cosa al suo confronto: noiosa e prevedibile, non ha mai saputo indossare una camicetta sbottonata.
Anna capisce subito che il suo incantesimo ha funzionato e che Ginko si è ormai aggiunto alla lista dei suoi succubi.
Non solo lo utilizzerà per proteggere i suoi traffici illeciti, ma anche per eliminare Diabolik ed Eva!
Ginko è completamente soggiogato da Anna. Il pisello gli sgocciola dalla mattina alla sera, come un tubo che perde.
Perfino in servizio si masturba guardando le sue foto al cellulare.
Ora è spaventato dall'eventualità che il Re del Terrore possa farla fuori con il suo famoso pugnale volante...
Ma
durante i loro incontri intimi, la signora Frentzen gli ostenta la propria
sicurezza: «Nessuno può uccidermi, mio caro, nemmeno Diabolik. Non solo sono
sempre circondata da guardie del corpo, ma penso anche di piacergli. Eva è più
giovane di me, e ha le zinne più lunghe, è vero, però non ha la mia carne e non
conosce ancora tutti i segreti dei bottoni slacciati...
Perciò non devi preoccuparti, amore mio...».
Tuttavia l'Ispettore è preoccupato. Diabolik ed Eva sono letali. Uccidono per gioco. Anna è una vecchia mignotta, mentre Eva è giovane e perfetta.
Ginko dà ordine ai suoi uomini di tenere sotto controllo i movimenti di Piovra Sbottonata, fingendo di volerla incastrare, ma in realtà con l'intenzione di difenderla.
Anna non trattiene una grassa risate nel vederlo così protettivo nei suoi confronti, e si allenta la camicia sotto i suoi occhi; quindi gli spinge la faccia in mezzo alle zinne palpitanti: «Avanti... interrogale... sei qui per questo, no?», e continua a ridere come una mignotta... l'importante per lei è mantenerlo succube...
La Piovra è ormai un'ossessione per l'Ispettore Capo di Clerville; gli basta pensarla per pochi attimi e il cazzo gli diventa subito duro: si alza dentro i pantaloni contro la sua stessa volontà, mettendolo in imbarazzo, soprattutto con gli agenti-donna.
Eva Kant comincia a temere che anche Diabolik possa cadere vittima degli incantesimi da gran puttana di Piovra Sbottonata.
Da una parte l'ammira per l'abilità dei suoi espedienti, che lei stessa cerca di emulare, ma dall'altra pensa che sia ora di farla finita con la vecchia mignotta...
C'è una busta per l'Ispettore Ginko!
Contiene diverse fotografie... che ritraggono Anna mentre si fa scopare da mezza dozzina di ragazzini... e un biglietto:
Questa è la vera Anna!
SVEGLIATI!
Anna è a letto con Tony, un ragazzino di appena 15 anni.
«Se fai come ti dico, potrai avermi quando vuoi... Diabolik non sospetterà di te... ti indicherò il suo travestimento... farai finta di chiedergli qualche spicciolo...
e gli tirerai contro un pallone... buttandoti a terra... come stessi giocando a fare il portiere... tutto qui...».
La Frentzen non si fida di Diabolik.
Prima che lui provi a uccidere lei, lei vuole finalmente toglierlo di mezzo con un pallone imbottito di esplosivo, fatto brillare a distanza, da uno dei suoi sul teatro dell'azione. Ancora non ha deciso se far morire il ragazzino, limitandosi a dare un avvertimento al Re del Terrore, oppure se la pallonata sarà destinata a far gol... o ancora se riterrà opportuno di informare Ginko su un possibile attentato a Diabolik... in fondo i due avversari si rispettano, lei ancora una volta farà colpo sull'Ispettore e Diabolik gli dovrà un favore, e di certo non gli ucciderebbe la donna.
Anna ha diverse opzioni a sua disposizione, ma la tentazione di eliminare Diabolik è forte...
Ginko
è rimasto basito dalle foto ricevute e intende chiedere spiegazioni ad Anna.
«Sei una puttana! Questi ragazzini sono dei minorenni!», le urla contro, mentre gli sbatte sul tavolino la busta.
«È vero, sono una mignotta, amore mio, ma anche una donna dolce e onesta.
Non ti preoccupa il fatto più grave? Che qualcuno mi stia spiando da molto vicino? E se cercassero di uccidermi?
Quei ragazzini erano molto poveri, facevano vita di strada, io sto dando loro delle opportunità e mi prendo in cambio qualche sfizio: che c'è di male in questo? Ormai sono uomini e con me imparano dalla migliore sulla piazza...», e ancora quella risata da grossa mignotta...
«Sei ancora arrabbiato?», Anna si muove verso di lui, con occhi malati e il solito camicione sbottonato...
Ginko abbassa di nuovo la testa verso le zinne da vecchia bagascia.
«Prendile... sono tue...», è una bustarella fatta di carne palpitante.
«Hai ragione, Anna, scusami, sono stato uno sciocco. La verità è che sono geloso di te.
E ora cercherò di scoprire chi è stato...».
«Chi se non lui?».
«Maledetto... se prova a toccarti...».
«Per ora ha solo provato a dividerci, ma il rischio c'è...
Potrebbero ritrovarmi con un coltello nella schiena...».
Ginko impallidisce.
«No... non può essere...», è colto dal panico.
E le ride... stavolta dentro di sé.
Dopo questo affronto, Anna decide di eliminare Diabolik.
Il pallone andrà in porta.
«Chiamami, se hai notizie di quel lurido criminale...», sussurra all'Ispettore, pregustando la notizia dalla sua stessa voce.
La Frentzen va ad aspettare la chiamata di Ginko al Luna Park di Clerville, dove possiede alcune attrazioni, tra cui - ovviamente - la Piovra Gigante.
In
questo modo, in mezzo a tanta gente, tra cui non passerà certo inosservata, si
precostituirà un valido alibi, nel caso a qualcuno venga in mente di accusarla
dell'assassinio di Diabolik.
Anna utilizza la piovra meccanica per smerciare droga. L'acquirente paga alla cassa un prezzo maggiorato e ritira la merce, nascosta in un doppio fondo, mentre la piovra agita i tentacoli.
È un sistema perfetto, congegnato dalla stessa Anna.
Il solo poliziotto che aveva cominciato a sospettare qualcosa, è stato trasferito da Ginko al controllo parcometri.
Anna è a bordo di un vagoncino e per ingannare l'attesa si masturba con un cazzo finto, a forma di tentacolo, proveniente dalla sua catena di sexy-shops.
Quando si fiderà abbastanza di lui, gli parlerà del suo business più segreto: la Deadly Cock Roulette...
Si tratta di un gioco mortale, ispirato alla Roulette Russa.
Anna mette sotto contratto vecchie puttane e giovani puttanelle, illudendole con facili guadagni. Lo spettacolo va in scena di fronte a un pubblico molto selezionato e ricco, e Piovra Sbottonata ci tira fuori un sacco di soldi.
Le donne scelgono un cazzo finto da un mucchio di cazzi tutti uguali tra loro, sapendo che tra quelli ce n'è uno che farà schizzare - anziché sborra - una lama d'acciaio nella loro fica...
In un paio d'occasioni, la stessa Anna ha voluto provare il crudele gioco, per provare la perversa eccitazione di ritrovarsi una fredda lama nella fregna calda.
E adesso è molto curiosa di vedere la faccia di Ginko, quando gli dirà che vuole riprovarci...
In realtà - a 50 anni, ricca e potente - non ha alcuna intenzione di rischiare ancora, ma vuole scoprire - attraverso questa provocazione - se Ginko nasconda un lato di oscura perversione nel suo carattere controllato e metodico...
Se lui non dovesse nettamente opporsi a questa drammatica eventualità, vorrebbe dire che la tentazione di vederla morente sarebbe più forte di una scopata. E la lascerebbe ammutolita... sudata... quasi in trance...
Finalmente è lui...
«Dimmi, amore...».
«Mi manchi, ho voglia di vederti».
«Anch'io».
«Purtroppo ho avuto una chiamata urgente: c'è stato un attentato contro un ambasciatore straniero, gli hanno lanciato una bomba, è morto; ed è morto pure un bambino che si trovava lì vicino».
«Nessun dubbio sull'identità della vittima?».
«Nessuno. Perché me lo chiedi?».
«Solo curiosità da mignotta.
Pensi allora di raggiungermi più tardi?».
«No, che dici? Ho voglia di leccarti le zinne. Non me ne frega niente di queste cazzate. Ho già passato il caso a uno dei miei vice».
Ginko è completamente cambiato.
«Hai fatto bene.
Nessuno deve mettersi fra noi, tantomeno dei cadaveri.
Raggiungimi al Luna Park, ho voglia di sentire il tuo respiro forzato, carico d'ansia... mentre succhio zucchero filato».
Anna ha restituito il colpo a Diabolik, per ora nessuno si è fatto male.